martedì 1 settembre 2009

Zone Trenta


Sul "Corriere della Sera" di ieri, in prima pagina, è apparso un articolo di Giangiacomo Schiavi intitolato "Rientro slow, le città a 30 all'ora". È una questione che penso stia a cuore a tutti i ciclisti urbani, per il fatto di garantire maggiore sicurezza non solo a chi va in bici, ma a tutti gli utenti deboli: mamme con carrozzine, bambini, ragazzi, anziani (sempre di più nel nostro Paese), disabili, fino a persone che hanno fatto la spesa, ecc. In realtà, estenderei la fascia protetta a tutti pedoni, perché un auto a 50 Km/h è più pericolosa di una che va a 30.
I Comuni di Roma, Milano, Bologna, Verona e altri lancia nei centri storici le Zone Trenta. Nonostante le battaglie condotte da alcune associazioni, fra cui l'Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, questi provvedimenti si rendono necessari soprattutto per adeguarsi alle normative dell'Unione Europea. Infatti, nel Vecchio Continente le Zone Trenta sono una realtà consolidata. Arriviamo ultimi, anzi partiamo ultimi...
Per fare un esempio, in Germania, tra il 70 e il 90% della popolazione vive in Zone Trenta. Potete leggere un interessante dossier qui. In Germania sono state istituite nel 1980.

2 commenti:

Corey986 ha detto...

L'idea è buona e mi stà anche bene. Ma ho paura. E' come mettere una pistola carica in mano ad un bambino. Potremmo trovarci zone 30 anche in tangenziale.

ha detto...

Non credo che sia questo pericolo. l'idea di base è separare nettamente le tangenziali (limiti a 70 Km/h), le strade normali (50 Km/h) e le strade in cui promuovere la normalità (quartiere, spostamenti a piedi, in bici). il problema, semmai, è il controllo dell'osservanza di questi limiti. Infatti, già l'ipotesi ha sollevato polemiche. Un minisindaco di Roma ha dichiarato di temere chele zone Trenta siano l'apripista per far mettere i tavolini dei bar in mezzo alla strada: come se le auto a 50 Km/h garantissero - quasi un effetto "spazzaneve" - l'occupazione del suolo pubblico!