giovedì 9 luglio 2009

Il cicloviaggiatore giapponese e Luigi Masetti

Stamattina, sulla via Trionfale, ho visto un giapponese cotto dal sole, con la faccia rossa e marrone e nera, che entrava a Roma con la sua bicicletta da corsa. Il portapacchi posteriore era stracarico, ma non pesantissimo, e chiuso da un telone impermeabile. A un elastico, posteriormente, era fissato un bastone corto ma solido, probabile rimedio anticane o antitutto. Camicia leggera bianca aperta, pantaloncini arancio larghi, l'uomo scandiva lentamente la pedalata, come a tenersi appena in equilibrio nel liquame di smog e abbrutimento del traffico stradale e nei meccanismi del pensiero arteriosclerotico. Come se, provenendo dalle correnti irregolari ma terse dell'atmosfera, dovesse prendere terra con un aliante su un prato mosso dal vento.
Proprio stamattina stavo leggendo le gesta di Luigi Masetti (1864-1940), nel bel libro curato da Luigi Rossi (Ediciclo, Portogruaro, 2008) intitolato L'anarchico delle due ruote.
Dopo la sua morte, la figura di Masetti è caduta nell'obìo, ma vecchi ritagli di giornale, lettere, quaderni e altri appunti manoscritti hanno permesso a Rossi di ricostruire le sue gesta ciclistiche e anche la sua discreta fama, oggi diremmo mediatica, in particolare fra gli sportsmen e i velocipedisti, cioè quelli come noi.



Masetti fu un cicloviaggiatore italiano che tra fine '800 e primi del '900 compì numerosi lunghi viaggi in bicicletto (così era chiamato il nostro amato mezzo). Il più eclatante dei suoi viaggi fu, nel 1893, un Milano-Londra-New York-Chicago-Milano, all'epoca definito il "viaggissimo"; ma si fece anche un Ceuta-Capo Nord e numerosi viaggi europei.
Una frase mi ha colpito, mentre ancora proseguo la lettura. Scrive Masetti nelle sue corrispondenze pubblicate dal Corriere della Sera:

«Il pensiero senza sforzo riunisce di un volo l'istante presente col lungo passato e il lunghissimo avvenire: e il piacere viene a soffocare un primo senso di mestizia, la quale nasce forse dal sapere che la vita nostra non dura sempre...Io sorrisi di gioia nel rimontare in sella».

1 commento:

BICICAPITALE ha detto...

mi ha fatto piacere leggere questo post .....e' proprio vero non si finisce mai di imparare..non conoscevo le avventure di questo cicloviaggiatore ...affascinante!