Roma è decisamente tornata ai consueti picchi di traffico. Stamattina, a Piazza dei Giuochi Delfici, si concentrava un centinaio di auto, molte delle quali suv nuovi fiammanti, neri o grigi, e scooter, anch'essi quasi esclusivamente neri o grigi, due scavatrici gialle, bellissime, gli unici due mezzi di una qualche utilità sociale. Molti della scia grigio-nera avevano sorpassato il tovarisch ciclista che scendeva dalla Camilluccia; lo avevano fatto con i soliti scatti blasfemi, un po’ iracondi, per accodarsi sulla stessa via, trenta metri più in là a chi li precedeva, spesso inchiodando, e stringendo i denti, e schiamazzando, nel confondere il clacson col freno e i cilindri del motore col cervello.
A centro metri da Piazza dei Giuochi Delfici, sulla Camilluccia, la coda, immobile ed eterna come una colonna greca. Nella piazza un girotondo interrotto di auto che tentavano di percepire i flussi della corrente più rapida. Dalle auto radio, sbuffi di sigarette slim e chiacchierate al cellulare. Caterpillar in manovra, per necessità di lavoro, non per diletto o sfoggio o accumulo di debiti. E allora il tovarisch, che aveva già dovuto frenare un paio di volte per i contraccolpi della coda, intona più volte a squarciagola il “quando vi passa” – anzi il “quanno ve passa!” – alla massa di ferraglia ferma. Saluti.
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