lunedì 11 aprile 2011

A Milano / prima parte

Sono andato a Milano e Modena a presentare il mio libro e a incontrare un po' di gente. Bella gente. E belle bici, tali da indurre, fin dalle prime ore, una serpeggiante sindrome di Stendhal. In generale, devo dire che ho trovato Milano meglio di Roma per quanto riguarda la ciclabilità, ma siccome la Capitale vale zero virgola zero zero qualcosa, non è una osservazione confortante. Però a Milano la sera le luci della strada le tengono tutte accese, (non fanno come a Roma dove a turno si spegne un po' di qua e un po' di là per risparmiare) l'asfalto è in condizioni migliori (anche qui non ci vuole molto), e si è cercato di ricavare percorsi ciclabili con più determinazione.

Gli automobilisti mi sono sembrati statisticamente più educati o pazienti. Ma ho pedalato solo poche ore.
La bici attizza e viene proposta da una banca se apri il conto,
oppure da un bar come premio. A parte questi aspetti un po' superficiali, da punti benzina, un sacco di gente pedala a tutte le ore per Milano. Kappa, che incontro nel quartiere Isola in sella a una pieghevole, è fra questi.


Giovedì sera /7 aprile) ho presentato il libro da Ciclobby, associazione milanese della Fiab.
Vengono parecchie persone entusiaste della bici (con molte sono in contatto via web da un po' di tempo) e si parla di ciclabilità urbana per oltre 2 ore e mezza con il presidente di Ciclobby, Eugenio Galli. I problemi delle metropoli sono sempre gli stessi, in particolare la pressoché totale disattenzione delle istituzioni (il Comune, in poche parole) su questo argomento. Sotto elezioni ricominciano le promesse, in seguito disattese con la giustificazione che "non ci sono i soldi per fare le ciclabili". Un teatrino che si ripete da molto tempo e che sembra aver stancato anche la più grande associazione italiana, che si sta riorganizzando su base nazionale e che aderisce ai referendum per l'acqua pubblica e contro il nucleare. Siccome anch'io mi sono stancato delle biciclettate primaverili e dei cosiddetti "tavoli", sono molto contento. Alcune foto della serata sono qua. Da Ciclobby ci sono alcune persone determinate a difendere le ragioni della bicicletta in città.
A casa sua, Emanuele mi mostra i distintivi delle associazioni ciclistiche italiana e francese a fine Ottocento.
Le ruote sono di bicicletta, peccato che poi le associazioni si convertirono all'automobile, con una lavata di spugna di un passato tanto glorioso e attualissimo.
Emanuele gioca a scacchi via radio in alfaberto morse con radioamatori russi. Uno degli apparecchi è un esemplare dell'epoca sovietica in dotazione agli ufficiali: mi sembra inutile aggiungere altro sulle doti intellettuali di quest'uomo.
Il mio ospite mi mostra libri dedicati alla bici di grande interesse. La bellezza delle manopole e dei caratteri in cirillico ipnotizzano lo sguardo. L'anniversario del volo di Gagarin si avvicina. Ma è soprattutto la lettura rapida di questi volumi e i sintomi dello spaesamento a causare un inizio di Stendhal. Niente a confronto di ciò che verrà. Il fatto che molti di questi libri siano introvabili, aumenta la frenesia e il senso di inadeguatezza per cercare di memorizzare e prendere qualche appunto. Ed Emanuele continua a portar libri...

Per il giorno successivo mi sono riproposto un pellegrinaggio ad alcuni luoghi interessanti del ciclismo milanese. Il velodromo Vigorelli, in cui si è fatta la storia del ciclismo su pista, lo abbiamo visto la sera prima, da fuori. Ma c'è molto altro. Vorrei vedere alcuni negozi, qualche ciclofficina, soprattutto persone. Ma il tempo è poco. Un programma denso, che a una certa ora, non troppo tardi, dovrà concludersi alla Stazione Centrale, perché devo andare in treno a Modena per un'altra presentazione e altri incontri.
La mattina è destinata a Ciclistica, in via Giuseppe Pellizza da Volpedo, 12, negozio molto fornito che prima era solo un blog (e lo è ancora) e che leggo da tempo. Mi presento al rev. Menthos, chiedendo se la Milano-Torino in fissa è già partita e se li riacchiappo. (La corsa si è tenuta il 3 aprile, con medie altissime per dei non professionisti).




Parlo fittamente con Menthos, Andrea e Matteo che, nonostante i loro impegni, mi danno retta. Si fa tardi. Compro solo una ruota libera da 3/32 che a Roma non si trova. Negozianti romani, crapuloni e pigri: svegliatevi! Nella Caput Mundi, città bellissima, dove c'è San Pietro, le catacombe, l'Atac, è impossibile trovare cerchi di qualità da 20 e 16 pollici, tipici delle pieghevoli. Impossibile trovare raggi d'acciaio corti. Insomma, siamo un po' arretrati...


(To be continued)

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