Nel corso di un'intervista concessa al manifesto del 20 gennaio scorso, Jovanotti apre una lunga parentesi ciclistica, ricordando un viaggio in Pakistan e Cina: «La bicicletta ha questa cosa: è un grande strumento di accoglienza. Noi venivamo accolti nel nord del Pakistan in posti poveri, talvolta proprio miseri, quasi come dei profughi. Ci offrivano da mangiare, ci dicevano "ma come state, quanti chilometri avete fatto!"... E intanto a Karakorum si vedevano gipponi di giapponesi, di occidentali. Macchine che sono già carrarmati, delle macchine da guerra e naturalmente producono un altro effetto».
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