lunedì 15 marzo 2010

Bici e consumo critico

Tutto cominciò nel 2004. Da una parte c'era la Kryptonite, azienda statunitense produttrice di lucchetti per biciclette. Dall'altra un ciclista di San Francisco, Chris Brennan che, sul web, dimostrò con un video come fosse facile aprire con una penna Bic uno dei “blindatissimi” prodotti della società americana. Un articolo apparve anche sulla rivista Wired.
L'azienda inizialmente sottovalutò il video che sui diffuse in tutto il mondo. Fu poi costretta a sostituire gratuitamente 40 mila pezzi (cfr. Federico Ferrazza, “In Internet mi gioco l'azienda”, L'Espresso, 11 marzo 2010, p. 152).
Purtroppo, soprattutto in Italia, quasi tutte le aziende ancora trattano i consumatori da scemi. Spesso l'immagine della bicicletta viene strumentalizzata. Perché parlare di bici fa sempre una certa figura. In questo senso, sono parecchi i casi di pubblicità e prodotti ingannevoli. le operazioni di ripulitura aziendale non coinvolgono soltanto la bicicletta, ma anche le tecnologie fotovoltaiche, la riduzione dei consumi, ecc. Il risultato è che il web spesso smaschera queste imposture e la figura da scemi, alla fine, la fanno loro, le aziende, che alla fine cercano di porre rimedio, magari piantando qualche albero... Se non vuol essere scemo, il consumatore ha gli strumenti per comprendere dove c'è odore di bruciato. Se non vuole.
Sono molti i casi di greenwashing, in cui un'azienda, sfruttando la maggiore sensibilità degli utenti nei confronti del risparmio energetico, cerca di vendere aria verde, che in realtà è aria molto inquinata: il fatto di essere poco meno inquinante di prima non esclude il fatto che quell’aria sia ancora irrespirabile.

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