Spesso mi capita di rispondere alle domande incuriosite di persone che desiderano sapere come faccio a presentarmi al lavoro dopo 20 Km in bici per le strade di Roma, percorso che comprende strade di campagna, pozzanghere, cani da pastore e stronzaggine al volante. Tralascio qui i noiosi ma importanti dettagli tecnici del cambio, salite, freni, manubrio, copertoni, ecc. per parlare del modo di trasportare i vestiti e, diciamo, gestire il look. La procedura fondamentale di trasporto è quello che ho denominato “cannolo”: pantaloni, maglione, maglietta, camicia vanno arrotolati come un sacco a pelo (avete presente, spero: piegato in due per lungo e arrotolato). Il tutto va messo nello zaino o nelle borse. D’estate si possono mettere i pantaloncini da ciclista imbottiti e, giunti alla meta, indossare sopra i pantaloni; ci si dà un’asciugata e poi, in un bagno, ci si cambia. Oppure, d’inverno si indossa un paio di pantaloni “dedicati”, un po’ tecnici, per poi indossare quelli arrotolati. Siete spettinati? Qualcuno vi guarda male? Beh, pensassero ad attrezzare una zona cambio per chi non inquina. Un collega ha qualche osservazione da fare? La risposta standard sarà: è il prezzo dell’ecologia. Il deodorante e un piccolo asciugamano possono corredare il nostro equipaggiamento. Seguiranno consigli di umile esperienza su cosa mettere addosso quando ci si reca in bici da qualche parte.
martedì 15 gennaio 2008
Andare a scuola/al lavoro in bici. Capitolo I
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