Ieri sono andato a lavorare in bici, mi sono bagnato poco, nonostante il nubifragio che grava su Roma da qualche giorno. Il maggiore disagio sapete qual è stato? Che la ciclabile fino a Castel Giubileo era chiusa, è chiusa dal 24 novembre, perché stanno potando le piante! Al ritorno, nel buio, dopo Ponte Milvio, ho visto un enorme topo che attraversava la ciclabile; poco dopo ho redarguito un tizio che faceva retromarcia sulla stessa, scendendo da un marciapiede. M'ha detto con calma: «Non t'ho visto», come a dire, "'sti cazzi, pazienza se ti do una botta e ti faccio cadere". La ciclabile bagnata e piena di foglie mi ha fatto stare molto attento, con quelle sottili ruote slick. Però, nel complesso, mi sono divertito a pedalare nel buio umido della notte.
Voglio ricordare anche la bella giornata di lunedì 8/12. Sono andato a Monte Verde allo spettacolo organizzato da varie associazioni al Teatro Vascello, per la salvezza dello stesso, minacciato da un supermercato. E mi sono visto uno spettacolo di parkour, molto interessante, di cui offro un assaggio.
Ero con l'inquinante. Tornando verso casa, mi imbatto di un ciclista a bordo di una splendida Alan, una bici che mi piace molto e che non posseggo. Gli chiedo conferma dal finestrino: «Scusa, è una Alan?». Mi risponde: «Sì, l'ho trovata». La salivazione aumenta; possibile che io trovo solo bici Gorilla Lilla e tricicli Puzzottella, e gli altri scoprono bici da corsa intere e magnifici telai? Gli chiedo conferma: «Cioè, l'hai trovata per strada?». «Sì, ho trovato il telaio, questa l'ho fatta tutta io, ci ho messo i pezzi da solo», scandisce fieramente. «Bravo, lo sai che anch'io metto i pezzi, ho fatto delle bici, ne ho 9». E lui: «Io ne ho 12». Ma lo dice non in tono "pappappero", ma con spirito di complicità ciclistica. Ci salutiamo, il semaforo è diventato verde e lui svolta per via Boccea: i riflessi di alluminio si disperdono all'orizzonte.
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