mercoledì 22 dicembre 2010

Nel numero del 17 dicembre 2010, l'egregia rivista Internazionale -  che ci fa vedere le cose italiane da lontano e da prospettive più indipendenti, quindi meglio, e ci fa scoprire il mondo - pubblica un articolo dedicato alla bicicletta in città. È uscito non su La Nuova Ferrara (linko a un articolo sui ciclisti ferraresi indisciplinati) o la Gazzetta di Mantova, ma sul New York Times. La città in questione non è Lodi, né Bolzano, né l'immancabile Copenhagen, ma Los Angeles. Questo per dire che non siamo esattamente alla periferia del mondo, in isole felici dove la gente si rompe un po' le palle, la qualità della vita è buona e la sera non c'è nessuno in giro, ma in una delle principali metropoli del pianeta. La città delle star del cinema, da Bugs Bunny a Ed Wood. Va anche chiarito che l'articolo non è uscito nella rubrica "Science Fiction", ma in quella dei viaggi. La fantascienza, casomai, è la bici a Roma, Milano, Torino, Napoli, Palermo, Genova: lì sì che si potrebbe vedere il capitano James Tiberius Kirk a bordo di una bici con telaio di fotoni e ruote di antimateria, alle prese con gli automobilisti alieni dalla pelle verde, che ascoltano Gigi D'Alessio e si danno fare con le mani nel naso in una lunga, interminabile coda.
Forse è l'auto del promotore della Formula 1 a Roma
Seth Kugel, l'autore dell'articolo sul NYT-Internazionale, si è preso la briga di girare in bici a Los Angeles per una settimana. La famosa città stereotipata in tanti "se non hai un automobile muori di fame", "dove tutti girano in auto", "non ci sono i marciapiedi, tanto non servono, perché i pedoni non esistono", e via di questo passo. La città a cui si adattano meglio questi stereotipi non è Los Angeles, ma Roma.
Infatti nei 6400 chilometri quadrati della metropoli statunitense stanno messi molto meglio che da noi. Ci sono lunghissime piste ciclabili, le bici possono salire sugli autobus e sui treni.
«Cartelli sparsi in tutta la città invitano gli automobilisti a "dividere la strada" con i ciclisti e a lasciare almeno un metro di spazio alle bici».
L'autore fa begli incontri e scopre angoli meravigliosi della città, proprio perché si sposta pedalando. Leggetevi l'articolo intero, se potete.
Vi ricopio il finale: «Sono questi i momenti veri di Los Angeles, momenti che molti turisti, bloccati nel traffico delle tangenziali al volante delle loro auto a noleggio, non possono godersi. Se sono fortunati, ne hanno solo un assaggio quando si fermano per comprare un taco o un bahn mi dal camioncino di un venditore ambulante».
Los Angeles Bicycle Club, 1887
Il mondo che ci circonda sta cambiando molto rapidamente, le grandi città italiane no. Nel frattempo la benzina sale e nessuno può far nulla. Per favore, a Natale non regalate automobiline, evitate di crescervi in casa delle scimmie ammaestrate. Anche perché quando i vostri figli saranno grandi il petrolio sarà finito.

2 commenti:

Mammifero Bipede ha detto...

Stasera ho scoperto che il mio benzinaio è un ciclista quotidiano. Gli hanno rubato la moto (forse anche l'auto, non mi è chiaro) e da un mese viene al lavoro in bicicletta, due volte al giorno, avanti e indré. E ora la usa anche per fare commissioni e girare in centro. "Certo, è difficile, gli automobilisti guidano come criminali". Ma il mondo cambia lo stesso...
;-)

ha detto...

C'è un altro benzinaio vicino casa mia che ha una vetrina piena di modellini di bici e va regolarmente in velocipede. Conosco anche meccanici d'auto-ciclisti, ecc. La desolazione nasce dall'utente medio della strada, incapace di reagire, nonostante tutti i problemi che il traffico comporta: anche laddove la città è totalmente piatta, non ci sono sampietrini, ci sta pure qualche ciclabile. Manca solo un gruppetto di boy scout a spingerlo da dietro...