giovedì 2 luglio 2009
Carolina da Roma 2
Ciao, lo vedi il cratere? Qui sorgeva il Velodromo Olimpico di Roma, proprietà del Coni, teatro di grandi record e di più modeste pedalate. Negli anni lo hanno lasciato deperire, perché era di legno e richiedeva una discreta manutenzione. Poi hanno detto: "Costa troppo recuperarlo". I lavori di demolizione sono stati avviati in piena estate, come certi bandi di concorso dell'università italiana. Poi lo hanno fatto saltare in aria: il velodromo se ne è andato per sempre, in una nuvola d'amianto.
Nei tempi gloriosi, tutti i tesserati Fci potevano prendere una bici della loro misura e fare un po' di giri. poi si facevano la doccia e si cambiavano. Tutto pubblico, un servizio sociale, quello dell sport per tutti. Nel Velodromo si era stabilito anche uno dei migliori meccanici e telaisti italiani, Pino Morroni, che costruiva le sue bici, torniva le parti che gli servivano e mandava a quel paese un po' di gente. Qui Francesco Del Zio rimase per più di due ore in surplace, un record tutt'ora ineguagliato. Tante gare, tanto sudore. Adesso si concentra su questa area un lucroso affare edilizio: "La città dell'acqua e del benessere". Che nome di merda! Il nome evoca una pubblicità tutta rosa e azzurrina, con una bella ragazza in pantaloncini che scende dalla Smart e si mette a saltellare al rallentatore. Intanto il velodromo, lo sport pubblico e i cittadini sono stati fottuti.
A Roma si sentiva davvero l'esigenza di altre piscine: ce ne sono davvero troppo poche!
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1 commento:
ho raccontato la storia giusto un paio di settimane fa ad un mio amico straniero, stentava a crederci. :(
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