giovedì 4 febbraio 2010

Declassified

Rimettendo ordine nel computer, è rispuntata fuori un'immagine risalente a circa un anno e mezzo fa. L'apertura degli archivi segreti ha reso possibile l'accesso a una serie di documenti un tempo riservati.
Era estate. Mentre le mie ruote scorrevano serenamente sulla ciclabile Castel Giubileo-Ponte Milvio, avvisto da lontano due tipi, non dei ragazzini ma piuttosto in forma, intenti ad armeggiare con una camera d'aria e una pompa davanti a una bici da corsa rovesciata. Quello con la barba e gli occhiali da sole avvolgenti mi chiede se posso dargli una mano. Il boyscout che è in me si risveglia. Mi fermo. Il tipo con la barba minaccia anche una cazziata al negoziante che gli ha venduto una camera d'aria nuova bucata. Ha una voce poderosa e sembra molto dinamico. Prendo la camera in mano.

Si tratta di un problema frequente nelle camere d'aria dotate di valvola Presta (o francese o Sclaverand). Il coso – non so come si chiama tecnicamente, giusto Lanerossi può aiutare – che chiude la valvola avvitandosi, infatti, spesso è bloccato, e se si pompa quando è bloccato la camera non si gonfia.

 
Siete mai entrati in una valvola presta? È un'esperienza unica. Succede che la piccola guarnizione di gomma attaccata al cazzetto – guarnizione che impedisce alla camera di sgonfiarsi – è bloccata nel condotto metallico attraverso cui passa l'aria quando si gonfia la camera. È chiaro? Per risolvere il problema, basta svitare un po' il fregno e spingerlo dentro.
Preferisco la valvola italiana che non dà questo problema, ma spesso non si trova perché anche i ciclisti di novant'anni vogliono la presta che dà l'idea di essere più da corsa. Insomma fa più fico. Rispetto all'italiana, che è considerata più da passeggio, nel cambiare una camera con valvola presta si risparmiano, credo, 5-6 secondi. In cambio, c'è una serie di rotture di palle di cui tener conto. Prima fra tutte, bisogna fare molta attenzione quando si gonfia la ruota a non inclinare la pompa, altrimenti il coso sopra si piega e ciò può compromettere la tenuta della camera, molto prima che la gomma collassi e giunga alla fine della sua esistenza serenamente.
Sblocco la valvola. Quello con la barba mi dice che si vede che ci so fare. Minimizzo. Riesco, come sempre, ad accennare al lavoro delle ciclofficine popolari e all'uso quotidiano della bici. Mentre armeggio con la camera, sollevo lo sguardo e mi rendo conto solo allora che uno dei due ciclisti è nientemeno che il famoso cantante Adriano Pappalardo.
Per me, che sono vecchio e guardo poco la tv, è soprattutto l'interprete di Ricominciamo, anche se so che Adriano è tornato in auge presso il grande pubblico partecipando alla trasmissione “L'Isola dei famosi”. Ricominciamo (1979)è un brano che ha fatto epoca, non solo per le peculiari virtù canore di Adriano, ma anche grazie a una inconfondibile gestualità. Il suo è stato uno dei pochi attacchi agli schemi un po' imbalsamati del mondo della canzone italiana “generalista”, quello che fa (o faceva) riferimento a Sanremo, al Festivalbar, alle canzoni in tv, per intenderci. Questa gestualità, con il tempo, si è un po' sovraccaricata nel teleschermo, forse anche per tener testa alla ressa incontrollata di cantanti improvvisati ed effimeri, ma penso che abbia origini genuine. Per capirci: immaginate Amedeo Minghi o Gigi D'Alessio sull'isola con uno straccio intorno al culo. Pappalardo ha saputo combinare le schiette radici meridionali con la lezione di certi urlatori anglosassoni. Mi ricordo anche il videoclip di un'altra canzone molto ritmata, rustica e controcorrente, in cui Adriano lavava l'auto in giardino. Chiedo al suo amico abbronzatissimo di scattarci una foto.

Mi è stato fatto notare carinamente da una collega che la forma fisica di Adriano è superiore alla mia e che vicino a lui faccio una brutta figura. È vero. Adriano mi ha detto che va spesso sulla ciclabile anche con i pattini e pratica sport costantemente. Approfitto dell’incontro per chiedere conferma ad Adriano di un racconto che mi è stato fatto anni fa, diciamo nell'ambiente musicale. È vero o no che Adriano, da giovane, per avere un contratto martellava quotidianamente, o quasi, i discografici (faceva bene), entrando nelle loro stanze e producendosi in canzoni a squarciagola e scivolate sul pavimento in stile rock 'n roll? È vero, è vero. Alla fine il contratto gliel'hanno fatto. Giovani d'oggi, imparate da Adriano a rompere le palle! Ci salutiamo a pacche sulle spalle. Riparto.
Il mondo è veramente strano. A volte ho l'impressione che qualcuno stia giocando nella stanza dei bottoni, e che si stia pure divertendo (sadicamente, a volte, ma non in questo caso).
Voi mi spiegate come è possibile che dopo aver incontrato Adriano sulla ciclabile e dopo averlo salutato, dopo qualche minuto, all'inizio della salita di via dei Colli della Farnesina io abbia visto, alla guida di un auto, con il finestrino aperto, Renato Zero? Io salivo, lui scendeva, ci siamo guardati un attimo. Ma come è possibile, due cantanti ? Ve lo giuro e se non ci credete, pazienza.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Il mondo è veramente strano. A volte ho l'impressione che qualcuno stia giocando nella stanza dei bottoni, e che si stia pure divertendo (sadicamente, a volte, ma non in questo caso).

Lanerossi ha detto...

Spiacente ma non mi viene in mente il nome tecnico :D

Comunque io sono uno di quelli che predilige assolutamente la valvola presta, che garantisce una migliore tenuta al gonfiaggio, che è impossibile perdere il "tappino" di chiusura che sulla Regina devo sempre far attenzione a non far finire nella fessura sul pavimento dell'officina, che si può pure smontare completamente con un adattatore apposito :D

Anonimo ha detto...

Oh, Lane, anche te, in astrofisica, sei proprio un laureato!

Quanto fa una Taurus a bacchetta interna del 50 da fissare? Cromata! Nelle officine Iride! Per me! La mia?

Guarda per me fa ridere (son contento).

Non so per te e Luca.