L’estate è archiviata, almeno qui a Roma, con il vento di ieri e stamattina con un cielo cupo di nuvole, con striature luminose in lontananza. Gli automobilisti, incuranti dei limiti di velocità e del minimo buonsenso, hanno ripreso a pieno ritmo a riempire questa città di squallore e pericoli. A rotta di collo, con le loro auto quasi sempe grigie o nere, volano sulle autostrade urbane, inchiodando ai semafori e suonando ai pedoni che cercano di passare sulle strisce. Di fronte al compulsivo frena e accelera delle automobili per ogni metro di spazio disponibile sulla strada, mi sono ricordato di un incontro avuto tempo fa. In una macelleria, un maresciallo dei Carabinieri, un pezzo d’uomo, si vantava giustamente di non aver mai cambiato né le pasticche dei freni né la frizione alla propria auto in 200 mila chilometri percorsi. I puristi antimilitaristi vegani mi perdoneranno se faccio questo esempio.
Come tanti manichini automatici, gli automobilisti obbediscono all’istinto del momento, racchiuso in 5 secondi di tempo e cinque metri di spazio. È l’automobile che li guida. E questo è il dramma. Come in un vudù, la potenza del motore a scoppio stabilito dalla casa si è impadronita di loro. Ha imposto la sua legge facilmente, perché chi ha abbracciato l’auto ha cercato di inseguire la comodità. Ma ha trovato l’inferno di smog e attese snervanti. Per paura e pigrizia si è divenuti generatori di pericolo. Si è presa, con l’auto, una strada opposta ai ritmi naturali e umani, pe tutto quello che riguarda le stagioni, la caccia, la raccolta di bacche, l’agricoltura, il tempo speso per gli spostamenti, e la fatica, il corteggiamento, la fertilità, la luna. Tutto questo ha plasmato il cervello umano nel corso della sua evoluzione. Se guardiamo le nostre città, è evidente, quindi, il ruolo involutivo dell’automobile. Oltre ai già citati parametri spaziotemporali, ecco altre caratteristiche dell’automobilista. Colesterolo e glicemia alti, battito cardiaco a riposto, 100 pulsazioni; risposta auricolare alle frequenze sonore: unicamente 7550 Hz, ovvero la suoneria del proprio cellulare; tempo di reazione: non pervenuto. “Frena e accelera”.
Intanto il ricambista e il meccanico stanno alla finestra e si fregano le mani. Anche il meccanico. Il maresciallo è stato furbo: diceva, in macelleria: «Basta guardare cosa succede più lontano sulla strada, si scala la marcia, si rallenta prima. La maggioranza, invece, frena e accelera come macchinette dentro alle macchinette. Non sanno neanche guidare. Non rispettano i limiti di velocità e nessuno fa nulla. Lo stress è il migliore amico del ricambista e del meccanico, che la macchina sicuramente la guida meglio della media. «Bravo, bene, frena, spingi la frizione, lascia, accelera, frena. Frena e accelera, frena e accelera, fre-na e ac-ce-le-ra, fre-na...». Ci manca poco, e passerai a trovarmi: «Dunque, manodopera, le pasticche...beh, anche la benzina e il tempo speso per andarle a comprare, ehm, sono 150 euro». Il prezzo di una discreta bicicletta usata, a volerla cercare. «Le pasticche si consumano.No, non può aspettare, sennò si rovinano anche i dischi, che costano ancora di più».
1 commento:
ecco, sono del tutto d'accordo col maresciallo. e aggiungo che con una guida simile anche in città si consuma quasi un terzo in meno di benzina (e quindi si ridurrebbe l'inquinamento di un terzo) anche il consumo di olio è inferiore il che si traduce in una minor usura del motore e quindi una sua maggior efficienza con minor rischio di guasti. e poichè il motore fa girare l'alternatore, le accelerazioni più morbide stressano di meno le lampadine dei fari, prolungandone la vita.infine si rimane molto più tranquilli, si ha una migliore visione della strada riducendo quasi a zero il rischio di incidenti. risultato di tutto ciò è che i tempi di percorrenza in città rimangono non cambiano rispetto a una guida più nevrotica, perchè in realtà dipendono soprattutto dai semafori. e tutto ciò non è teoria, ma esperienza pratica personale e confermata anche dal meccanico.
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