venerdì 22 aprile 2011

Il "Giretto d'Italia"

A me questo "Giretto d'Italia" sembra l'ennesima iniziativa superficiale e inutile. Il titolo mi infastidisce, mi sembra che consideri il ciclista come uno scemo. Se gli altri giudicheranno il termine "Giretto d'Italia" acuto e intelligente, sono disposto ad ammettere di essermi sbagliato.

Forse è l'idea di aumentare l'indice di ciclabilità di Roma, schivando continuamente suv e scooteroni lanciati a 70 Km/h, cercando di prevedere il comportamento di persone che scrivono e leggono sms mentre guidano, ecc. che mi fa sentire uno scemo.

Comunque il Giretto è organizzato da grandi associazioni, come Legambiente e Fiab, assieme alla molto più evanescente Cittainbici, e i Comuni, ovviamente. (Cittainbici è l'associazione che unisce tutti gli enti locali che abbiano una figura di riferimento istituzionale che si occupa di bici. Pensate che esiste pure a Roma, e non è una battuta.)
Vi sono tre categorie di città, suddivise in base al numero di abitanti. I tre vincitori verranno premiati durante la famigerata "Giornata Nazionale della Bicicletta", che potrebbe essere ribattezzata più appropriatamente "Giornata Nazionale dell'Immobilismo Nei Confronti Della Bicicletta".
I Comuni faranno a gara a chi è più virtuoso in fatto di ciclabilità, ma avendo a disposizione ogni anno i dati di Legambiente e Fiab, non capisco in cosa consista la gara, cioè il Giretto.
Poi c'è questo modo di porre le questioni, sempre lo stesso, che alterna luci e ombre, per cercare in qualche modo di consolarsi, nascondendo il totale disinteresse strutturale per la bici in Italia, in particolare nelle grandi città, e la mancata applicazione delle famose leggi sulla ciclabilità, che sono da anni lettera morta.

Dice l'articolo del Corriere della sera: “Il Giretto d’Italia - sottolineano gli organizzatori - vuole dimostrare che ci sono già oggi città dove la mobilità a due ruote è una realtà consolidata e che hanno percentuali di spostamenti a pedali paragonabili a quelli di capitali europee, come Copenaghen o Berlino, unanimemente considerate a misura di bici”.
Sì, peccato che questi alti livelli di ciclabilità sussistano nelle famose Ferrara, Reggio Emilia, Bolzano, Mantova, ecc., mentre nelle grandi città la situazione è pessima, gli investimenti sono molto scarsi e il dominio delle auto persiste incontrastato.  

A me paragonare Ferrara a Berlino non consola affatto.

Quindi comincia il Giretto. Potete anche mandare una vostra foto o un raccontino al Corrierone.

Ancora una volta, quindi, tira aria di scampagnata. 

Molta superficialità, dunque, e operazioni di facciata nei confronti di Santa bicicletta (definizione di Umberto Grioni, 1910), un mezzo che avrebbe il potere di abbattere l'uso del motore a scoppio, renderlo obsoleto e pulire l'aria delle strade, se l'uso della bici fosse supportato da soluzioni idonee, che sono quelle applicate a New York, Los Angeles, Londra, Parigi, Berlino e, fra un po', anche Pechino.

L'indice di ciclabilità del nostro Paese - movimenti totali in bicicletta - è fermo al 3,8%. In Olanda siamo al 27%, in Danimarca al 18%, in Germania al 10%, in Finlandia al 7,4%. Peggio di noi solo Francia, 3%, Regno Unito 2%, Portogallo 1 % e Spagna 0,7%. 

P. S.: per come stiamo messi a Roma in quanto a ciclabilità, mi sa che la Caput Mundi al "Giretto d'Italia" non inizia neanche a pedalare: problemi tecnici.

1 commento:

Paolo Cremaschi ha detto...

Il problema, che condivido, è principalmente determinato, a mio avviso, dal fatto che in generale (non certo in casi come il tuo) le persone che si occupano di bicicletta lo fanno per TUTLARE I MIEI DIRITTI, non quelli della propria esperienza. Dunque è raro, ad esempio trovare casi come "rotazioni" che sanno distinguere l'esperienza del s'è da quella di TUTTI.

:-)