A Roma los coches cochinos ¡No pasarán!
A pochi metri dal deserto parcheggio di Villa Borghese non sorgerà una palazzina di sette piani seminterrata, dicono. Pare che l'idea del parcheggio sia stata fermata, nonostante il parere più che favorevole, probabilmente motivato da cause ideologiche o comunque ideali, del coordinatore romano di Forza Italia, Giro, e nonostante il parere favorevole della maggioranza dei 5 saggi (saggi, tutti e 5?).
L'esigenza del parcheggio era sentita a destra, al centro e ... nella parte democratica non per salvare vite umane, non per dare posti di lavoro a mille giovani romani che avevano inutilmente partecipato a numerosi concorsi truccati, ma per dare un posto macchina ai residenti della zona, poveri proletari pendolari che devono uscire la mattina alle 4.30 per affrontare le nebbie dell'inverno e andare in fabbrica a Orte. Il parcheggio per i residenti c'è già, si trova nei pressi del Galoppatoio e pochi ci vanno. Se non vuoi parcheggiare l'auto lì, puoi andare a piedi, in bici, in bus, in taxi, in botticella, in monopattino.
«La vera questione è la liberazione dalle auto del centro storico di Roma», ha scritto l'ex sindaco di Roma, Veltroni, sul Corriere della sera dello scorso 4 settembre. «Sarà un'operazione economicamente conveniente», aggiunge poco più avanti. Sembrava chiaro che questa linea di condotta - ossia la riduzione delle auto in centro, fino alla loro quasi totale eliminazione - sarebbe stata portata avanti con la Ztl e con altre misure restrittive, non con i parcheggi. Di auto blu è pieno il centro, ma loro non andrebbero a sostare nel parcheggio di vip, residenti illustri e clienti della Casina Valadier. Però il finale della lettera di Veltroni è condivisibile: «La vera barbarie culturale è lasciare il Tridente così com'è, non pedonalizzato e occupato dalle auto in sosta». È vero, quelle strade andrebbero chiuse al traffico: dovrebbero passare solo i diversamente abili, le ambulanze e poliziotti in bicicletta.
La posizione della Cna, Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa, ci permette di avvicinarci alla verità: «Per Roma una grande opera infrastrutturale come questa è necessaria per far continuare a vivere una città che rischia di restare indietro rispetto alle altre grandi capitali europee, per mancanza di infrastrutture adeguate». Le altre grandi capitali europee non sono state fondate nel 753 a. C., o giù di lì. Le attività commerciali del centro non possono essere compatibili all'infinito con la sua fragile planimetria; le jeanserie sarebbe meglio aprirle in luoghi più adatti. Il decentramento amministrativo è rimasto lettera morta. E poi, se volte andare in centro, prendete la bici.
L'abbiamo scampata bella. Pensate fra cent'anni, quando le automobili non si useranno più, che bella figura avrebbero fatto i sindaci di tutti i colori dinanzi al memoriale dei loro patemi cementizi, in cima al Mons Pincius, dove tra le altre cose avevano sede gli Horti Luculliani, sventrato a futura memoria!
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