È la frase che ogni tanto qualcuno mi rivolge mentre lego il mezzo al palo. «Ma dove abiti?». «Ah, vabbé, è vicino. Io non potrei, perché abito a X». Questa ceppa è vicino, mi faccio 38 Km e c’è pure la salita per andare a Monte Mario (139 s. l. m.), che non è lo Zoncolan, ma prego, si accomodino...
«Anch’io andavo in bici. Adesso non posso, sai, la famiglia, gli impegni...».
«Ho una Krukken, una mountain bike, presa coi punti delle merendine, che però ha una ruota sgonfia, forse è bucata. Prima ci andavo nei campi e facevo i salti, è divertente».
«Io invece vado a correre», dice la fumatrice di due pacchetti al giorno.
«Come fai con il sudore? Ti fai la doccia quando arrivi al lavoro?». «Non solo, faccio anche il bagno turco, due vasche a stile libero in piscina e poi mi metto sulla sdraio e prendo il sole una mezz’oretta. Poi mi passa la voglia di lavorare e torno a casa».
Il profondo legame emotivo che lega le persone all’attività fisica, in particolare a quella più spettacolare, lo sport, si manifesta in modo strano. Certe volte sembra che a prevalere sia l’idealismo sulla realtà, nelle stesse zone del cervello dove vanno a colpire le pubblicità di automobili, prodotti dietetici e, ovviamente, di articoli sportivi. La realtà, invece, è fatta di ostacoli invalicabili, ostacoli che noi stessi ci costruiamo: la pigrizia, la tv, l’automobile, i centri commerciali producono sogni, a volte anche mostri.
5 commenti:
Tutto sta a non farlo sembrare una impresa sportiva, ma una cosa che tutti possono fare.
Sono d'accordo. Non a caso la prima giustificazione in genere è "come faccio?", "io abito di qua e di là", nonostante si dica che ci sono andature e rapporti e velocità diverse. Però non vanno nascosti i problemi tecnici legati al mezzo e all'altimetria, altrimenti il discorso non fa presa su chi dobbiamo convincere. Per essere più specifico: ho l'impressione che a Roma non tutti possano raggiungere tutti i luoghi in giacca e cravatta, mentre forse a Firenze sì.
Anch'io mi muovo sempre, o quasi in bici. A Roma. 5km andata e 5 ritorno dal lavoro. Sole vento o pioggia.Più uscite serali, poi la spesa(le birre!!).
Condivido la sensazione di essere preso a volte per un eroe della patria, altre per uno scemo di guerra. Ormai sono anni e per me E' normale! E questo cerco di trasmettere. Mi accorgo così di aver influenzato diverse persone(mio padre, qualche amico ed edicolante sotto casa compresi!), che poi mi hanno subito chiamato:"lo sai che adesso vado in bici anch'io!?".
Comunque mi sento un privilegiato, anche se ultimamente a Roma....STIAMO AUMENTANDO!!!
È verissimo che stiamo aumentando. Condivido tutto che scrivi, carop Gianni. Proprio stamattina ho spiegato a un aspirante ciclista urbano (che ovviamente è già un ciclista occasionale), qualche stratagemma del nostro "mestiere"!
Per me è impossibile andare a lavorare in bici, ma vi invidio molto.
Purtoppo il mio lavoro è a 18 km da casa e e ci sono da fare 5 km di salita al ritorno, non so come organizzarmi. Penso sia impossibile farlo, non per la fatica ma i tempi si dilatano troppo.
Per adesso porto la BC a lavoro e vado nella pausa pranzo. si accettano dritte.
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