giovedì 4 settembre 2008

Incontro in salita

L’altro ieri, mentre arrancavo sulle chine di Monte Mario, ho incontrato M. Anche lui stava pedalando in salita, e la prima osservazione è stata che dalle nostre parti c’è poca gente che si inerpica. Nonostante la salita e lo smog, abbiamo avviato una conversazione. Una cosa normalissima, visti i problemi che accomunano i conduttori di velocipede nell’Urbe. Dopo una visita alla mostra su Schifano alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna – di cui parlerò un’altra volta, ma non tra molto – mi ero appena elargito la salita dalla Panoramica. Subito, con M., si parla della “cosa”. Quale cosa? Ogni categoria di persone ha un tema elettivo: quello dei ciclisti urbani forse è il numero di persone che, più o meno quotidianamente, girano in bici nel traffico. Un altro discorso che capita spesso di sentire, ma io non lo faccio più, è la lamentela per la carenza di piste ciclabili e l’assenza di interventi strutturali delle istituzioni. Noi ci concentriamo subito sull’incremento del numero di pedalatori a Roma da qualche anno a questa parte, un dato confortante ma pur sempre minoritario. Quello che conta è la tendenza, e in questo caso ci si consola con quella: il lento incremento numerico e il lento crescere dell’interesse per la bici, al di là dei facili stereotipi proposti in questo senso dalla stampa e dalla tv. Chiedo a M. se conosce la ciclofficina exlavanderia; sì, c’è stato; mi domanda se ci sono ricambi, gli dico che dovrebbe passare a dare un’occhiata e vedere se li trova. Gli domando allora se conosce la Critical Mass, mi dice di sì, ma dice che lui va in bici tutti i giorni, non ha bisogno di misurarsi con le automobili in quello che gli sembra un approccio un po’ conflittuale, mentre desidererebbe un mood più giocoso e clownesco, forse situazionista, tipo pagliacci in bici in mezzo al traffico. Poi mi dice, ha poco tempo libero, ha i figli, ecc. Gli dico che da quello che ho potuto vedere mi sembra tutto già abbastanza giocoso e festoso, alla CM: gente col naso rosso su una bici doppia e pantaloni a righe, tandem a tre posti, risciò, pesci gonfiabili sulla schiena, ecc. Comunque non parliamo di questo, ognuno ha le sue idee e si può anche decidere di rinunciare a un momento di aggregazione. Non è questo il punto, semmai, dico ansimando, il problema è il contrasto tra la moltitudine annuale o mensile della CM e la solitudine quotidiana di ogni ciclista, con i suoi rischi, problemi meccanici che deve saper risolvere, le sue incazzature, lo smog, la pioggia. E quindi il discorso finisce per gravitare, ancora una volta, attorno alla scarsità di ciclisti a Roma e, indovinate un po’, allo scarso rispetto di cui essi godono tra gli automobilisti, i motociclisti, gli autisti degli autobus. Ma questo nei miei pensieri, perché ho già salutato M. e sto arrivando a casa.

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