venerdì 23 dicembre 2011

Fonte: L'Arena

Ciclista ucciso dal camion. «Servono percorsi protetti»

GLI AMICI DELLA BICICLETTA. Una sorella di Marini è la socia più anziana dell'associazione. Fabbri: «In zona Zai ci sono larghi marciapiedi poco utilizzati: basterebbe un po' di vernice per ricavare ciclabili in piena sicurezza»
22/12/2011 
 
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Soccorritori della Croce verde increduli sul luogo dell’incidente
Verona. Percorsi ciclabili protetti. Solo così, secondo Paolo Fabbri, presidente degli Amici della Bicicletta, si possono evitare incidenti come quello che è costato la vita a Nerio Marini. E Michele Bertucco, candidato sindaco per il centrosinistra, attacca l'amministrazione: «Negli ultimi cinque anni, insufficienti opere per la sicurezza di pedoni e ciclisti».
Fabbri spiega: «Si tratta di un fatto gravissimo, che va ad incrementare il numero di ciclisti deceduti quest'anno. Una delle due sorelle del defunto, tra l'altro, è la nostra più anziana e cara socia, cui esprimiamo grande cordoglio». E prosegue: «Verona è in cima a diverse graduatorie negative, tra cui quelle per numero di scontri e per smog. Nella zona della Zai teatro dell'incidente, fare sicurezza è meramente una questione di... vernice. Esistono larghi marciapiedi poco battuti dai pedoni che potrebbero tranquillamente essere dedicati anche ai ciclisti, al prezzo di qualche spennellata e segnale stradale».
Fabbri critica poi l'operazione che si è scelta di fare su corso Milano, appena rinnovato con la pista ciclabile, e già modificato con l'introduzione di più stalli a bordo strada. «Non va certo a favore della tutela dei ciclisti se il sindaco, su richiesta di un tabaccaio, decide di restringere le corsie per le bici in favore delle auto. Un altro errore è stato fatto in corso Porta Nuova, eliminando attraversamenti pedonali. Chiediamo che il Comune applichi finalmente il piano del traffico a tutela degli utenti deboli della strada».
Ma da Palazzo Barbieri non arrivano commenti. Si fa notare, piuttosto, che in altri paesi europei vige l'obbligo, per i camion, di sensori laterali che sopperiscano alla carenza di visibilità causata dall'angolo cieco.
Non tace, invece, Michele Bertucco. «Le campagne demagogiche degli ultimi anni non hanno minimamente contribuito a migliorare la sicurezza stradale, nervo scoperto di questa città. Mentre i reati sono andati naturalmente diminuendo da noi come in altre città, i morti e i feriti sulle strade continuano ad aumentare. Si contano sulle dita di una mano le zone 30 realizzate dall'attuale amministrazione, le nuove isole pedonali installate, gli interventi approntati per la sicurezza di ciclisti e pedoni. Eppure», continua Bertucco, «si tratta di realizzazioni di scarso valore economico, ma che hanno un forte e reale beneficio, sia sulla qualità dell'aria, contribuendo a limitare il numero di auto in circolazione, sia sul piano della civiltà urbana».  Comoda per evitare gli incolonnamenti e la ricerca affannosa del parcheggio. In più, ecologica e salutare. È la bicicletta. I ciclisti abituali in città non saranno la maggioranza - si stima circa il 6-7 per cento dei veronesi - però difendono con convinzione la propria scelta di mobilità alternativa. E alla luce dei numerosi incidenti, in cui la peggio ce l'ha chi va sulle due ruote a pedali, invocano più attenzione da parte dell'amministrazione e degli stessi automobilisti. Perchè, dicono, le strade non sono sicure e chi va in macchina non tiene in considerazione gli utenti "deboli", pedoni e ciclisti in primis.
Intercettando i ciclisti che attraversano il centro, ci si accorge di quanto la bici sia un mezzo trasversale. La usano uomini e donne, giovani e anziani, veronesi e stranieri.
«Da vent'anni vado al lavoro in bici, dallo Stadio a Porta Vescovo. Che dire? Ogni giorno, in strada, è una guerra», spiega Franco Nogara, 53 anni.
«Gli automobilisti non considerano la nostra presenza. Rispetto a città più avanzate sotto quest'aspetto, per esempio Ferrara, da noi si nota una vistosa carenza di cultura. Ma tra i pericoli ci sono anche buche e crepe in cui le ruote si possono infilare, soprattutto la mattina presto quando per il buio non ci si vede bene».
Anche Graziella, 47 anni, usa la bici per andare al lavoro. «In centro, è più veloce dell'autobus e, naturalmente, molto più economica dell'auto. E poi mi piace. Ma tante volte mi sono ritrovata a schivare portiere aperte all'improvviso, o frenare bruscamente a causa di chi mi taglia la strada. Si dovrebbe fare maggior sensibilizzazione, partendo dalle scuole».
Giulia C., 22 anni, pedala ogni giorno da San Zeno all'università: «In centro storico, nelle vie a senso unico, mi sento più sicura, nonostante il pavè non sia il massimo. Alzo la guardia quando devo attraversare alcuni snodi principali, evitando accuratamente le corsie dei taxi».
Anche un anziano dice di fare attenzione alle corsie preferenziali: «Quando sento arrivare un autobus, mi fermo, lo lascio passare, e riparto. Ho troppa paura che non mi veda».
Infine Natalia, domestica d'origine moldava, non ha altro mezzo per spostarsi se non la bici, con cui passa da un quartiere all'altro.
«Sarebbe bello se ci fossero più percorsi protetti. Sulla nuova pista ciclabile in corso Milano, per esempio, mi sento molto più tranquilla di un tempo».L.Co.
Lorenza Costantino

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