Il sorriso di un Piero Chiambretti elegantissimo risplende oggi sulla copertina di Sette, settimanale del Corriere della Sera (quasi illeggibile e ingovernabile da quando hanno ampliato il formato, ma almeno la carta adesso si può riciclare e non riflette fastidiosamente la luce artificiale). Piero sta per montare in sella alla sua bici in Piazzale Giulio Cesare a Milano.
Con grande trepidazione apriamo le pagine di Sette e ci disponiamo a nutrirci delle informazioni che Gianni Santucci e Stefano Landi hanno raccolto in quella che in copertina viene definita generosamente "inchiesta", un termine che a me fa pensare a Marco Nozza, ma anche a Jacona, a Ranucci, alla Gabanelli, al defunto Diario. Qui forse è fuori luogo, perché quando apro le pagine in questione mi si riversano addosso Fini, la Prestigiacomo, Formigoni, la Santanchè, Madonna, Mentana, Muccino e altri che mi fa fatica solo nominare (e di fatica già ne ho fatta parecchia, anzi troppa).
La cosiddetta 'inchiesta' sorvola nella vaghezza più assoluta il tema della ciclabilità urbana.
Mi concentro su Roma, perché la quantità di scempiaggini contenute nell'articolo è considerevole. Cito testualmente: «Anche nelle grandi città qualcosa è stato fatto». La prima risposta che mi viene in mente è: andate a cagare.
«A Roma, storicamente avversa all'uso di biciclette [vaniloquio: storicamente quando? Gli anni Trenta, i Cinquanta?], da quando per dimensioni e morfologia di territorio più adatta a scalatori da Giro d'Italia [la solita minchiata dei 7 colli, che non esistono più]».
Piuttosto, Roma è uno storico serbatoio di acquirenti d'auto, i ministeriali, ecc. da cui anche la mostruosa arretratezza del trasporto su rotaia. Se la metro funziona, non compri l'auto.
Poi la parte dedicata a Roma si occupa del bike-sharing. Se fossero andati a vedere la ciclabile interrotta davanti a una scalinata a Capoprati, con rischio di morte per i ciclisti, avrebbero reso un servizio. Il tutto condito dalla stupidaggine che la ciclabile sull'argine del Tevere avrebbe il problema degli allagamenti, quando anche le nutrie sanno che il problema sono semmai i sampietrini. Come autori di inchieste al Corriere stanno messi male. Invece di spargere incenso, andate a vedere col taccuino in mano.
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