Da un'intervista a Manlio Cancogni (Bologna, 1916) su La Stampa, Tuttolibri, 16 giugno 2012, p. xi.
Il ciclismo. Quante penne per le due ruote. Da Gatto a Pratolini, a Buzzati...Lei rammenta: "Nel 1926 scoprii il Giro d'Italia che fu vinto da Brunero, mentre io parteggiavo per Binda...."
«E poi parteggiai per Bartali, ragioni anagrafiche. Ma Coppi era di gran lunga più forte. Bartali più intelligente. Coppi era nevrotico, malinconico, aveva la morte addosso».
Quando Coppi muore, Orio Vergani poeticamente lo saluta: "L'Airone ha chiuso le ali".
«Lo celebrai anch'io, due pagine sull'Espresso. Muovendo da un'impresa sull'Appennino toscano. Venne un nubifragio, il cielo si oscurò, pareva d'essere di notte. Raggiunsi con il collega Pistoia, ci rifuggiammo in un sottopassaggio, attendendo. D'improvviso schiarì e apparve, in fuga, sulla strada lucida di pioggia, lui, Coppi...».
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