lunedì 25 luglio 2011

Mio raccontino sulla bici Acciaio e le altre dei carovanieri alla Milano-Roma, con varie considerazioni generali. Si trova sul sito di Turbolento, qui.
Un assaggio per i soliti frettolosi:


«Con l'andare dei chilometri si crea una strana alchimia: il corpo si abitua al mezzo, anche se, in partenza, esso deve possedere le misure giuste per il fisico di chi la pedalerà. Mi illudo che anche la bici si adatti al ciclista, come si dice che accada per certi violini d'epoca che serbano traccia dei virtuosi che nei secoli li hanno suonati e producono un suono migliore di altri. A parte le misure giuste, c'è qualcosa che va oltre, che è legato alle vibrazioni dei materiali, al modo di pedalare, che in qualche modo ti condiziona nel momento di prepararti ad affrontare una salita o quando schivi una buca. C'è un graduale conoscersi a vicenda, e dopo tante ore trascorse in sella giureresti che quella è la bici perfetta per te. Forse non è vero, ma i tanti chilometri che ti hanno vibrato nelle ossa ti convincono che è così».

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