Lo stemma del Bhutan
Per affrontare la questione basilare del traffico e degli spostamenti nelle grandi città bisognerebbe ripartire dal benessere dei singoli e dall’impatto dei comportamenti individuali sulla collettività. In una cultura in cui questo parametro è desunto dal Pil individuale, ci vuole poco a capire che la perfezione corrisponderebbe grosso modo a quello che vediamo ogni giorno nelle strade cittadine. Ciascuno va dove vuole, come vuole, prevale la forma sulla sostanza, ecc.
In Bhutan, nel 1972, il re Jigme Singye Wangchuck introdusse il concetto della Felicità Interna Lorda (Gross National Happiness) come principio guida dello sviluppo del paese. Non parliamo di una potenza industriale: proprio per questo una concezione del genere ha potuto attecchire su scala nazionale e per volere dell’autorità statale. La crescita economica non dà la felicità. Certo, il miglioramento delle condizioni materiali può rendere felici, ma non ci si può limitare a un rapporto di causa-effetto. Mandata in soffita l’auspicabile aumento delle tasse per i Suv, sarebbe tempo di mettere mano seriamente alla limitazione del traffico automobilistico a Roma. Per esempio tfacendo pagare in base ai chilometri percorsi, quindi aumentando il prezzo della benzina con accise regionali e impiegando i guadagni nel miglioramento del traffico urbano; al contempo, sarebbe giusto rendere più economica la tassa di circolazione e le assicurazioni per le auto usate poco. L’auto è spesso indispensabile, a nostro avviso, ma solo in casi limitati. In concomitanza con il primo giovedì a targhe alterne a Roma, è bene ricordare la poca incisività di questi rimedi, la scarsità di controlli seri sugli autoveicoli inquinanti. Un modo per aumentare la felicità interna, lorda o netta che sia.
Nessun commento:
Posta un commento