mercoledì 13 aprile 2011

Scandaloso articolo su "Italia Oggi"

Se qualcuno di voi ha posato l'occhio sulla pagina 12 del quotidiano "Italia Oggi", avrà notato un articolo piuttosto inquietante.
Si intitola "Caccia al ciclista indisciplinato" ed è sottotitolato "In Germania ne sono morti 200 in un anno, spesso per colpa loro". L'occhiello recita: "Troppo arrogante, prepotente, rischia la vita e semina il panico fra pedoni e automobilisti". L'articolo è firmato da Roberto Giardina, corrispondente da Berlino.
Siamo alla follia. Dopo un senso di ribrezzo per il modo di porre la questione, provo ad analizzare il contenuto dell'articolo. Ma non ci riesco. Come posso interpretare passaggi come quelli che vi propongo sotto? I limiti dell'obiettività sono ampiamente scavalcati: il ciclista spesso muore per colpa sua, dice l'articolo. Questo è scandaloso.

Su "Italia Oggi" sta scritto: "Il classico incidente mortale avviene a causa della svolta a destra. L'automobilista distratto, magari con il verde, gira e viene investito sul fianco da un ciclista che giunge dalla pista ciclabile sul marciapiede. Naturalmente e assurdamente, ha la precedenza e non intende cederla, anche se si è accorto che l'automobilista non lo ha visto. Sarebbe facile modificare il codice e obbligare che viene dal marciapiede a dare la precedenza, ma si rischia di violare un tabù".


Dice ancora Giardina: "Qualcuno è stato multato anche per eccesso di velocità: la capitale è ideale per i ciclisti, e si vedono emuli di Coppie Bartali, o del tedesco Altig, sfrecciare a 60 all'ora tra i pedoni".


Non voglio andare avanti, ma se potete, leggete questo articolo e scrivete a "Italia Oggi" quel che pensate. La redazione ha questa email: italiaoggi@class.it , il telefono è: 02/58219207.
Gli schiavi del motore a scoppio non riescono a concepire una realtà diversa e interpretano le cose a modo loro, anche quando vanno in Germania, una nazione all'avanguardia nell'uso quotidiano della bicicletta.
Siamo proprio alla frutta.

Questa mattina nel mio percorso casa-lavoro ho rischiato per ben tre volte di essere colpito da un'automobile: una bmw entrava in un parcheggio a velocità allegra e ha anche esitato a frenare, mentre sopraggiungevo frontalmente, piano. Un signore di una certa età, su un'auto grigia mi vedeva arrivare sulla strada principale ed entrava davanti a me di prepotenza. Un altro sulla Flaminia mi ha sfiorato (non passato vicino, sfiorato): poi ho visto che si è fermato (malamente), fissando il suo cazzo di cellulare.
Poi arrivi al lavoro e trovi l'articolo di "Italia Oggi".

Anche il Corriere della sera affronta un tema simile. I ciclisti sono indisciplinati, vanno sui marciapiedi. L'articolo ha suscitato un sacco di reazioni nei lettori. Il principio base è il rispetto delle leggi. Il ciclista, secondo il Codice ella strada, deve andare per strada. Se non rispetta le regole, va multato. Così l'automobilista e il motociclista.
L'unica differenza è che, nei confronti del ciclista o del pedone, un conducente che non rispetti le regole è un potenziale assassino. Questa differenza, a causa della nostra abitudine al motore a scoppio, sembra insignificante. Infatti ciclisti e auto-motociclisti vengono messi sullo stesso piano. Fino ad arrivare a questo articolo assurdo su "Italia Oggi", in cui "l'automobile [che ha commesso un'infrazione] viene investita di fianco dalla bici...naturalmente e assurdamente il ciclista ha la precedenza".  
Fatevi guardare da uno psicologo bravo.
E poi, quando leggo nei commenti all'articolo del Corriere che il ciclista sta in mezzo alla strada e rallenta il traffico, dopo le ore di lavoro, ecc., si capisce meglio la realtà. Andare sul marciapiede serve a salvarsi la pelle da questi affaticati lavoratori che la sera premono sull'acceleratore per tornare a casa a vedere Italia 1. Rischiano di ammazzare qualcuno.


Ecco il testo della mia email, inviata ieri alla redazione di "Italia Oggi":

Gentile redazione,

sono rimasto stupito per il modo di trattare il tema dei ciclisti in città, offerto dall'articolo da voi pubblicato in data odierna a pag. 12, dedicato alle multe ai ciclisti in Germania. Il contenuto di tale articolo è palesemente fazioso, non saprei dire a favore di chi. Quando un redattore arriva a proporre modifiche al codice della strada tedesco perché i ciclisti muoiono, anche quando hanno ragione, mi sembra che si sia superata la soglia dell'obiettività.
Il panorama che sfrecciano a 60 Km/h è abbastanza parziale. I matti non mancano, ma trasformare la civilissima mobilità tedesca in una banda di saltatori e corridori in mezzo a pedoni (e automobili...) mi sembra un'opera non molto giornalistica.
Avessimo anche noi nelle città poliziotti che fanno multe ai ciclisti, dopo averne fatte molte di più ad automobilisti e motociclisti!

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