giovedì 21 maggio 2009

Quel che non c'è non si rompe

Ripensavo al libro di Marc Augé sulla bicicletta, che ho in qualche modo recensito nel post precedente. È meno utile di quanto pensassi all'inizio. D'accordo, potrebbe andar bene come prima lettura per coloro totalmente a digiuno dell'argomento. Un po' troppo teorico, gli argomenti scorrono via, come una visita a Firenze su un bus turistico. Recensito da molti giornali a tutta pagina, il libro esce al momento giusto poiché, nei ritmi annuali dei mezzi di comunicazione, maggio è il mese della bicicletta, anche se qualcuno, più furbo, inizia a parlarne a fine aprile. La bella stagione, il Giro d'Italia, quest'anno gli incentivi, ecc., mettiamoci pure la Critical Mass Intergalattica. Ma a giugno è tutto finito: si passa alle creme solari.
Sarebbe meglio leggere l'Elogio della bicicletta di Ivan Illich. Tutt'altro peso assume la critica della società motorizzata, il sistema fagocitante in cui si intersecano indissolubilmente industria, commercio, urbanistica, educazione. O forse me lo ricordo male? Certo, a chi ha un qualche interesse per il ciclismo urbano – interesse concreto, non ideale o, peggio ancora, strumentale a secondi fini –, farebbe bene la lettura di tutto Illich, le cui opere si ristampano poco.
Dice Illich: lo stato di necessità contraddistingue gli uomini di ogni epoca; la nostra società ha delegato alcune figure professionali al soddisfacimento di questi bisogni; la risposta ai bisogni primari viene affidata a figure specializzate che obbligano gli appartenenti alla comunità a rivolgersi a loro, sia per i beni che per i servizi. Il risultato è una sovrapproduzione sia dei beni sia dei servizi. Così, da un lato, si inquina, si distruggono le risorse naturali, riduce le nostre capacità manuali e creative; l'altra, annichilisce le nostre capacità di discernimento in innumerevoli campi, estetico, culturale e politico. E poi, diciamolo chiaramente, l’eccesso di servizi non richiesti ci assilla.
È evidente come l'uso dell'elettronica, del software, dei formati proprietari, dell'usa e getta, delle carte prepagate, ecc. abbiano intensificato questo processo di impoverimento individuale. La bici, ma anche il riuso e la riparazione, sono mezzi per indebolire la nostra dipendenza da questo sistema che, per comodità e convenienza economica, vorrebbe tutti dipendenti al 100%. Un esempio: se vuoi una copia della chiave elettronica della tua auto, devi rivolgerti all'azienda costruttrice: costa magari 200 euro e, se vuoi accendere l'auto, non puoi fare altrimenti. Anche la scheda elettronica dell'auto costa moltissimo e non puoi toglierla. È utile? Qualcuno ti spiegherà che lo è, ma l’industria su questo ha la coscienza sporca. Come diceva un saggio marinaio a proposito di barche a vela, quello che non c’è non si può rompere.
Con questi sistemi elettronici che fanno molto effetto moderno, sei dipendente a vita (la vita dell'auto) dal fabbricante. Mannaggia a me e a quando mi sono fatto convincere a mettere il cancello ad apertura automatica: spese, problemi, il braccio saldato male che si dissalda, oliare, pulire, tutto per non aprirlo a mano. In questi casi tutti a giustificare: “Come fai quando piove?” Altro esempio. Hai un file di un certo programma: lo apri solo con quel programma. Posseggo un'intera scatola di alimentatori, che ho conservato, perché funzionano tutti. Ma c'è un problema: se la presa è la stessa, perché non si può pensare di far cambiare le prese ogni volta (sarebbe antieconomico...), l'attacco dall'altra parte è sempre diverso. Ora, o possiedi le capacità tecniche per saldare nuovi attacchi o scovare degli adattatori (venduti peraltro a un discreto prezzo) o ti rassegni a comprare un nuovo alimentatore. Pensate all'inquinamento prodotto dalla mancata compatibilità degli alimentatori con gli strumenti elettrici che vi si collegano.
Poi ci sono le sirene della “modernità”: se devi rinnovare la casa, ti propongono subito i motori elettrici per gli avvolgibili, l'aria condizionata, il sistema d'allarme ultimo modello, che costa 5000 euro: i ladri, almeno a casa mia, ruberebbero meno soldi.

1 commento:

snowdog ha detto...

Illich andrebbe letto da tutti, e non solo "Equità ed energia" (del quale fa parte l'elogio della bicicletta)
consiglio fortemente anche "Descolarizzare la societa'"