giovedì 14 aprile 2011

A Varese Ciclofficina di Fiab e Legambiente

 Dal giornale online InInsurbia:

Varese, Ciclocittà organizza un corso di biciclette

Varese, Ciclocittà organizza un corso di biciclette
Dal 24 marzo, in piazza De Salvo, tutti i segreti della manutenzione delle due ruote saranno svelati
Dopo il corso di manutenzione, la bicicletta non avrà più segreti.
A partire dal 24 marzo per tre giovedì consecutivi Fiab Ciclocittà mette a disposizione lo spazio e gli esperti della Ciclofficina, per un corso pratico rivolto a viaggiatori e ciclisti urbani di tutte le età. Nei tre incontri si svolgeranno in piccoli gruppi esercitazioni manuali di manutenzione sulla bici propria o su una messa a disposizione dall'organizzazione.
Il corso si effettuerà in piazza De Salvo 8, nella sede della Ciclofficina, dalle 20.45 alle 22.15, con una quota di partecipazione di 9 euro per i soci di Fiab-Ciclocittà e di 15 euro per i non soci. È consigliabile la prenotazione, prima di questo giovedì sera, per telefono 0332/812059 o per mail: ciclocitta.varese@tiscali.it
Dalla sostituzione e riparazione della camera d'aria alla verifica dell'apparato frenante, dalla riparazione o sostituzione della catena al dimensionamento della bici, gli esperti dell'associazione affronteranno ogni aspetto tecnico per una corretta manutenzione del mezzo. Il programma completo è visibile sul blog: ciclocittavarese.blogspot.com.
Il corso si svolge nell'ambito delle attività della Ciclofficina, l'iniziativa promossa ormai una anno fa da Fiab-Ciclocittà e Legambiente per incentivare l'utilizzo della bici.La Ciclofficina ha sede in piazza De Salvo 8, nella struttura che ospita le due associazioni, ed è aperta tutti i mercoledì dalle 17 alle 19, grazie alla presenza dei tecnici volontari Franco Cuccuru, Danilo Crosta e Alberto Minazzi.
Tra le attività, mette a disposizione uno spazio attrezzato per gli interventi più semplici, fornisce consigli tecnici e assistenza per l'autoriparazione, recupera per iniziative sociali biciclette usate, organizza corsi, dispone di "bici di cortesia" per visitatoti occasionali e soci.

mercoledì 13 aprile 2011

A Modena / prima parte

Quel che resta della mia bici alla Stazione Centrale di Milano
Riprendo il racconto del mio viaggio treno + bici a Milano e Modena.
Non è bello arrivare a una presentazione del "Manuale di resistenza del ciclista urbano" in queste condizioni. Il "bagaglio" è scomodo e suscita l'attenzione di parecchie persone. Lo zaino è pieno di attrezzi,  tubo sella, sella, guarnitura. Allo sportello, il bigliettaio esclama: "Ah, vedo che ha la bici al seguito, quindi...". Dico: "No, la bici non c'è. S'è rotta. Queste sono le ruote e poco altro". "Ah, bene, quindi è bagaglio a mano".
Salgo in treno col mio relitto.
Mi siedo vicino alla porta e dopo un'oretta faccio la conoscenza di una coppia molto simpatica. Lui è dominicano e una volta ha passato clandestinamente il confine Messico-Stati Uniti. Davvero un tipo in gamba. A New York, dice, la gente saltava da un palazzo all'altro, per divertimento o per necessità. Chiedo se, tra una necessità e l'altra, qualcuno si allenava a farlo per divertimento, o giù di lì. Sì, capitava, ribatte. Per come la descrive, la vita di un clandestino negli USA non è terribile come il viaggio per arrivarci.
A una fermata, il simpatico personaggio scende a terra a fumare, ma il treno riparte. Allora, a porte chiuse, lui salta dentro da un finestrino, e riesce anche ad atterrare fra i passeggeri senza arrecare danno. Arriva con passo tranquillo e racconta la sua storia: la moglie non ha alcuna reazione di stupore.
A Modena arrivo e ad attendermi c'è Paolo, che assomiglia a un inglese che vive da anni in India. Paolo è un ciclista urbano e ciclofficinaro, visto che, insieme ad altre persone, sta aprendo una ciclofficina a Modena. Si chiama "Rimessa in movimento" e, ancor prima di aprire, ha un discreto numero di attivisti e organizza iniziative.
Emano un odore nauseabondo. Quando mi presento a Paolo, spero che l'aria faccia il suo dovere. I colori del cielo sono incredibili. Sembra di stare in Sicilia.

Scandaloso articolo su "Italia Oggi"

Se qualcuno di voi ha posato l'occhio sulla pagina 12 del quotidiano "Italia Oggi", avrà notato un articolo piuttosto inquietante.
Si intitola "Caccia al ciclista indisciplinato" ed è sottotitolato "In Germania ne sono morti 200 in un anno, spesso per colpa loro". L'occhiello recita: "Troppo arrogante, prepotente, rischia la vita e semina il panico fra pedoni e automobilisti". L'articolo è firmato da Roberto Giardina, corrispondente da Berlino.
Siamo alla follia. Dopo un senso di ribrezzo per il modo di porre la questione, provo ad analizzare il contenuto dell'articolo. Ma non ci riesco. Come posso interpretare passaggi come quelli che vi propongo sotto? I limiti dell'obiettività sono ampiamente scavalcati: il ciclista spesso muore per colpa sua, dice l'articolo. Questo è scandaloso.

Su "Italia Oggi" sta scritto: "Il classico incidente mortale avviene a causa della svolta a destra. L'automobilista distratto, magari con il verde, gira e viene investito sul fianco da un ciclista che giunge dalla pista ciclabile sul marciapiede. Naturalmente e assurdamente, ha la precedenza e non intende cederla, anche se si è accorto che l'automobilista non lo ha visto. Sarebbe facile modificare il codice e obbligare che viene dal marciapiede a dare la precedenza, ma si rischia di violare un tabù".


Dice ancora Giardina: "Qualcuno è stato multato anche per eccesso di velocità: la capitale è ideale per i ciclisti, e si vedono emuli di Coppie Bartali, o del tedesco Altig, sfrecciare a 60 all'ora tra i pedoni".


Non voglio andare avanti, ma se potete, leggete questo articolo e scrivete a "Italia Oggi" quel che pensate. La redazione ha questa email: italiaoggi@class.it , il telefono è: 02/58219207.
Gli schiavi del motore a scoppio non riescono a concepire una realtà diversa e interpretano le cose a modo loro, anche quando vanno in Germania, una nazione all'avanguardia nell'uso quotidiano della bicicletta.
Siamo proprio alla frutta.

Questa mattina nel mio percorso casa-lavoro ho rischiato per ben tre volte di essere colpito da un'automobile: una bmw entrava in un parcheggio a velocità allegra e ha anche esitato a frenare, mentre sopraggiungevo frontalmente, piano. Un signore di una certa età, su un'auto grigia mi vedeva arrivare sulla strada principale ed entrava davanti a me di prepotenza. Un altro sulla Flaminia mi ha sfiorato (non passato vicino, sfiorato): poi ho visto che si è fermato (malamente), fissando il suo cazzo di cellulare.
Poi arrivi al lavoro e trovi l'articolo di "Italia Oggi".

Anche il Corriere della sera affronta un tema simile. I ciclisti sono indisciplinati, vanno sui marciapiedi. L'articolo ha suscitato un sacco di reazioni nei lettori. Il principio base è il rispetto delle leggi. Il ciclista, secondo il Codice ella strada, deve andare per strada. Se non rispetta le regole, va multato. Così l'automobilista e il motociclista.
L'unica differenza è che, nei confronti del ciclista o del pedone, un conducente che non rispetti le regole è un potenziale assassino. Questa differenza, a causa della nostra abitudine al motore a scoppio, sembra insignificante. Infatti ciclisti e auto-motociclisti vengono messi sullo stesso piano. Fino ad arrivare a questo articolo assurdo su "Italia Oggi", in cui "l'automobile [che ha commesso un'infrazione] viene investita di fianco dalla bici...naturalmente e assurdamente il ciclista ha la precedenza".  
Fatevi guardare da uno psicologo bravo.
E poi, quando leggo nei commenti all'articolo del Corriere che il ciclista sta in mezzo alla strada e rallenta il traffico, dopo le ore di lavoro, ecc., si capisce meglio la realtà. Andare sul marciapiede serve a salvarsi la pelle da questi affaticati lavoratori che la sera premono sull'acceleratore per tornare a casa a vedere Italia 1. Rischiano di ammazzare qualcuno.


Ecco il testo della mia email, inviata ieri alla redazione di "Italia Oggi":

Gentile redazione,

sono rimasto stupito per il modo di trattare il tema dei ciclisti in città, offerto dall'articolo da voi pubblicato in data odierna a pag. 12, dedicato alle multe ai ciclisti in Germania. Il contenuto di tale articolo è palesemente fazioso, non saprei dire a favore di chi. Quando un redattore arriva a proporre modifiche al codice della strada tedesco perché i ciclisti muoiono, anche quando hanno ragione, mi sembra che si sia superata la soglia dell'obiettività.
Il panorama che sfrecciano a 60 Km/h è abbastanza parziale. I matti non mancano, ma trasformare la civilissima mobilità tedesca in una banda di saltatori e corridori in mezzo a pedoni (e automobili...) mi sembra un'opera non molto giornalistica.
Avessimo anche noi nelle città poliziotti che fanno multe ai ciclisti, dopo averne fatte molte di più ad automobilisti e motociclisti!

Iniziative di Pedalopolis a Bergamo

Sabato 15 Aprile ore 15, Costa di Mezzate
Bici in Gioco, Pedalopolis a Magie al Borgo 

Festival internazionale delle arti di strada di Costa di MezzateNel pomeriggio di sabato 15 aprile, dalle 15 alle 18, Pedalopolis allestirà, per la rassegna Magie al Borgo, nella piazza del Municipio di Costa di Mezzate un campo da Bike Polo e una pista per Minibici dove darà la possibilità a grandi e piccini di sperimentare inediti giochi in bicicletta.
Il Bike Polo è uno sport di strada che si sta diffondendo in tutte le grandi città ed è sintomo del ritorno di una grande passione per la bicicletta, per giocarlo basta pochissimo, 4 birilli, una palla, sei mazze e sei biciclette, è uno sport che sta al di fuori di qualsiasi circuito agonistico e preferisce di gran lunga le birrette al doping ( http://vimeo.com/21706877 ).
Le Minibici, ovvero bici da bambino, in realtà sono bici per tutti e sulle quali possono gareggiare ugualmente grandi e piccini per scoprire o riscoprire il punto zero della bicicletta, venite a cimentarvi ( http://vimeo.com/20345668?ab ).

Sabato 30 Aprile ore 21, Fiera dei Librai di Bergamo
Presentazione di "Tutta mia la città" Ed. Ediciclo 
incontro con l'autore Roberto Peia alla 52° Fiera dei Librai di Bergamo
Il primo servizio di consegne in bicicletta è milanese. Gli Urban Bike Messenger, messaggeri urbani a pedali, oggi hanno il volto di Roberto Peia, ex giornalista ora devoto alle due ruote e al suo uso metropolitano come mezzo per una mobilità alternativa ecosostenibile e silenziosa. Dopo due anni e mezzo di consegne, con alle spalle la certezza di un lavoro che è ormai garantito e apprezzato da molte aziende, l’autore ci racconta la sua esperienza a cominciare dalle corse pazze per la città, gli incontri e gli scontri; riesce così a raccontare da un punto di vista inedito, luoghi e persone, fatti di cronaca e a intrappolare nei raggi della sua bicicletta i mille volti di una Milano che è per definizione in continuo movimento. 
Il suo è uno stile meticcio, forgiato dalla strada, che va dal resoconto giornalistico alla narrazione pura, con un tono a volte arrabbiato a volte sognante, che fa restare il lettore attaccato alla terra per volare con la mente.
Per vederne di più: http://vimeo.com/19669988

Corsi di Ciclomeccanica
Informiamo che il corso di Ciclomeccanica previsto per aprile è stato annullato mentre per quello di maggio, che si terrà il 12 e 19 maggio dalle 20:30 alla Ciclostazione dei Colli, ci sono ancora due posti liberi al costo di 30 € (25 € per associati Pedalopolis, Legambiente, Gattoquadrato).
Per informazioni corsi@pedalopolis.org .

Tutti i Lunedì alle 20, Centro Sportivo Rosolino Pilo, Bergamo
Si gioca a Bike Polo
Abbiamo le mazze, le porte, la palla e anche alcune biciclette da prestare per chi vuole cimentarsi nello sport più alla moda dell'estate bergamasca. 
La pista di pattinaggio del centro sportivo Rosolino Pilo (ribattezzato Rosolino Polo) è perfetta e illuminata, e il tutto è ovviamente gratis.

Nuove strade a Roma: larghe, lunghe, tossiche, inutili

Dalla Rete Romana di Mutuo Soccorso:


COMUNICATO STAMPA
Mancano le risorse per le infrastrutture ferroviarie e tramviarie di cui la Roma del XXI secolo avrebbe assoluta necessità, eppure a breve inizieranno le conferenze di servizio per portare all' approvazione di una nuova, ennesima infrastruttura stradale da ben 29milioni di euro!
Una strada a 4 corsie, per oltre 18 metri di larghezza, una sorta di supertangenziale all' interno del Grande raccordo anulare che dall'uscita tra l' Ardeatina e la Laurentina percorrerà via della Cecchignola per innestarsi nel quartiere di Cecchignola Sud, passando a pochi metri da case, asili nido e scuole materne.
300mila metri cubi di sbancamenti per distruggere irreversibilmente il Fosso della Cecchignola e un sistema di aree ad elevato valore paesaggistico ed ambientale, già vincolate a più livelli che appartengono al corridoio che mette in connessione la riserva naturale del Laurentino-Acqua Acetosa con le propaggini del parco regionale dell' Appia Antica.
Il collegamento stradale stravolgerà la vita dei quartieri di Colle di Mezzo, Giuliano Dalmata, Fonte Meravigliosa che al posto del parco avrà uno stradone con un viadotto di 125 metri e Cecchignola Sud che di fatto diventerà un quartiere di attraversamento del traffico del Grande raccordo anulare.
Comitati di quartiere, Associazioni ambientaliste con in testa Italia Nostra Sez. di Roma, si stanno battendo duramente da anni contro questo ennesimo scempio ambientale e della città.. A loro va tutta la solidarietà ed il sostegno della Rete Romana di Mutuo Soccorso che si dichiara disponibile a concordare e promuovere con spirito unitario iniziative comuni anche per rispondere alle incredibili dichiarazioni dell?'ssessore Corsini riportate ieri dall'Agenzia Adn-kronos:
''Come ho gia' chiarito in altre occasioni, il tracciato del nuovo asse viario che attraversera' l'area di Cecchignola sud non e' modificabile poiche' l'iter progettuale, che va avanti da anni, e' ormai in fase avanzata. Fermo restando che terremo in considerazione ogni osservazione di carattere migliorativo che Italia Nostra e tutte le altre associazioni vorranno sottoporci, il nuovo asse viario e' indispensabile per i benefici che portera' alla viabilita' della zona. Tutti vogliono piu' beni e servizi, ma poi nessuno e' disposto a ospitarli sul proprio territorio. Forse sarebbe opportuno che, a volte, all'individualismo localistico subentrasse il senso di un bene collettivo, spesso dimenticato'',

martedì 12 aprile 2011

Yuri Alekseyevich Gagarin

Cinquant'anni fa, il 12 aprile 1961, alle ore 9.07 di Mosca,
il cosmonauta sovietico Yuri Alekseyevich Gagarin (1934-1968), lasciava la superficie terrestre a bordo della Vostok 1. Il maggiore sovietico inaugurava così la conquista dello spazio. Orbitò attorno alla Terra, "il pianeta bellissimo, tutto azzurro e senza frontiere". Fu la prima cavia umana di un esperimento collettivo.

Grazie, Yuri Alekseyevich (Ю́рий Алексе́евич Гага́рин), ci hai insegnato cosa vuol dire essere compagni e fuori dal mondo!

Qui il video
Гимн Советского Союза (Inno nazionale sovietico)

lunedì 11 aprile 2011

A Milano / terza parte

In pizzeria, la questione della graziella è presa molto sul serio da duo Gio' Pozzo-Adriano Maccarana, soci fondatori del negozio Orco Cicli e, cosa per me molto importante, attivisti del pedale, ossia meccanici ciclofficinari. Hanno aperto il negozio, ci lavorano, fanno bici molto belle e rifinite, pagate il giusto, ma poi fanno anche i turni in ciclofficina.Non la bici in sé, che è ritenuta una cagata in termini strutturali (non lo dicono così apertamente, ma si capisce), quanto la spiegazione della rottura del telaio.
Orco Cicli si trova in via Pastrengo, 7. Di Pozzo e Maccarana ho letto La macchina perfetta, un volume molto bello e pieno di illustrazioni utili, che ho citato anche nel mio libro, che invece non ha neanche una figura. Sono persone con cui potrei passare un mese senza annoiarmi. Esaminano il metallo e dichiarano che una crepa c'era già da un po', infatti una parte della rottura è arrugginita. Maccarana mi spiega che il problema è nella lavorazione del metallo. Quindi la rottura si è iniziata a produrre in realtà venti-trenta anni fa, quando il tubo fu ritorto e stressato per dargli la forma della graziella, tanto serviva per andare in spiaggia e per piegarla in automobile (un automobile piccola, non quelle orrende schifezze che girano oggi nelle città). Un paio d'anni fa, me l'aveva regalata Massimo, dopo averla trovata davanti al cassonetto e sverniciata, perché non aveva spazio e s'era pure stufato, già allora quindi "Fuerza" aveva i giorni contati. La graziella adesso è buttata per terra mentre mangiamo la pizza. Intanto si decolla con lo scibile ciclistico, di cui qui in video metto solo un assaggio.


Andiamo poi nel negozio e la sindrome di Stendhal accusa un picco, in particolare per i due esemplari di Iskra lì presenti.

Iskra vuol dire 'scintilla' in russo ed è stata appena esposta a Modena, suscitando mugolii e qualche svenimento. Il tubo sella si bipartisce e lascia spazio per la ruota posteriore, così il carro è strettissimo e la bici è una bestia.
C'è anche un telaio di acciaio inox saldato ad argento, in via di completamento. Palpitazioni, salivazione abbondante, palpebra semiabbassata segnalano qualche problema di controllo delle emozioni.


Così, quando Maccarana tira giù la Iskra ramata e mi offre di provarla, temo di sfracellarmi da qualche parte.

Questo telaio da pista, alla prima pedalata, ti scappa da sotto il culo.
Il colloquio continua. Pozzo e Maccarana mi porgono un catalogo francese degli anni Trenta, in cui una miriade di componenti era già presente e realizzata alla perfezione. Perfino la chiave inglese multipla a forma di osso, quella che ora ti si distrugge tra le mani. Infatti allora era fatta di inox. Quindi è stata solo copiata, in peggio. Così moltissime parti della bici. Mozzi con oliatori, portapacchi, freni a pedale. Insomma, negli anni Trenta c'era già un sacco di roba avanzatissima. Poi è arrivata l'auto, ma anche un po' di oblio steso a dovere dalla produzione industriale, non tanto dalla storia che ora riemerge nei modi più impensabili. Il web aiuta fino a un certo punto, perché quello che lì non si trova rischia di non esistere più. Gli orchi sono ricercatori instancabili.
C'è una sintonia pazzesca tra il libro che mi sono portato appresso da Roma, i miei colloqui con Emanuele la sera prima, e ora anche le tesi di Pozzo e Maccarana sull'oblio di pratiche, componenti, in generale idee. (Esporrò questi concetti a parte, fra un po', magari in un post apposito.) 
All'apertura delle cassette di attrezzi Campagnolo, sento di essere vicino al samadhi ciclistico, in cui tutte le cose si fondono in una e, accompagnati da Lenin, tutto si chiarisce.

 La graziella giace in terra e si decide di unire l'utile al dilettevole. Andremo in ciclofficina +bc, così vedo la ciclo e smonto tutti i pezzi, che mi riporterò a Roma. Il telaio verrà donato alla scienza (ossia al settore saldatura).

Mi sento a casa, anche se non ci sono mai stato. Bel posto e begli attrezzi.

Fuerza viene collocata sulla zona saldatura, che trovo subito, perché è uguale alla nostra, alla ExLavanderia.
  Ci sono, anche, inequivocabili tracce di Rocco (che non ho incontrato), o comunque di uno stile rocchesco:

A Milano / seconda parte



 Di buona lena, passiamo da Rossignoli, altro mitico negozio di bici a Milano. in vetrina c'è il mio libro, e anche quello di Roberto Peja, fondatore degli UBM, dedicato ai bike messenger. Manco a farlo apposta, appena ripartiamo, avvisto un messenger del gruppo, a cui grido di fermarsi perché gli voglio fare una foto. E lui si ferma, nonostante i tempi stretti di questo lavoro. Si chiama Matteo.

 Andiamo poi a visitare l'ultima chiusa superstite dei Navigli.
 C'è anche la sede dell'Anpi.

Vi ricordate la sfolgorante graziella (telaio per ruota 24, modificata a 26, scatto fisso) che ho battezzato un po' tronfiamente "Fuerza de la revolución"? Il post di presentazione si trova qui. Bene, ho deciso di portarmela a Milano. E ci sto girando con molto piacere, perché permette di guardarti intorno comodamente. A un certo punto  la bici si spacca in due davanti a una dozzina di alcolizzati che gradiscono a gran voce la prestazione. Andavo piano, in un parco. Altrimenti mi sarei fatto molto male.

 
Sembrava che si fosse distrutta una ruota, ho sentito il cedimento e ho messo i piedi in terra. Finisco di rompere il tubo, muovendo su e giù le due metà, come si fa col fil di ferro. Sono contento che si sia rotta. Cioè che si sia rotta così.
Mi carico metà telaio con ruota per ciascuna mano. Non faccio un metro che arriva subito la solidarietà dei compagni operai del cantiere attiguo (i grattacieli in costruzione a Isola). "Vai dentro, che te la saldano!". Tutti si fermano incuriositi. Un altro possessore di graziella mi chiede come sia successo. Un termometro elettronico segna 33 gradi Celsius. Il telaio all'interno sembra molto arrugginito.Preferisco aspettare a saldare, perché non so se ne vale la pena. 

E vi dirò una cosa: con una graziella rotta in mano si rimorchia da pazzi.
In queste condizioni, sfuma l'ipotesi di fare un salto a San Donato Milanese alla Stazione delle biciclette. Emanuele m'aveva pure regalato una bussola. Siamo attesi per pranzo dagli orchi. Arriveremo un po' tardi.

(to be continued)

A Milano / prima parte

Sono andato a Milano e Modena a presentare il mio libro e a incontrare un po' di gente. Bella gente. E belle bici, tali da indurre, fin dalle prime ore, una serpeggiante sindrome di Stendhal. In generale, devo dire che ho trovato Milano meglio di Roma per quanto riguarda la ciclabilità, ma siccome la Capitale vale zero virgola zero zero qualcosa, non è una osservazione confortante. Però a Milano la sera le luci della strada le tengono tutte accese, (non fanno come a Roma dove a turno si spegne un po' di qua e un po' di là per risparmiare) l'asfalto è in condizioni migliori (anche qui non ci vuole molto), e si è cercato di ricavare percorsi ciclabili con più determinazione.

Gli automobilisti mi sono sembrati statisticamente più educati o pazienti. Ma ho pedalato solo poche ore.
La bici attizza e viene proposta da una banca se apri il conto,
oppure da un bar come premio. A parte questi aspetti un po' superficiali, da punti benzina, un sacco di gente pedala a tutte le ore per Milano. Kappa, che incontro nel quartiere Isola in sella a una pieghevole, è fra questi.


Giovedì sera /7 aprile) ho presentato il libro da Ciclobby, associazione milanese della Fiab.
Vengono parecchie persone entusiaste della bici (con molte sono in contatto via web da un po' di tempo) e si parla di ciclabilità urbana per oltre 2 ore e mezza con il presidente di Ciclobby, Eugenio Galli. I problemi delle metropoli sono sempre gli stessi, in particolare la pressoché totale disattenzione delle istituzioni (il Comune, in poche parole) su questo argomento. Sotto elezioni ricominciano le promesse, in seguito disattese con la giustificazione che "non ci sono i soldi per fare le ciclabili". Un teatrino che si ripete da molto tempo e che sembra aver stancato anche la più grande associazione italiana, che si sta riorganizzando su base nazionale e che aderisce ai referendum per l'acqua pubblica e contro il nucleare. Siccome anch'io mi sono stancato delle biciclettate primaverili e dei cosiddetti "tavoli", sono molto contento. Alcune foto della serata sono qua. Da Ciclobby ci sono alcune persone determinate a difendere le ragioni della bicicletta in città.
A casa sua, Emanuele mi mostra i distintivi delle associazioni ciclistiche italiana e francese a fine Ottocento.
Le ruote sono di bicicletta, peccato che poi le associazioni si convertirono all'automobile, con una lavata di spugna di un passato tanto glorioso e attualissimo.
Emanuele gioca a scacchi via radio in alfaberto morse con radioamatori russi. Uno degli apparecchi è un esemplare dell'epoca sovietica in dotazione agli ufficiali: mi sembra inutile aggiungere altro sulle doti intellettuali di quest'uomo.
Il mio ospite mi mostra libri dedicati alla bici di grande interesse. La bellezza delle manopole e dei caratteri in cirillico ipnotizzano lo sguardo. L'anniversario del volo di Gagarin si avvicina. Ma è soprattutto la lettura rapida di questi volumi e i sintomi dello spaesamento a causare un inizio di Stendhal. Niente a confronto di ciò che verrà. Il fatto che molti di questi libri siano introvabili, aumenta la frenesia e il senso di inadeguatezza per cercare di memorizzare e prendere qualche appunto. Ed Emanuele continua a portar libri...

Per il giorno successivo mi sono riproposto un pellegrinaggio ad alcuni luoghi interessanti del ciclismo milanese. Il velodromo Vigorelli, in cui si è fatta la storia del ciclismo su pista, lo abbiamo visto la sera prima, da fuori. Ma c'è molto altro. Vorrei vedere alcuni negozi, qualche ciclofficina, soprattutto persone. Ma il tempo è poco. Un programma denso, che a una certa ora, non troppo tardi, dovrà concludersi alla Stazione Centrale, perché devo andare in treno a Modena per un'altra presentazione e altri incontri.
La mattina è destinata a Ciclistica, in via Giuseppe Pellizza da Volpedo, 12, negozio molto fornito che prima era solo un blog (e lo è ancora) e che leggo da tempo. Mi presento al rev. Menthos, chiedendo se la Milano-Torino in fissa è già partita e se li riacchiappo. (La corsa si è tenuta il 3 aprile, con medie altissime per dei non professionisti).




Parlo fittamente con Menthos, Andrea e Matteo che, nonostante i loro impegni, mi danno retta. Si fa tardi. Compro solo una ruota libera da 3/32 che a Roma non si trova. Negozianti romani, crapuloni e pigri: svegliatevi! Nella Caput Mundi, città bellissima, dove c'è San Pietro, le catacombe, l'Atac, è impossibile trovare cerchi di qualità da 20 e 16 pollici, tipici delle pieghevoli. Impossibile trovare raggi d'acciaio corti. Insomma, siamo un po' arretrati...


(To be continued)

mercoledì 6 aprile 2011

Compleanno ciclofficina popolare Exlavanderia

Pregasi astenersi non meccanici. Si parlerà solo di pignoni, rétropédalage, viti godronate, telai modificati e grazielle a due piani. Davvero molto monotono per i non addetti ai lavori. Pregasi presentarsi con le mani sporche di grasso e gasolio, smagliacatena e tiraraggi. E bocce di "perpetual motion food". Si celebra così, con festa sbragomeccanica, il terzo anniversario della Ciclofficina popolare ExLavanderia. Quindi o diventate ciclomeccanici entro il 16, magari cercando di manifestare qualche buona intenzione, oppure nisba. (Ci sono comunque in ciclofficina alcuni elementi molto più tolleranti.)
 
Si inizia sabato 16 aprile e si va avanti fino al giorno dopo, quando passerà il carro scopa a rimuovere gli ultimi molesti avventori.

Meccanica

Oggetto del nostro stupore sono i fenomeni che accadono normalmente in natura e di cui ignoriamo la causa, e i fenomeni contrari, dovuti ad abilità e a interventi dell'uomo per suo proprio beneficio. La natura opera spesso in contrasto con il nostro vantaggio, perché il suo corso è sempre lo stesso, immutabile, mentre è vario e di volta in volta mutevole ciò che è utile per noi. Così, quando bisogna agire violando la natura, la difficoltà ci imbarazza e richiede una specifica abilità: quella particolare abilità che ci soccorre, davanti alle difficoltà di questo genere, noi la chiamiamo per questo mechane.

[Aristotele], Meccanica, a c. di Maria Fernanda Ferrini, Bompiani, Milano, 2011, incipit.

martedì 5 aprile 2011

Controsenso legale

Un'idea applicata in tutto il mondo ma non in Italia

Solo in Italia non appare possibile applicare questa semplice e intelligente soluzione. A Londra, Parigi, e in moltissime altre metropoli mondiali, le bici possono percorrere una stretta corsia controsenso (che poi non è controsenso, perché c'è una corsia apposita). La corsia è identificabile con segnaletica orizzontale e verticale. Basta mettere un cartello "divieto d'accesso" con un altro cartello sotto che dice: escluso bici. Una bici occupa 40 cm di strada: si può fare praticamente ovunque. 
Nelle città a misura d'automobile i ciclisti urbani sono costretti a fare questa manovra "illegalmente", anche a salire sui marciapiedi per non finire su autostrade, raccordi sopraelevati, gallerie, o compiere giri interminabili, ostacolati da ampie corsie dotate di guard rail, frutto della pianificazione scellerata delle metropoli a misura d'automobile.  

lunedì 4 aprile 2011

Comunicato dei Verdi:


Bonelli (Verdi): “Piano casa procede in spregio regole. Al via cementificazioni parchi con Patto del cemento”

“Con il Piano casa della giunta Polverini si avvia la cementificazione più selvaggia di questa Regione in spregio a qualsiasi regola.

L’approvazione di oggi in commissione urbanistica, nonostante il parere negativo del servizio legislativo della Regione che riconosce la violazione della legge Quadro sulle aree protette (L.394/91), circa la possibilità di realizzare ampliamenti edilizi nelle aree naturali protette, cioè parchi e riserve naturali, avvia uno dei più grandi attentati alle aree protette della nostra regione”
Lo dichiara Angelo Bonelli, capogruppo regionale e presidente nazionale dei Verdi. “Si edifica nelle aree protette e si da il colpo di grazia alle aree agricole che vedranno premiati in termini di cubatura, chi ha edificato abusivamente. Questo non è un Piano casa, ma “Il patto del cemento”, patto che vede la maggioranza di questa Regione unita nel seppellire i Parchi sotto una colata di cemento”.

Mappa mondiale del bike sharing

Non sono un'entusiasta del bike sharing. La mia bici la porterei pure in Tasmania, però i vantaggi ecologici di questo sistema sono evidenti. Per rendervi conto di come siamo messi, si può dare un'occhiata a questa mappa.
La vocazione turistica del nostro Paese ne esce un po' acciaccata. Probabilmente anche qui saranno in azione le lobby del trasporto con motore a scoppio (taxi, pullmann, ecc.), dalle accise sui carburanti guadagnano anche lo Stato e gli Enti locali, perché complicarsi la vita? Sono troppo cattivo?
Basta vedere a Roma com'è ridotto un sistema già ampiamente boicottato dall'introduzione del pagamento della prima mezz'ora, un'assurdità che cancella il senso dell'iniziativa. E poi sono sparite pure le bici. Chi sarà stato?

A Siviglia si pedala

(Fonte Fiab) Il Comune di Siviglia, in soli 4 anni di lavoro, ha attuato il Piano urbano della ciclabilità, realizzando circa 140 Km di percorsi ciclabili e servizi ai ciclisti, passando da uno 0,2% al 6,6% della mobilità ciclistica in ambito urbano.
Stazioni del bike sharing a Siviglia
La prima mezz'ora è gratis. Le stazioni di Siviglia sono tante quante le bici a Roma, neanche voglio sapere quante bici ci sono a disposizione. Ulteriori dettagli qui.

La strada pianificata e il sentiero spontaneo

«Provate a passeggiare in un parco o in un campus universitario e lì, in mezzo a marciapiedi e sentieri ben tracciati, troverete confuse piste tracciate dalle persone, sentieri irregolari prodotti dal passaggio ripetuto di persone in mezzo a prati, giardini e anche aiuole fiorite. Le piste sono significanti sociali, chiara indicazione che i desideri delle persone non corrispondono alla visione dei pianificatori».

Donald A. Norman, Vivere con la complessità, Pearson Italia, Milano-Torino, 2011, p. 110.

via di Forte Trionfale, stamattina


È l'inizio della ribellione dal basso. Hanno progettato qualcosa, ma i cittadini ritengono che possa essere perfezionata. Oppure non sono d'accordo. Come per il nucleare, l'acqua pubblica e la mobilità nelle metropoli.
Orti urbani, uso della bici, miglioramento dei mezzi pubblici, qualità dell'aria: tutto questo, veramente, ai pianificatori non interessa. Si fa un po' di scena sotto le elezioni, ma tutto resta come prima.
Ci sono molti sentieri da aprire: bisogna farlo da soli.

domenica 3 aprile 2011

Presentazione Modena: 9 aprile

Domenica 9 aprile, ore 18, sono a Modena a parlare del mio libro. Se state in zona, prendete parte, rigorosamente a pedali!

venerdì 1 aprile 2011

Quarta puntata dell'inchiesta sulle piste ciclabili a Foggia. La trovate qui.
Sull'ultimo numero di Lab Iulm, una rivista dell'università milanese, copertina e articoli sulla bici (del resto è primavera). Fra gli intervistati, Bruno Pizzul, grande giornalista ecc., che palesa il suo amore per le due ruote (a pag. 5) e, come quasi tutti i ciclisti urbani, mostra acume su possibili scelte politiche e su quanto succede nel mondo.
"In tutte le città europee  che ho visitato - dice Pizzul, che a Milano si muove pedalando - ci si sposta benissimo in bici. Negli stessi Stati Uniti, ad esempio a Los Angeles, tutti vanno in bicicletta. Mi sono meravigliato del fatto che c'è molta più gente che noleggia e gira la città in bicicletta rispetto a Milano. Sottolineo Milano perché ci sono alcune città italiane dove l'uso della bicicletta è molto diffuso: soprattutto quelle emiliane, venete e del Friuli dove si usa di più la due ruote".
L'intervista dice altre cose interessanti, ma vorrei soffermarmi su un aspetto che mi sembra importante. Pizzul ha viaggiato e ha visto cosa succede in tante metropoli del pianeta. Cita Los Angeles che, secondo i nostri stereotipi di inguaribili provinciali ritardatari, vedrebbe un dominio incontrastato dell'automobile. Si potrebbero però menzionare anche New York, Parigi, Berlino, Londra. Città enormi, eppure molto ciclabili. Un po' scomodo parlarne da noi. In Italia, per trarsi d'impaccio, sindaci e anche scrivani cornuti dicono sostanzialmente: "Quant'è bello andare in bici a Ferrara, Bolzano, le ferrovie dismesse, itinerari enogastronomici nella Lomellina, il formaggio fatto in un certo modo, ecc. ma noi non possiamo".  
Tutto questo serve da alibi per l'inazione. I politici hanno trovato un'altra soluzione: scegliere gli scenari del futuro, che non costano niente e fanno fare lo stesso bella figura nelle interviste.
Infatti, in campagna elettorale l'ultimo stronzo (una bella gara) monta in bici e dice: andate in bici, è bello e fa bene all'ambiente.
A New York, l'amministrazione comunale del miliardario Bloomberg, che se ne sarebbe potuto strafregare del benessere dei suoi cittadini (tanto non muore di fame), sarebbe potuto andare a puttane tutti i giorni, comprarsi i deputati e farsi le leggi su misura (no, scusate era una battuta, stavo pensando a un libro di fantascienza che ho letto recentemente, una storia terribile, dove alla fine si scopre che il capo è un mostruoso alieno, frutto di un esperimento in vitro, un compito in classe collettivo venuto male in una scuola tecnica comunista bulgara, poi abbandonato in un armadietto e improvvisamente germogliato di notte con esiti disastrosi, tipo centrale nucleare). A New York, dicevo, non gliel'avrebbero permesso, a Bloomberg, come invece è successo nel libro di finzione che ho appena finito di leggere. E nella Grande Mela - sembra fantascienza per noi inguaribili parolai provinciali - si sono impegnati a fondo a favore delle bici.
A Milano, Roma, Torino, Napoli, Palermo si dice: beati i mantovani, beati i reggiani; i modenesi, pure loro beati, loro poi hanno pure l'aceto balsamico, mica quello commerciale, c'è un vecchietto che custodisce le botti, travasa, annusa, ma adesso i tempi sono cambiati, la gente va di fretta, come fai senza automobile?, ecc., Tutte queste cazzate come scusa per non fare nulla.
A Roma l'inattività di Rutelli, Veltroni e Alemanno a proposito di mobilità, trasporto pubblico, ciclabilità, sicurezza (quella stradale, ossia quella che, mancando, fa molti più morti del peacekeeping) costituisce un'unica melassa di catrame e smog.  

Da stamattina i clacson a Roma suonano ininterrottamente, per via dello sciopero dei mezzi pubblici. I lavoratori del settore hanno i contratti bloccati dal 2008. All'Atac avessero assunto un solo amico dell'amico che facesse il conducente.

Prima o poi Roma si beccherà una bella multa dall'Unione Europea a causa del suo inquinamento. La città è al collasso, altro che Olimpiadi del 2020.


Io appalterei Roma chiavi in mano a un'agenzia di servizi indiana.

Grazie al cazzo

"Fukushima sarà smantellata"