Leggo sul settimanale magazine del Corriere della Sera di oggi un servizio sulle piste ciclabili in italia, ospiti d’eccezione i neocampioni del mondo di ciclismo Paolo Bettini e Marta Bastianelli. L’Italia, come è noto, ha pochi kilometri di piste ciclabili rispetto agli altri paesi europei, in cui esiste una radicata cultura sull’uso quotidiano della bicicletta; ci sono 24 bici per 1000 abitanti, la metà della media europea. Arriviamo al nocciolo della questione. Scrive Stefano Landi, autore del servizio: «Per garantire sicurezza servono soldi». Pecoraro Scanio ha già stanziato 15 milioni di euro. Altri ne servirebbero. Ecco, per promuovere l’uso della bici nelle città italiane non servono molti soldi, non servono soltanto nuove piste ciclabili, basta creare percorsi ciclistici consigliati, abbassare il limite di velocità a 30 Km/h sulle strade interessate e reprimere duramente, multandoli in continuazione, gli automobilisti che trasgrediscono a questo divieto. Come quando finalmente si è deciso di applicare la normativa sulle cinture di sicurezza o quando è entrato in vigore nel Codice della Strada l’obbligo di accendere i fari sulle strade extraurbane. Allo stesso tempo, bisogna assumere in ogni città 4-8 vigili urbani ciclisti che sorveglino il traffico e facciano multe, tanto per cominciare.
La pista ciclabile va bene per diporto, per pattinare, ma ci porta dove vuole lei; io voglio andare in bici dove dico io. Chiaro?
La foto della Bastianelli, alle pagg. 38-39 è stata fatta sotto il cavalcavia dell’Olimpica: ci passo tutti i giorni. L’acqua, eliminata ieri o l’altroieri, non era causata dalla pioggia, come scritto nella didascalia, ma da una tubatura che perdeva da qualche settimana. Non so se ci sono altre zone in cui la ciclabile viene sommersa, ma siccome a Roma non piove praticamente da sei mesi, e
Le classifiche sui metri di ciclabile a persona per ogni città sono un’idiozia, utile a stendere altro asfalto e a far spendere soldi. Bastano i cartelli 30 Km/h, bisogna riprendersi le strade davanti alle scuole, agli ospedali, ai parchi. Bisogna divulgare una nuova cultura dello spostamento urbano. È necessario dare l’esempio, pedalare sotto l’acqua davanti alle file di auto bloccate nel traffico.
1 commento:
signor seo expert, rifletteremo sui suoi pensieri particolarmente illuminanti.
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