lunedì 11 aprile 2011

A Milano / terza parte

In pizzeria, la questione della graziella è presa molto sul serio da duo Gio' Pozzo-Adriano Maccarana, soci fondatori del negozio Orco Cicli e, cosa per me molto importante, attivisti del pedale, ossia meccanici ciclofficinari. Hanno aperto il negozio, ci lavorano, fanno bici molto belle e rifinite, pagate il giusto, ma poi fanno anche i turni in ciclofficina.Non la bici in sé, che è ritenuta una cagata in termini strutturali (non lo dicono così apertamente, ma si capisce), quanto la spiegazione della rottura del telaio.
Orco Cicli si trova in via Pastrengo, 7. Di Pozzo e Maccarana ho letto La macchina perfetta, un volume molto bello e pieno di illustrazioni utili, che ho citato anche nel mio libro, che invece non ha neanche una figura. Sono persone con cui potrei passare un mese senza annoiarmi. Esaminano il metallo e dichiarano che una crepa c'era già da un po', infatti una parte della rottura è arrugginita. Maccarana mi spiega che il problema è nella lavorazione del metallo. Quindi la rottura si è iniziata a produrre in realtà venti-trenta anni fa, quando il tubo fu ritorto e stressato per dargli la forma della graziella, tanto serviva per andare in spiaggia e per piegarla in automobile (un automobile piccola, non quelle orrende schifezze che girano oggi nelle città). Un paio d'anni fa, me l'aveva regalata Massimo, dopo averla trovata davanti al cassonetto e sverniciata, perché non aveva spazio e s'era pure stufato, già allora quindi "Fuerza" aveva i giorni contati. La graziella adesso è buttata per terra mentre mangiamo la pizza. Intanto si decolla con lo scibile ciclistico, di cui qui in video metto solo un assaggio.


Andiamo poi nel negozio e la sindrome di Stendhal accusa un picco, in particolare per i due esemplari di Iskra lì presenti.

Iskra vuol dire 'scintilla' in russo ed è stata appena esposta a Modena, suscitando mugolii e qualche svenimento. Il tubo sella si bipartisce e lascia spazio per la ruota posteriore, così il carro è strettissimo e la bici è una bestia.
C'è anche un telaio di acciaio inox saldato ad argento, in via di completamento. Palpitazioni, salivazione abbondante, palpebra semiabbassata segnalano qualche problema di controllo delle emozioni.


Così, quando Maccarana tira giù la Iskra ramata e mi offre di provarla, temo di sfracellarmi da qualche parte.

Questo telaio da pista, alla prima pedalata, ti scappa da sotto il culo.
Il colloquio continua. Pozzo e Maccarana mi porgono un catalogo francese degli anni Trenta, in cui una miriade di componenti era già presente e realizzata alla perfezione. Perfino la chiave inglese multipla a forma di osso, quella che ora ti si distrugge tra le mani. Infatti allora era fatta di inox. Quindi è stata solo copiata, in peggio. Così moltissime parti della bici. Mozzi con oliatori, portapacchi, freni a pedale. Insomma, negli anni Trenta c'era già un sacco di roba avanzatissima. Poi è arrivata l'auto, ma anche un po' di oblio steso a dovere dalla produzione industriale, non tanto dalla storia che ora riemerge nei modi più impensabili. Il web aiuta fino a un certo punto, perché quello che lì non si trova rischia di non esistere più. Gli orchi sono ricercatori instancabili.
C'è una sintonia pazzesca tra il libro che mi sono portato appresso da Roma, i miei colloqui con Emanuele la sera prima, e ora anche le tesi di Pozzo e Maccarana sull'oblio di pratiche, componenti, in generale idee. (Esporrò questi concetti a parte, fra un po', magari in un post apposito.) 
All'apertura delle cassette di attrezzi Campagnolo, sento di essere vicino al samadhi ciclistico, in cui tutte le cose si fondono in una e, accompagnati da Lenin, tutto si chiarisce.

 La graziella giace in terra e si decide di unire l'utile al dilettevole. Andremo in ciclofficina +bc, così vedo la ciclo e smonto tutti i pezzi, che mi riporterò a Roma. Il telaio verrà donato alla scienza (ossia al settore saldatura).

Mi sento a casa, anche se non ci sono mai stato. Bel posto e begli attrezzi.

Fuerza viene collocata sulla zona saldatura, che trovo subito, perché è uguale alla nostra, alla ExLavanderia.
  Ci sono, anche, inequivocabili tracce di Rocco (che non ho incontrato), o comunque di uno stile rocchesco:

3 commenti:

Anonimo ha detto...

i ciclisti non si fanno complimenti scemi.
però leggere certe cose è come fare un pò di cure termali.
si respira un'aria che fa bene.
mad max

Unknown ha detto...

lucaaaaa!! Fuerza! Che bello leggere il tuo blog....mi sembra proprio di vederti mentre "fuerza de la revoluciòn" ti lascia "interdetto". La santa graziella, come l'"occhio di Allah", quando si rompe ha fatto il suo dovere...poteva succedere di peggio!

ha detto...

Aivoglia, è andata bene.