Ieri riflettevo, mentre me ne andavo da Castel Giubileo a via Arenula e poi, passando per Trastevere, ormai al buio, raggiungevo Monte Mario. Da Ponte Amedeo d’Aosta a Ponte Garibaldi sono passato sulla strada insieme alle auto, anche per evitare la ciclabile di sampietrini destinata al freeride (o almeno così sembra), situata sugli argini del Tevere. Riflettevo, guardando le auto, gli scooteroni uscire a 80 Km/h dal sottopassaggio nei pressi di Piazza Cavour, per poi fermarsi dopo venti metri; affannarsi per arrivare al semaforo giallo e poi rosso; scattare al verde per incolonnarsi di nuovo dopo due metri; spostarsi a destra e a sinistra per fare ancora mezzo metro; scattare e rifermarsi; scattare, fare dieci metri e rifermarsi. Motori a scoppio in mano a coscienze medievali, dimentiche del carro d’Apollo a pedali dell’infanzia.
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