rotazioni - ciclismo urbano 12/9/2007 - 12/9/2012
giovedì 31 gennaio 2013
mercoledì 12 settembre 2012
Settimana di rivolta ciclistica romana
n.d.r.: se l'obbedienza, l'abitudine e la docilità producono morte, smog, malattie, traffico, se i politici stanno a guardare, se gli interessi economici sono troppo forti perché qualcuno promuova un cambiamento nelle nostre città, se ci si siede ai tavoli e poi ci si rialza senza aver concluso nulla
allora
è sano, buono e giusto ribellarsi. Ce la puoi fare anche tu.
**************** ROMA, 22-30 SETTEMBRE 2012 ****************
************ 20 ANNI DI CRITICAL MASS NEL MONDO ************
************* 10 ANNI DI CRITICAL MASS A ROMA **************
*************** SETTIMANA DI RIVOLTA CICLISTICA ************
******************************
******************************
San Francisco, venerdì 25 settembre 1992: un gruppo di ciclisti sfida
il senso comune e vìola le regole della circolazione stradale, si
impone al centro delle strade e pedala davanti alle macchine.
Non è una manifestazione, si chiama "Commute clot", coagulo di
cambiamento che diventa presto una coincidenza organizzata. Da allora
ogni ultimo venerdì del mese San Francisco ripropone questa ribellione
spontanea e senza capi, ribattezzata Critical Mass. La
riappropriazione pratica e politica dei nostri spazi urbani e del
nostro corpo è contagiosa, si diffonde tra i ciclisti, valica i
confini degli stati e le placche dei continenti. In pochi anni 10, 20,
100, 500 città hanno una Critical Mass mensile, nascono le
ciclofficine, dove puoi costruire o riparare una bici a costo zero.
Oggi, più o meno una volta al mese in quasi tutte le città del mondo,
le persone rivendicano il diritto di spostarsi pedalando, dimostrano
che il nostro corpo è una fonte di energia sufficiente per rompere
l'ingorgo coatto in cui il sistema ha rinchiuso le nostre menti e
inchiodato i nostri portafogli. Liberare le città dalle automobili non
significa tornare al passato, ma andare incontro al futuro, perchè
nelle nostre città vogliamo vivere, respirare aria, spostarci, senza
pericoli e senza stress.
Ma in vent'anni le città e i politici sono rimasti sordi al grido di
cambiamento lanciato dai pedali, alle statistiche sui tempi di
percorrenza, ai dati sull'inquinamento atmosferico, alla diffusione
crescente di malattie cardiovascolatorie e polmonari. E così le città
sono diventate un unico grande ingorgo malsano in cui l'automobile
contraddice se stessa e diventa il mezzo di trasporto più lento.
Quanto ci costa l'imposizione di uno sviluppo urbanistico basato sulle
autombili? Quali costi sociali dovremo ancora soppoartere prima di
convincerti ad abbandonare la macchina per la bicicletta o per i mezzi
pubblici (e a pretendere che questi ultimi funzionino!).
Sei pronto a rinunciare alle domeniche all'autolavaggio,
all'assicurazione, alle multe, alle ore di coda, alla puzza di smog?
In tanti, in tutto il mondo, hanno trovato nella Critical Mass un
piccolo grimaldelllo che fa leva sulla questione della mobilità e la
porta a livello di critica sociale del sistema, un granello di sabbia
capace di resistere alle manipolazioni politiche dei partiti e di
creare intorno a sé una controcultura che si esprime nelle strade, sui
muri, in libri, film e documentari, come anche nella creazione di
grandi eventi internazionali totalmente autogestiti.
Mentre San Francisco festeggia i suoi vent'anni di Critical Mass con
una mobilitazione intercontinentale, Roma, con i suoi 10 anni di
critical mass e 9 anni di ciclofficine autogestite non è da meno,
lancia una doppia Critical Mass in una settimana densa di
appuntamenti.
****************************** ******************************
**************** ROMA, 22-30 SETTEMBRE 2012 ****************
************ 20 ANNI DI CRITICAL MASS NEL MONDO ************
************* 10 ANNI DI CRITICAL MASS A ROMA **************
*************** SETTIMANA DI RIVOLTA CICLISTICA ************
****************************** ******************************
:::SABATO 22
9° COMPLEANNO CICLOFFICINA DONCHISCIOTTE
*Bike polo - *Racconti di chiavi inglesi e di concetti
*Cena - *Asta di biclette - *Concerto - *Proiezioni video e DjSet
Dalle ore 16.00 a tarda notte
c/o CSOA eXSnia, via Prenestina, 173
:::MERCOLEDÌ 26
CICLOFFICINE IN PIAZZA
*Discussioni e pedalata per il quartiere
Aalle ore 18 in poi
c/o Ciclofficina La Gabbia, Largo F. Mengaroni
(per chi vuole partenza in bici dalla Ciclofficina
Donchisciotte ore 17.00)
:::VENERDÌ 28
CRITICAL MASS ROMA FESTEGGIA 10 ANNI
!!!LE BICI SONO IL TRAFFICO!!!
Dalle ore 18 a Piazza Vittorio, lato via Napoleone III
Al termine della Critical Mass
6° compleanno Ciclofficina Centrale
c/o Associazione Ciclonauti, mercato rionale di via Baccina 36/37
:::SABATO 29
CRITICAL MASS RADDOPPIA E FESTEGGIA ANCORA
Alle ore 18 a Piazza Vittorio, lato via Napoleone III
Dalle ore 20,30 festa per l'apertura della Ciclofficina Fronte del Porto
Portate una chiave inglese in regalo
c/o Fronte del Porto, Via del Porto Fluviale 12
:::DOMENICA 30
LA CICLOFFICINA CENTRALE SALE IN PIAZZA
Dalle ore 10 Ciclofficine in piazza
Aggiusta, ripara, impara e condividi
Dalle ore 16.00 asta di biciclette
piazza Madonna dei monti
::::RECLAMA LA STRADA, L'ARIA, L'ACQUA E LA TERRA, BUTTA LA MACCHINA E
USA LA BICI::::
::::Rete delle Ciclofficine popolari romane - www.ciclofficinepopolari.it::: :
allora
è sano, buono e giusto ribellarsi. Ce la puoi fare anche tu.
In occasione del ventennale della nascita della Critical Mass (San Francisco 1992) e dei dieci anni di CM in Italia (Milano 2002) le ciclofficine popolari romane promuovono la "Settimana di rivolta ciclistica".
**************** ROMA, 22-30 SETTEMBRE 2012 ****************
************ 20 ANNI DI CRITICAL MASS NEL MONDO ************
************* 10 ANNI DI CRITICAL MASS A ROMA **************
*************** SETTIMANA DI RIVOLTA CICLISTICA ************
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San Francisco, venerdì 25 settembre 1992: un gruppo di ciclisti sfida
il senso comune e vìola le regole della circolazione stradale, si
impone al centro delle strade e pedala davanti alle macchine.
Non è una manifestazione, si chiama "Commute clot", coagulo di
cambiamento che diventa presto una coincidenza organizzata. Da allora
ogni ultimo venerdì del mese San Francisco ripropone questa ribellione
spontanea e senza capi, ribattezzata Critical Mass. La
riappropriazione pratica e politica dei nostri spazi urbani e del
nostro corpo è contagiosa, si diffonde tra i ciclisti, valica i
confini degli stati e le placche dei continenti. In pochi anni 10, 20,
100, 500 città hanno una Critical Mass mensile, nascono le
ciclofficine, dove puoi costruire o riparare una bici a costo zero.
Oggi, più o meno una volta al mese in quasi tutte le città del mondo,
le persone rivendicano il diritto di spostarsi pedalando, dimostrano
che il nostro corpo è una fonte di energia sufficiente per rompere
l'ingorgo coatto in cui il sistema ha rinchiuso le nostre menti e
inchiodato i nostri portafogli. Liberare le città dalle automobili non
significa tornare al passato, ma andare incontro al futuro, perchè
nelle nostre città vogliamo vivere, respirare aria, spostarci, senza
pericoli e senza stress.
Ma in vent'anni le città e i politici sono rimasti sordi al grido di
cambiamento lanciato dai pedali, alle statistiche sui tempi di
percorrenza, ai dati sull'inquinamento atmosferico, alla diffusione
crescente di malattie cardiovascolatorie e polmonari. E così le città
sono diventate un unico grande ingorgo malsano in cui l'automobile
contraddice se stessa e diventa il mezzo di trasporto più lento.
Quanto ci costa l'imposizione di uno sviluppo urbanistico basato sulle
autombili? Quali costi sociali dovremo ancora soppoartere prima di
convincerti ad abbandonare la macchina per la bicicletta o per i mezzi
pubblici (e a pretendere che questi ultimi funzionino!).
Sei pronto a rinunciare alle domeniche all'autolavaggio,
all'assicurazione, alle multe, alle ore di coda, alla puzza di smog?
In tanti, in tutto il mondo, hanno trovato nella Critical Mass un
piccolo grimaldelllo che fa leva sulla questione della mobilità e la
porta a livello di critica sociale del sistema, un granello di sabbia
capace di resistere alle manipolazioni politiche dei partiti e di
creare intorno a sé una controcultura che si esprime nelle strade, sui
muri, in libri, film e documentari, come anche nella creazione di
grandi eventi internazionali totalmente autogestiti.
Mentre San Francisco festeggia i suoi vent'anni di Critical Mass con
una mobilitazione intercontinentale, Roma, con i suoi 10 anni di
critical mass e 9 anni di ciclofficine autogestite non è da meno,
lancia una doppia Critical Mass in una settimana densa di
appuntamenti.
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**************** ROMA, 22-30 SETTEMBRE 2012 ****************
************ 20 ANNI DI CRITICAL MASS NEL MONDO ************
************* 10 ANNI DI CRITICAL MASS A ROMA **************
*************** SETTIMANA DI RIVOLTA CICLISTICA ************
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:::SABATO 22
9° COMPLEANNO CICLOFFICINA DONCHISCIOTTE
*Bike polo - *Racconti di chiavi inglesi e di concetti
*Cena - *Asta di biclette - *Concerto - *Proiezioni video e DjSet
Dalle ore 16.00 a tarda notte
c/o CSOA eXSnia, via Prenestina, 173
:::MERCOLEDÌ 26
CICLOFFICINE IN PIAZZA
*Discussioni e pedalata per il quartiere
Aalle ore 18 in poi
c/o Ciclofficina La Gabbia, Largo F. Mengaroni
(per chi vuole partenza in bici dalla Ciclofficina
Donchisciotte ore 17.00)
:::VENERDÌ 28
CRITICAL MASS ROMA FESTEGGIA 10 ANNI
!!!LE BICI SONO IL TRAFFICO!!!
Dalle ore 18 a Piazza Vittorio, lato via Napoleone III
Al termine della Critical Mass
6° compleanno Ciclofficina Centrale
c/o Associazione Ciclonauti, mercato rionale di via Baccina 36/37
:::SABATO 29
CRITICAL MASS RADDOPPIA E FESTEGGIA ANCORA
Alle ore 18 a Piazza Vittorio, lato via Napoleone III
Dalle ore 20,30 festa per l'apertura della Ciclofficina Fronte del Porto
Portate una chiave inglese in regalo
c/o Fronte del Porto, Via del Porto Fluviale 12
:::DOMENICA 30
LA CICLOFFICINA CENTRALE SALE IN PIAZZA
Dalle ore 10 Ciclofficine in piazza
Aggiusta, ripara, impara e condividi
Dalle ore 16.00 asta di biciclette
piazza Madonna dei monti
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USA LA BICI::::
::::Rete delle Ciclofficine popolari romane - www.ciclofficinepopolari.it:::
Cinque anni posson bastare: chiusura blog "Rotazioni"
Henri Cartier-Bresson, Hyères, 1930
|
martedì 11 settembre 2012
Ciclabile Torino-Venezia
Progetto “Vento”, da Torino a Venezia in bici. Costerebbe come un km di autostrada
[n.d.r.: li mortacci vostra!]
Una pista ciclabile lungo il Po lunga 679 chilometri, fra le più estese d'Europa. L'investimento su ripagherebbe ogni anno grazie all'indotto. L'idea viene dal Politecnico di Milano che spiega: "Sono soluzioni semplici e concrete, realizzabili in due anni. Costa poco e genera benefici. Però la politica deve agire" Il professore Paolo Pileri del Politecnico di Milano ha fatto due conti: in Italia per realizzare un chilometro di autostrada si spendono circa 80 milioni di euro. Con gli stessi soldi si potrebbero collegare Torino a Venezia con una pista ciclabile lungo il Po, 679 mila metri di ciclo via. Questo è il progetto “Vento“, che stando agli studi del Politecnico ripagherebbe l’investimento ogni anno, grazie all’indotto. Il docente di pianificazione urbanistica spiega: “Sono soluzioni semplici e concrete, realizzabili in due anni. Questa è una grande opera: costa poco e genera benefici distribuiti sul territorio. Tutte le grandi ciclabili in Europa hanno salvato pezzi di paesaggio e attivato economie pulite per migliaia di aziende piccole e medie. Se le Regioni non si muovono le riterrò responsabili per il non aver colto il potenziale di sviluppo sottostante. La politica deve muoversi e deve superare i campanilismi“. Vediamo i dettagli tecnici: la pista ciclabile in ipotesi, fra le più lunghe d’Europa, praticamente c’è già. Il 15 per cento del tracciato, circa 100 chilometri, è pedalabile ad oggi, ma anche per gli altri 500 non si partirebbe dal nulla. Pileri ha previsto tre fasi di intervento. Nella prima si possono recuperare 284 chilometri al costo di un milione di euro, quindi 4 euro al metro, seguendo l’esempio di ciò che è già stato fatto in Adige e in altre piste ciclabili lungo la Drava o il Danubio, cioè con semplici modifiche di argini e sentieri non utilizzati. Sembra facile ma sottolinea il professore: “Questa parte del progetto è tutta è bloccata dalle regole dell’Aipo (Agenzia regionale fiume Po, ndr). Gli argini devono essere resi agibili grazie al’intervento della politica. In tutta europa lo si fa, come anche in Trentino e la sicurezza dei cittadini non è a rischio (il divieto di accesso agli argini è motivata da disposizioni di sicurezza, ndr)”. Per la seconda fase, altri 148 chilometri servono 18 milioni di euro, quindi 120 euro al metro, per mettere in sicurezza le piste ciclabili che già ci sono. L’ultima parte del tracciato, lunga 145 chilometri è la più costosa perché manca del tutto una infrastruttura pedalabile. Qua i costi lievitano a 420 euro al metro, 61 milioni di euro da spendere in ponti, barriere, segnali e tratti ex novo. La ricaduta economica del progetto invece risiede nell‘indotto che potrebbe generare: lungo la tratta ci sono già 2 mila “piccole imprese” tra aziende agricole , bed and breakfast, attività artigianali e commerciali . Inoltre molte altre città non direttamente collegate, potrebbero attirare i ciclisti creando altri sei chilometri di pista ciclabile per raggiungere una delle 115 stazioni ferroviarie lungo il circuito. Dal Politecnico commentano: ”L’impegno di spesa è più che sostenibile, se diviso fra tutte le Regioni, Province e amministrazioni interessate, manca un impegno concreto. È una questione politica e noi chiediamo ai politici di impegnarsi. Inoltre non sarebbe un’opera che fa arricchire uno o pochi ma molti, si parla di crescita economica distribuita“. In europa progetti simili portano alle economie locali dai 72 ai 91 milioni di euro l’anno, grazie alla presenza di oltre 155 mila turisti. Il tracciato prevede la partenza dal Lido di Venezia. Poi si arriva a Chioggia in traghetto, si pedala verso il Polesine e si raggiunge il canale di Burana. Da lì si prosegue sul Po fino all’altezza di Pavia, dove si devia sulla ciclabile del Naviglio Pavese e con questa si arriva a Milano, dove le ipotetiche vie d’acqua di Expo consentirebbero una visita ai padiglioni dell’esposizione. Quindi il tracciato prevede che si ritorni sul Po e si prosegua in terra piemontese, fino a Torino. Tra i Comuni toccati, Pavia, Cremona, Ferrara, Piacenza, Chivasso, Casale Monferrato. E poi centri minori come Guastalla, Bondeno, Revere, Frassineto Po, Sermide. Il Fatto ha provato a sondare l’umore delle quattro Regioni interessate, ad oggi ci hanno risposto in due Piemonte e Veneto. Per l’assessorato alla viabilità del Piemonte: “Il progetto è molto interessante ma al momento è difficile da finanziare, per noi la priorità è trovare fondi per il trasporto pubblico urbano, forse l’assessorato al Turismo potrebbe interessarsene”. Dal Veneto invece l’assessore Renato Chisso ci dice: “Per la parte veneta l’itinerario lungo il Po è inserito nel nostro Master Plan delle piste ciclabili. Insomma per noi una pista ciclabile lungo il Po non è una fantasia ma una ipotesi seria. L’ipotesi progettuale del nostro Master Plan riguarda interamente la sponda sinistra del grande fiume, mentre la proposta presentata a Milano tiene evidentemente conto anche di altri percorsi. Ma nella sostanza il corridoio modale ciclabile è quello”. Per quanto riguarda un suo possibile finanziamento: “Il fatto che sia già prevista dal Master Plan costituisce per noi un criterio di priorità a supporto di eventuali finanziamenti che si rendessero disponibili. Per noi sarebbe un’ulteriore motivo di attrazione anche turistica, una opportunità straordinaria per tutti gli appassionati di slow tourism. Al momento mancano risorse regionali sufficienti e spendibili per questa ipotesi. Personalmente credo che, di pronte ad una idea progettuale come quella prospettata a Milano, sia necessario arrivare anzitutto ad un coordinamento interregionale e con lo Stato e le sue articolazioni territoriali interessate, per avere tutti gli assensi necessari ed elaborare un vero progetto di fattibilità”. Per approfondimenti è possibile guardare alcuni video realizzati dai ricercatori oppure iscriversi alla pagina facebook dedicata all’iniziativa.
di Nicolò Sapellani | Il Fatto quotidiano, 20 maggio 2012
Una pista ciclabile lungo il Po lunga 679 chilometri, fra le più estese d'Europa. L'investimento su ripagherebbe ogni anno grazie all'indotto. L'idea viene dal Politecnico di Milano che spiega: "Sono soluzioni semplici e concrete, realizzabili in due anni. Costa poco e genera benefici. Però la politica deve agire" Il professore Paolo Pileri del Politecnico di Milano ha fatto due conti: in Italia per realizzare un chilometro di autostrada si spendono circa 80 milioni di euro. Con gli stessi soldi si potrebbero collegare Torino a Venezia con una pista ciclabile lungo il Po, 679 mila metri di ciclo via. Questo è il progetto “Vento“, che stando agli studi del Politecnico ripagherebbe l’investimento ogni anno, grazie all’indotto. Il docente di pianificazione urbanistica spiega: “Sono soluzioni semplici e concrete, realizzabili in due anni. Questa è una grande opera: costa poco e genera benefici distribuiti sul territorio. Tutte le grandi ciclabili in Europa hanno salvato pezzi di paesaggio e attivato economie pulite per migliaia di aziende piccole e medie. Se le Regioni non si muovono le riterrò responsabili per il non aver colto il potenziale di sviluppo sottostante. La politica deve muoversi e deve superare i campanilismi“. Vediamo i dettagli tecnici: la pista ciclabile in ipotesi, fra le più lunghe d’Europa, praticamente c’è già. Il 15 per cento del tracciato, circa 100 chilometri, è pedalabile ad oggi, ma anche per gli altri 500 non si partirebbe dal nulla. Pileri ha previsto tre fasi di intervento. Nella prima si possono recuperare 284 chilometri al costo di un milione di euro, quindi 4 euro al metro, seguendo l’esempio di ciò che è già stato fatto in Adige e in altre piste ciclabili lungo la Drava o il Danubio, cioè con semplici modifiche di argini e sentieri non utilizzati. Sembra facile ma sottolinea il professore: “Questa parte del progetto è tutta è bloccata dalle regole dell’Aipo (Agenzia regionale fiume Po, ndr). Gli argini devono essere resi agibili grazie al’intervento della politica. In tutta europa lo si fa, come anche in Trentino e la sicurezza dei cittadini non è a rischio (il divieto di accesso agli argini è motivata da disposizioni di sicurezza, ndr)”. Per la seconda fase, altri 148 chilometri servono 18 milioni di euro, quindi 120 euro al metro, per mettere in sicurezza le piste ciclabili che già ci sono. L’ultima parte del tracciato, lunga 145 chilometri è la più costosa perché manca del tutto una infrastruttura pedalabile. Qua i costi lievitano a 420 euro al metro, 61 milioni di euro da spendere in ponti, barriere, segnali e tratti ex novo. La ricaduta economica del progetto invece risiede nell‘indotto che potrebbe generare: lungo la tratta ci sono già 2 mila “piccole imprese” tra aziende agricole , bed and breakfast, attività artigianali e commerciali . Inoltre molte altre città non direttamente collegate, potrebbero attirare i ciclisti creando altri sei chilometri di pista ciclabile per raggiungere una delle 115 stazioni ferroviarie lungo il circuito. Dal Politecnico commentano: ”L’impegno di spesa è più che sostenibile, se diviso fra tutte le Regioni, Province e amministrazioni interessate, manca un impegno concreto. È una questione politica e noi chiediamo ai politici di impegnarsi. Inoltre non sarebbe un’opera che fa arricchire uno o pochi ma molti, si parla di crescita economica distribuita“. In europa progetti simili portano alle economie locali dai 72 ai 91 milioni di euro l’anno, grazie alla presenza di oltre 155 mila turisti. Il tracciato prevede la partenza dal Lido di Venezia. Poi si arriva a Chioggia in traghetto, si pedala verso il Polesine e si raggiunge il canale di Burana. Da lì si prosegue sul Po fino all’altezza di Pavia, dove si devia sulla ciclabile del Naviglio Pavese e con questa si arriva a Milano, dove le ipotetiche vie d’acqua di Expo consentirebbero una visita ai padiglioni dell’esposizione. Quindi il tracciato prevede che si ritorni sul Po e si prosegua in terra piemontese, fino a Torino. Tra i Comuni toccati, Pavia, Cremona, Ferrara, Piacenza, Chivasso, Casale Monferrato. E poi centri minori come Guastalla, Bondeno, Revere, Frassineto Po, Sermide. Il Fatto ha provato a sondare l’umore delle quattro Regioni interessate, ad oggi ci hanno risposto in due Piemonte e Veneto. Per l’assessorato alla viabilità del Piemonte: “Il progetto è molto interessante ma al momento è difficile da finanziare, per noi la priorità è trovare fondi per il trasporto pubblico urbano, forse l’assessorato al Turismo potrebbe interessarsene”. Dal Veneto invece l’assessore Renato Chisso ci dice: “Per la parte veneta l’itinerario lungo il Po è inserito nel nostro Master Plan delle piste ciclabili. Insomma per noi una pista ciclabile lungo il Po non è una fantasia ma una ipotesi seria. L’ipotesi progettuale del nostro Master Plan riguarda interamente la sponda sinistra del grande fiume, mentre la proposta presentata a Milano tiene evidentemente conto anche di altri percorsi. Ma nella sostanza il corridoio modale ciclabile è quello”. Per quanto riguarda un suo possibile finanziamento: “Il fatto che sia già prevista dal Master Plan costituisce per noi un criterio di priorità a supporto di eventuali finanziamenti che si rendessero disponibili. Per noi sarebbe un’ulteriore motivo di attrazione anche turistica, una opportunità straordinaria per tutti gli appassionati di slow tourism. Al momento mancano risorse regionali sufficienti e spendibili per questa ipotesi. Personalmente credo che, di pronte ad una idea progettuale come quella prospettata a Milano, sia necessario arrivare anzitutto ad un coordinamento interregionale e con lo Stato e le sue articolazioni territoriali interessate, per avere tutti gli assensi necessari ed elaborare un vero progetto di fattibilità”. Per approfondimenti è possibile guardare alcuni video realizzati dai ricercatori oppure iscriversi alla pagina facebook dedicata all’iniziativa.
di Nicolò Sapellani | Il Fatto quotidiano, 20 maggio 2012
La prima cosa buona che ha fatto questo sindaco
Ponte Milvio, rimossi i lucchetti
Lite sul museo e polemiche
10 settembre 2012
Dopo mesi di polemiche, questa mattina operai del XX municipio e operatori dell'Ama hanno rimosso le promesse d'amore.
Fonte: Il Messaggero
10 settembre 2012 - 07:16
India: nuove proteste contro centrale nucleare in Tamil Nadu
Dopo una pausa di diversi mesi i pacifisti indiani hanno ripreso le agitazioni contro una centrale nucleare nello stato indiano meridionale del Tamil Nadu dove è previsto il caricamento di un nuovo reattore con uranio arricchito.
Secondo i media indiani, circa 4 mila poliziotti e forze anti sommossa sono stati schierati davanti all'impianto di Kudankulam per impedire picchetti e cortei degli abitanti della zona che si oppongono al potenziamento della centrale. Alla protesta si è unita anche la Chiesa locale.
Le dimostrazioni sono animate da un comitato anti nucleare guidato da S.P.Udhayakumar. Circa mille pacifisti hanno marciato dal villaggio di Idinthakarai verso la centrale ma sono stati bloccati dalle forze di sicurezza.
I manifestanti, rimasti sul posto durante la notte, hanno annunciato altre agitazioni per oggi. Le proteste, iniziate un anno fa dopo l'incidente di Fukushima in Giappone, hanno ritardato l'avvio della nuova centrale costruita con l'aiuto della Russia. Ma un mese fa, nonostante l'opposizione locale, le autorità hanno dato il via libera all'attivazione di uno dei due reattori russi da mille Watt scatenando la nuova ondata di proteste.
sda-ats
Fonte: swissinfo.ch
lunedì 10 settembre 2012
Primo settembre ciclico
Comunicato ciclofficine popolari
Primo settembre ciclico
programma di massima
XX anniversario critical mass mondiale
X anniversario crittical mass italia
sabato 22 - tutto il giorno IX anniversario Ciclofficina Don Chisciotte asta - dibattito tra di noi -cena - concerto - proiezioni video e djset EX-SNIA - via prenestina 173
mercoledì 26 - iniziativa (forse) Ciclofficina la gabbia
venerdì 28 - 18:30 Critical Mass: Piazza Vittorio
venerdì 28 Festa ciclofficina centrale via baccina
sabato 29 Festa porto fluviale nuova ciclofficina
domenica 30 Ciclofficina centrale asta biciclete - via madonna ai monti
Primo settembre ciclico
programma di massima
XX anniversario critical mass mondiale
X anniversario crittical mass italia
sabato 22 - tutto il giorno IX anniversario Ciclofficina Don Chisciotte asta - dibattito tra di noi -cena - concerto - proiezioni video e djset EX-SNIA - via prenestina 173
mercoledì 26 - iniziativa (forse) Ciclofficina la gabbia
venerdì 28 - 18:30 Critical Mass: Piazza Vittorio
venerdì 28 Festa ciclofficina centrale via baccina
sabato 29 Festa porto fluviale nuova ciclofficina
domenica 30 Ciclofficina centrale asta biciclete - via madonna ai monti
Riparate le biciclette rubate
E ora tutti possono usarle
ISOLA DELLA SCALA. Nei depositi della polizia municipale giacciono diversi modelli recuperati dagli agenti. L'idea dell'associazione Isola in bici funziona. Mettono a posto i mezzi mai reclamati Li consegnano in comodato d'uso a chi ne ha bisogno e favoriscono la loro diffusione.
Fonte e articolo completo: L'Arena
Milano, 8 settembre 2012 - Settembre è fashion. E la settimana della moda è stata anticipata da un assaggio di glamour con la notte di Vogue idealmente aperta dalla stessa direttrice di Vogue Italia Franca Sozzani. Quadrilatero preso d’assalto già dalle 19, città in tilt fino a mezzanotte. Seicento negozi aperti e un esercito di fashion victim vestite a festa anche solo per una notte.
Esposizone Internazionale del Ciclo a Verona
Verona, 9 set. - (Adnkronos) - Che a Verona ci credono parecchio e' confermato da un dato su tutti: l'Eica, l'Esposizone Internazionale del Ciclo, e' l'unica fiera con una domenica ecologica dedicata. Percio' tutti in bici e possibilmente verso la fiera. A tagliare il nastro dell'evento sara' il Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, il prossimo 15 settembre mentre l'evento durera' fino al 17 settembre e prevede un fitto calendario di appuntamenti rivolti al binomio bicicletta-ambiente.
Secondo una ricerca resa nota da Eica la bicicletta sta vivendo una nuova primavera: in Italia circa 3 milioni di persone utilizzano la bici per spostamenti in citta', per andare al lavoro, per divertirsi e per fare movimento. Ma a questo va anche aggiunto come il 'Made in Italy' anche sul fronte del pedale pesa sulla produzione, il nostro Paese difatti detiene il primato in Europa sulle esportazioni: 1,5 mln di bici esportate nel 2010 con un incremento del 5,4% rispetto al 2009.
Per rubare una bicicletta hanno sradicato un palo della segnaletica stradale, in via Conte Agostino Pepoli, a Trapani, in modo da liberare la catena che tratteneva il veicolo a pedali; ma sono stati arrestati poco dopo, grazie alla pronta segnalazione di un passante che ha assistito alla scena.
Fonte: amarsala
Buffoni, dimettetevi!
MOBILITA' ECOLOGICA
Piano Ciclabilità, sogno dimenticato
i ciclisti protestano con
un flash mob
Doppia manifestazione a Trinità dei Monti e in Campidoglio: lettera morta il progetto da 25 milioni per raccordi e ciclabili votato in Comune nella primavera 2012
MOBILITA' ECOLOGICA
Piano Ciclabilità, sogno dimenticato
i ciclisti protestano con un flash mob
i ciclisti protestano con un flash mob
Doppia manifestazione a Trinità dei Monti e in
Campidoglio: lettera morta il progetto da 25 milioni per raccordi e
ciclabili votato in Comune nella primavera 2012
Il flash mob dei ciclisti a Trinità dei
Monti (foto Proto)
ROMA - Il Piano della Ciclabilità? Un sogno dimenticato. A
quasi cinque mesi dall'approvazione del documento agognato dai ciclisti
romani - con il Campidoglio che, lo scorso 24 aprile, prometteva la rapida
realizzazione di un sistema di raccordi e nuove piste da 25
milioni di euro - le associazioni di amanti delle due ruote ecologiche
scendono in piazza per contestare l'immobilismo del Comune di Roma.
Lunedì 10 settembre, un gruppo di attivisti bikers ha esposto uno
striscione di protesta prima sulla scalinata di Trinità dei Monti, poi
sulla piazza del Campidoglio, dove però sono subito intervenuti i vigili
urbani, imponendo la rimozione del telone e comminando una multa ai
manifestanti.MAI PUBBICATO, NE' FINANZIATO - «Sono passati quasi cinque mesi da quando l'assemblea capitolina approvò il Piano quadro per la ciclabilità - nota Rotafixa, alias Paolo Bellino, uno dei portavoce dei ciclisti -, a 6 anni dalla sua prima ideazione e a 2 anni dal suo completamento. Anche grazie alla nostra spinta, il piano fu approvato all'unanimità, con una votazione a ridosso della più grande manifestazione spontanea in Italia di uomini e donne in bicicletta a favore della mobilità leggera». Ai Fori per #Salvaiciclisti si radunarono 50 mila persone. «Ebbene, 5 mesi dopo nulla è cambiato: per questo abbiamo indetto un flash mob per ricordare il Piano quadro romano, sbandierato da tutte le forze politiche romane come un loro esclusivo successo, ma non ancora pubblicato, né tantomeno finanziato».
I vigili sequestrano lo striscione esposto
in campidoglio (Proto)
STATI GENERALI DELLA BICI - I ciclisti della Capitale
sottolineano poi «l'inconsistenza delle parole e delle decisioni formali
dell'attuale politica, di ogni parte». Su questo problema, e più in
generale sulla mobilità sostenibile, gli organizzatori di
#Salvaiciclisti si confronteranno negli «Stati generali della bicicletta
e della mobilità nuova», a Reggio Emilia - voluti insieme a Fiab,
Legambiente e Anci - il 5, 6 e 7 ottobre prossimi».Redazione Roma Online 10 settembre 2012 | 13:56
Fonte: Corriere della Sera
Tutti in bici, da Centocelle a San Silvestro
di Cecilia Gentile
Pedalando in libertà nella città dei ciclisti Da lunedì e fino a domenica 16 settembre un ricco programma di iniziative a favore della settimana della mobilità sostenibile: da Centocelle a piazza San Silvestro fino ad arrivare alle banchine del Lungotevere
Tutti in bici, da Centocelle a San Silvestro Pedalando in libertà nella città dei ciclisti Tevere in bici, Pedali nella notte, Libero ateneo del ciclismo urbano, Bicitaxi, Ciclobus. E chi più ne ha più ne metta. Parte domani e prosegue fino a domenica prossima la Settimana della bicicletta, che l'universo dei biker romani ha organizzato per marcare la sua partecipazione alla "Settimana europea della mobilità sostenibile". Chi da anni si diverte in bicicletta, ma si impegna anche a salire in sella per gli spostamenti urbani, ha preso al volo questa occasione per guadagnare nuovi appassionati all'uso delle due ruote ecologiche, per aiutare chi vorrebbe, ma ha paura, come la cosiddetta categoria dei "protociclisti", secondo la definizione che ne ha dato Marco Pierfranceschi, creatore del forum "Cicloappuntamenti", per i quali ha stilato un calendario di "unità didattiche" che verranno presentate sabato sera nella pedonalizzata piazza San Silvestro, ribattezzata dai biker "bike square". La Primavera ciclistica Fci, in collaborazione con Biciebike/Sherwood e un mare di altre associazioni, ha preparato eventi per ogni giorno della settimana. Si comincia domani con la pedalata sulle banchine del Tevere, appuntamenti alle 9.30 alla fermata metro Circo Massimo e alle 10.15 a piazza del Popolo. Lunedì promozione della bici nel centro storico, martedì lezioni di manutenzione della bicicletta da Olmo, in via Alghero 4, alle 19.30. Mercoledì è la volta di "Salute e alimentazione in bici" argomento affrontato da un medico in via Voghera 6 alle 19. Per il bicitaxi l'appuntamento è in piazza del Popolo giovedì alle 16, mentre "Pedali nella notte" parte da piazza del Popolo alle 19 di venerdì. L'associazione Circolando aspetta i bambini per una pedalata al parco di Centocelle sabato alle 10 in via Casilina 711. Sempre sabato, ma alle 17, giro in bici da San Giovanni al Mandrione, partendo dalla statua di San Francesco in piazza San Giovanni. Gran finale domenica 23 con una pedalata nella Tenuta del Cavaliere, con ritrovo alle 9.30 davanti alla metro Rebibbia. I Ciclomobilisti, quelli che per conto dell'Authority sui servizi del Comune hanno monitorato le ciclabili di Roma conferendo alla rete una solenne bocciatura, invitano tutti al loro ciclobus per un percorso casa lavoro mercoledì alle 7.45 da ponte Marconi al Parco dei Medici. E il movimento Salvaiciclisti parte dalla Settimana della bicicletta per lanciare una serie di appuntamenti che si collocano fino a metà ottobre. Oltre al sabato del Libero ateneo del ciclismo urbano (Lacu) in piazza della Bicicletta, dal 28 al 30 settembre si festeggia il compleanno della Ciclofficina centrale a 5 anni dall'inaugurazione, in via Baccina 37. Ancora: 29 settembre apertura della nuova Ciclofficina popolare in via del Porto Fluviale; sempre 29 settembre, prima lezione del Lacu al parco della Cellulosa; 5, 6, 7 ottobre Stati generali della biciclet¬ta a Reggio Emilia; infine, ogni giovedì e sabato dalle 19 alle 20 appuntamento in Bike square. (09 settembre 2012)
Fonte: La Repubblica
di Cecilia Gentile
Pedalando in libertà nella città dei ciclisti Da lunedì e fino a domenica 16 settembre un ricco programma di iniziative a favore della settimana della mobilità sostenibile: da Centocelle a piazza San Silvestro fino ad arrivare alle banchine del Lungotevere
Tutti in bici, da Centocelle a San Silvestro Pedalando in libertà nella città dei ciclisti Tevere in bici, Pedali nella notte, Libero ateneo del ciclismo urbano, Bicitaxi, Ciclobus. E chi più ne ha più ne metta. Parte domani e prosegue fino a domenica prossima la Settimana della bicicletta, che l'universo dei biker romani ha organizzato per marcare la sua partecipazione alla "Settimana europea della mobilità sostenibile". Chi da anni si diverte in bicicletta, ma si impegna anche a salire in sella per gli spostamenti urbani, ha preso al volo questa occasione per guadagnare nuovi appassionati all'uso delle due ruote ecologiche, per aiutare chi vorrebbe, ma ha paura, come la cosiddetta categoria dei "protociclisti", secondo la definizione che ne ha dato Marco Pierfranceschi, creatore del forum "Cicloappuntamenti", per i quali ha stilato un calendario di "unità didattiche" che verranno presentate sabato sera nella pedonalizzata piazza San Silvestro, ribattezzata dai biker "bike square". La Primavera ciclistica Fci, in collaborazione con Biciebike/Sherwood e un mare di altre associazioni, ha preparato eventi per ogni giorno della settimana. Si comincia domani con la pedalata sulle banchine del Tevere, appuntamenti alle 9.30 alla fermata metro Circo Massimo e alle 10.15 a piazza del Popolo. Lunedì promozione della bici nel centro storico, martedì lezioni di manutenzione della bicicletta da Olmo, in via Alghero 4, alle 19.30. Mercoledì è la volta di "Salute e alimentazione in bici" argomento affrontato da un medico in via Voghera 6 alle 19. Per il bicitaxi l'appuntamento è in piazza del Popolo giovedì alle 16, mentre "Pedali nella notte" parte da piazza del Popolo alle 19 di venerdì. L'associazione Circolando aspetta i bambini per una pedalata al parco di Centocelle sabato alle 10 in via Casilina 711. Sempre sabato, ma alle 17, giro in bici da San Giovanni al Mandrione, partendo dalla statua di San Francesco in piazza San Giovanni. Gran finale domenica 23 con una pedalata nella Tenuta del Cavaliere, con ritrovo alle 9.30 davanti alla metro Rebibbia. I Ciclomobilisti, quelli che per conto dell'Authority sui servizi del Comune hanno monitorato le ciclabili di Roma conferendo alla rete una solenne bocciatura, invitano tutti al loro ciclobus per un percorso casa lavoro mercoledì alle 7.45 da ponte Marconi al Parco dei Medici. E il movimento Salvaiciclisti parte dalla Settimana della bicicletta per lanciare una serie di appuntamenti che si collocano fino a metà ottobre. Oltre al sabato del Libero ateneo del ciclismo urbano (Lacu) in piazza della Bicicletta, dal 28 al 30 settembre si festeggia il compleanno della Ciclofficina centrale a 5 anni dall'inaugurazione, in via Baccina 37. Ancora: 29 settembre apertura della nuova Ciclofficina popolare in via del Porto Fluviale; sempre 29 settembre, prima lezione del Lacu al parco della Cellulosa; 5, 6, 7 ottobre Stati generali della biciclet¬ta a Reggio Emilia; infine, ogni giovedì e sabato dalle 19 alle 20 appuntamento in Bike square. (09 settembre 2012)
Fonte: La Repubblica
Ambrosia per i nostri palati: demotorizzazione
. Imparate il nuovo verbo: DEMOTORIZZARE. Vi servirà
VERONA - "L'auto è troppo penalizzata da tasse e costi di gestione altissimi e le vendite continueranno a scendere fino alla fine dell'anno. La verità è che in Italia, per la prima volta, siamo in una fase di demotorizzazione e non vedo ragioni di cambiamento nel breve tempo". Analisi lucida e implacabile. Ancor di più se a formularla è Massimo Nordio, da pochi mesi alla guida del gruppo Volkswagen Italia che con cinque marchi (Volkswagen, Audi, Skoda, Seat e veicoli commerciali) è il leader indiscusso tra i costruttori esteri nel nostro paese. Un gruppo in grado di produrre utili e modelli a raffica e che tiene ancora lontana la crisi a livello mondiale (a luglio le vendite sono cresciute del 10,3%) ma che in Europa comincia a rallentare
il suo cammino.
L'articolo prosegue... Sedetevi comodi, assaporate questa frase:
«Il nostro è ormai un mercato di sostituzione dove per la prima volta si è ridotto il parco circolante. Vuol dire, dunque, che siamo in piena demotorizzazione».
Fonte e articolo: La Repubblica
VERONA - "L'auto è troppo penalizzata da tasse e costi di gestione altissimi e le vendite continueranno a scendere fino alla fine dell'anno. La verità è che in Italia, per la prima volta, siamo in una fase di demotorizzazione e non vedo ragioni di cambiamento nel breve tempo". Analisi lucida e implacabile. Ancor di più se a formularla è Massimo Nordio, da pochi mesi alla guida del gruppo Volkswagen Italia che con cinque marchi (Volkswagen, Audi, Skoda, Seat e veicoli commerciali) è il leader indiscusso tra i costruttori esteri nel nostro paese. Un gruppo in grado di produrre utili e modelli a raffica e che tiene ancora lontana la crisi a livello mondiale (a luglio le vendite sono cresciute del 10,3%) ma che in Europa comincia a rallentare
il suo cammino.
L'articolo prosegue... Sedetevi comodi, assaporate questa frase:
«Il nostro è ormai un mercato di sostituzione dove per la prima volta si è ridotto il parco circolante. Vuol dire, dunque, che siamo in piena demotorizzazione».
Fonte e articolo: La Repubblica
Appuntamenti a Bergamo
Sabato 15 settembre
CRITICAL MASS a Bergamo
Ritrovo
in piazza Matteotti, come ai bei vecchi tempi al sabato pomeriggio
davanti al (mal)comune, in sella al mezzo gaudio!
Sabato 22 settembre
CICLOPI
“ I
ciclopi sono figure fantastiche della mitologia antica, dotate di un
solo occhio in mezzo alla fronte, erano soliti spostarsi in gruppo e in
sella a velocissime biciclette „
I ragazzi di Comb hanno organizzato una gara
dedicata a tutti gli appassionati di bicicletta bergamaschi e non, e noi
di Pedalopolis gli stiamo dando una mano e invitiamo tutti a
partecipare.
Lo svolgimento della gara è molto semplice: ad ogni
ciclope verrà assegnata una mappa creata appositamente per l’evento e un
foglio con indicati gli indizi riguardanti le tappe da raggiungere. Il
primo passo è quello di risolvere gli enigmi, individuare sulla mappa i
punti, tracciare il percorso ottimale e raggiungere infine tutti i check
points nel minor tempo possibile.
La gara partirà da Largo Belotti, nel cuore della città, in
corrispondenza dell’Officina Edoardo Bianchi dove sarà possibile mettere
a punto il proprio mezzo, ricevere un rifornimento d’acqua e di
gadgets.
Il costo dell’iscrizione è di 5 Euro comprensivi di mappa, gadgets,
buono per un panino e un drink durante il rinfresco all’arrivo e per i
primi 100 iscritti una special gift bag.
Le iscrizioni
apriranno il 3 Settembre e verranno chiuse mezz’ora prima della
partenza. Sarà possibile iscriversi presso la Ciclofficina 42, in
Piazzale Marconi 1 nei seguenti orari: da lunedì a venerdì dalle 7 alle
13:30 e dalle 16 alle 19:30, sabato dalle 9 alle 13:30. Sarà possibile
iscriversi anche online fino al 19 Settembre inviando una mail a iciclopi@combstudio.it
con i propri dati.
All’arrivo verrà allestita una zona lounge relax da parte di Red
Bull con DJ SET e un mercatino di biciclette e componenti vintage curato
da Eroica Cicli. Il montepremi comprenderà un telaio artigianale
Pelizzoli x Ciclopi e materiale offerto dagli sponsors.
PROGRAMMA
14:30 - Ritrovo presso
l’Officina Edoardo Bianchi di Largo Belotti
15:30 - Partenza
18:00
- Premiazione + DJ Set @ Parco dell’Edonè
Per
informazioni: info@combstudio.it
Per iscriversi: iciclopi@combstudio.it
C'è la crisi, shopping di domenica
nel III municipio negozi
aperti e via le auto
Al via i mercatini a tema per tutto il periodo invernale. Il presidente Marcucci: "Liberiamo le vie dal traffico e incentiviamo il commercio". E ritorna il baratto
di LAURA MARI"Si tratta di un modo per liberare dalle auto grandi arterie normalmente soffocate dallo smog - spiega il presidente del III municipio, Dario Marcucci - ma è anche una maniera per far vivere i quartieri nei giorni di festa e incentivare il commercio di vicinato". In collaborazione con le associazioni di strada il parlamentino di San Lorenzo organizzerà per tutto il periodo invernale mercatini a tema, feste dello shopping con sconti per residenti del quartiere. "Dopo il successo della sperimentazioni in via Lanciani - ricorda il presidente Dario Marcucci - abbiamo deciso di replicare l'iniziativa in altre zone".
Fonte e articolo completo: La Repubblica
SOLIDARIETA’ E SOSTEGNO
IDEALE E
POLITICO AI 500
OPERAI DELL’ALCOA, SCESI A
ROMA PER
RIVENDICARE
IL DIRITTO AL LAVORO, AL
SALARIO E ALLA
VITA. POTETE
VINCERE CON LA
LOTTA DI CLASSE E RIVOLUZIONARIA
ALL’INTERNO DELLA BATTAGLIA
PER IL
SOCIALISMO!
Il Partito Comunista Italiano M-L - che
lotta per il miglioramento immeditato delle condizioni di vita della
classe
lavoratrice italiana operaia e intellettiva e per costruire la
prospettiva del
socialismo nel nostro paese, quale unica possibilità storica per uscire
dalle
crisi e dalle miserie sociali della società capitalistica - con le sue bandiere rosse sventolanti, segnate
dalla falce, il martello e la stella, simboli gloriosi del movimento
comunista
e operaio nazionale e internazionale, saluta a pugno chiuso i 500
lavoratori
dell’Alcoa, azienda dell’alluminio del Sulcis in Sardegna, oggi
costretti a
scendere ancora a Roma per rivendicare il loro diritto naturale e
sociale al
lavoro e al salario per poter continuare a vivere assieme alle loro
famiglie.
Combattete
non solo contro i padroni, sfruttatori del lavoro altrui e assetati di
profitti, ma, innanzi tutto, contro un governo e un parlamento [in cui
siedono
i rappresentati dei partiti borghesi, clericali e padronali del
centrodestra e
centrosinistra, che sostengono il governo degli interessi bancari e
finanziari
a livello nazionale e internazionale e che ne votano i provvedimenti
legislativi, che stanno portando allo
smantellando del sistema industriale italiano causando nuova
disoccupazione e disperazione nella classe lavoratrice] che difendono i
potenti
interessi del capitale e ignorano sistematicamente e colpevolmente
quelli del
mondo del lavoro.
Il nostro nemico principale è l’attuale,
infame sistema capitalistico, dove la ricchezza e i mezzi di produzione
sono
nelle mani degli sfruttatori e degli speculatori, che si appropriano del
nostro
lavoro e segnano di disperazione e fame la nostra esistenza. Senza
uscire dal
capitalismo non usciremmo neppure dalle nostre tragedie esistenziali.
Ecco perché
la lotta di classe di oggi può avere una prospettiva di liberazione per
noi e
per i nostri figli solo se combattuta all’interno della battaglia più
generale
di sconfitta rivoluzionaria del sistema capitalistico e del suo potere
politico, attualmente in Italia formato indifferentemente dai partiti e
dagli
eletti senatori e deputati del centrodestra e del centrosinistra.
Comunque, compagni lavoratori dell’Alcoa,
come della Carbosulcis e delle altre aziende della Sardegna e
dell’Italia
intera minacciate di chiusura e licenziamento dei lavoratori, avanti
nella
lotta sino alla vittoria, non scoraggiatevi e non seguite i vostri
nemici di
classe sindacali e politici che vi vorrebbero rassegnati alla sconfitta.
Nessuna azienda deve essere chiusa, nessun dipendente licenziato, nessun
lavoratore disoccupato. Questo obiettivo di umanità e di civiltà è
possibile
realizzarlo, basta mandare a casa l’attuale casta dominante e
conquistare il
potere politico e sociale alla classe lavoratrice, oggi sfruttata e
maltrattata
dal potere politico degli industriali, dei banchieri e delle
multinazionali
della finanza affaristica e speculativa.
Cari lavoratori, nella difficile lotta
che state coraggiosamente conducendo, il Partito Comunista Italiano M-L
vi è idealmente,
fraternamente e politicamente vicino e vi esprime tutta la sua
solidarietà
politica di classe e rivoluzionaria.
Forio (Napoli), 10 settembre 2012.
Domenico Savio
Segretario generale del P.C.I.M-L.
sabato 8 settembre 2012
FIAB: “RISORSE IMMEDIATE ALLA MOBILITA’ CICLISTICA, PRIORITA’ PER IL PAESE”
Svolta oggi a Milano la conferenza stampa di presentazione degli Stati Generali della Bicicletta, che si terrà ad ottobre a Reggio Emilia
Dichiarazione del Presidente della FIAB Antonio Dalla Venezia
Il Presidente della FIAB, Antonio Dalla Venezia, in merito alla presentazione, avvenuta questa mattina a Palazzo Marino a Milano, degli Stati Generali della Bicicletta che si terranno a Reggio Emilia nei giorni 5, 6 e 7 ottobre prossimi, dichiara:
“Gli Stati Generali della Bicicletta e della mobilità sostenibile potranno rappresentare una svolta importante per il nostro Paese se oltre alle dichiarazioni e alle analisi, i rappresentanti della politica verranno a dirci che ci sono immediate risorse per dare chiari segnali di svolta.
Purtroppo fino ad oggi il Governo nazionale, attraverso i suoi provvedimenti per la crescita del Paese, non ha destinato nemmeno un euro alle infrastrutture ciclabili e alla sicurezza stradale di ciclisti e pedoni. E’ assente una pianificazione e una programmazione nazionale in materia. Manca un Piano generale per la Mobilità ciclistica che in molti Paesi europei è una realtà da decenni, e che la FIAB ha sempre chiesto anche a questo Governo. Mancano indirizzi e risorse per gli enti locali. La legge nazionale sulla ciclabilità, la 366/98 proprio quest’anno compie 10 anni di mancato rifinanziamento!
In questo anche il Governo Monti è coerente con i Governi precedenti degli ultimi 20-30 anni. Ad esempio il decreto Sviluppo recentemente approvato, pur parlando di green economy e di crescita sostenibile ha completamente ignorato la mobilità ciclistica e ciclopedonale. Rileviamo che la cultura dello sviluppo si ferma alle grandi infrastrutture, all’edilizia e ai parcheggi e che quello della green economy si ferma ai mezzi di trasporto a carburanti puliti, che, quando non inquinano, comunque non risolvono i problemi di congestione stradale, occupazione di spazi pubblici e di incidenti. Siamo sicuri che proprio così si combattono i cambiamenti climatici che pure l’Europa ci chiede di fare?
Sarebbe invece sufficiente destinare parte dei finanziamenti oggi disponibili anche alla riqualificazione urbana, attraverso il recupero e il rilancio della mobilità cicloedonale in condizioni di sicurezza: percorsi ciclabili e ciclopedonali, zone 30, moderazione del traffico. Oppure ciclovie extraurbane per lo sviluppo del cicloturismo, attività economicamente interessante per i bilanci di chi investe in tal senso. Realizzare infrastrutture ciclabili vuol dire muovere l’economia e produrre ritorni economici elevati sotto forma di risparmi di costi sociali e sanitari causati dagli incidenti stradali o determinati da obesità, malattie all’apparato respiratorio e cardiovascolari
A Reggio Emilia durante gli Stati Generali, la FIAB chiederà, inoltre, che la programmazione dei fondi europei 2014 – 2020 su cui il Governo ha già iniziato a lavorare, preveda specifiche misure a favore della realizzazione della Rete ciclabile nazionale, peraltro già prevista da una delibera CIPE del 2001 che obbligava il Governo ad attrezzarsi in materia. La cosa buffa è che fin dal 2002, proprio su incarico del Ministero dell’Ambiente la FIAB ha già prodotto uno studio di fattibilità per una rete di percorribilità ciclistica nazionale che ha chiamato “Bicitalia”. Ma poi tutto è rimasto seppellito nei cassetti del Ministero. Che si mandi avanti almeno quel progetto!”.
Antonio Dalla Venezia
Presidente nazionale FIAB
giovedì 6 settembre 2012
Crisis Tour / 9
Il pomeriggio è coperto e il viaggio prosegue spedito. Ci sono anche molte ciclabili su cui andare.
Panchina, poi pedalata notturna, verso le 2,suggestiva astmosfera fino a una superstrada terrificante, dove corrono veramentre troppo: è tutto buio e rischio un po'. Poi scavalco il guard-rail con la bici in braccio, sembra un cantiere edile, poi trovo una stradina, che il giorno dopo scopro essere una ciclabile.
Fino a questo luogo di impressionante bellezza dove il cielo splende incombente.
Il viaggio poi prosegue fino a Narbonne, poi vado a Perpignan a prendere il treno per l'Italia. Fine della storia. Sulla strada ho incontrato Marco, che arriva da Cremona, con tanto di bandiera italiana.
Fino a questo luogo di impressionante bellezza dove il cielo splende incombente.
Il viaggio poi prosegue fino a Narbonne, poi vado a Perpignan a prendere il treno per l'Italia. Fine della storia. Sulla strada ho incontrato Marco, che arriva da Cremona, con tanto di bandiera italiana.
Crisis Tour / 8
Una delle caratteristiche comuni dei Paesi civilizzati è l'esistenza massiccia di zone 30, non due straducole a caso con il fatidico cartello, giusto per far vedere che si fa la zona 30, ma una logica sistematica di abbassamento della velocità nei centri residenziali (ora salvaiciclisti sta battagliando su questo).
Quindi è normale, appena giunto in Francia farmi una foto con un prodotto così esotico per un italiano come il cartello della zona 30.
Per chi si è spaccato la testa e ha trascorso, o perso, un sacco di anni della propria vita nei dipartimenti di studi umanistici, siamo nei luoghi della tragica morte, nel 1940, di Walter Benjamin. dei contrabbandieri e degli spalloni, dei sentieri impossibili mortali a picco sul mare.Uno scrittore ci ha lavorato di fantasia (Bruno Arpaia, vedi qui).
È sintomatico che il cicloviaggiatore italiano con l'anello al naso (parecchio zingaresco nei modi e nel pensiero, peraltro) noti ossessivamente indizi di civiltà collegabile al suo amato mezzo di locomozione.
Poi dicono che sei un fissato, con questa bicicletta sempre in tutti i discorsi, che sarebbe bello andarci anche in Italia, ma in Italia non si può, a Roma non si può ci sono i sampietrini, i sette colli, la gente è matta, lo smog, poi al lavoro arrivi sudato, tassativamente impossibile e tu, se lo fai, sicuramente sei fuori di testa, ti hanno incasellato nella loro coscienza e hanno risolto l'imbarazzante problema. Quindi, sì, parliamo di politiche e facciamo pressione, ma qui ci vorrebbe uno stuolo di psicologi al lavoro sulla mobilità sostenibile. Se per molta gente a Roma e in altre città italiane non è possibile andare in bici, mentre coppie di pensionati finlandesi si fanno Helsinki-Palermo e altro ancora (con richiesta incessante di pasta e nient'altro), in quasi tutti gli altri Paesi europei ci si imbatte in cartelli stradali che riguardano la bicicletta e il suo uso su strade statali, saliscendi, colline, strade con pendenza al 15% apparentemente invalicabili. E il vagabondo low cost con l'anello al naso, preso per i fondelli negli anni da varie consorterie, cerchie accademiche, ordini professionali (altro che il gatto e la volpe), fino ad aver raggiunto uno stato brado, il vagabondo, dicevo, è fatalmente attratto da questa cartellonistica specifica, nonostante il vento da queste parti sposti l'intera bicicletta a suo capriccio e nonostante la sete e la fame.
Il viaggio in Francia procede bene, anche se non posso dire di avere lo stesso feeling che ho con la Spagna in generale e con la Catalogna in particolare.
Faccio un botto di chilometri sulle scogliere bestemmianti: preso di mira, nello specifico, è il dio geologo. Pervengo in zone di villeggiatura un po' chic, finendo come al solito in un supermercato dove entro con tutta la bici, per abbottarmi di cibo poco più tardi su una panchina dove presumibilmente trascorrerò la notte. Una pratica consigliata soprattutto ai giovani d'oggi.
Quindi è normale, appena giunto in Francia farmi una foto con un prodotto così esotico per un italiano come il cartello della zona 30.
Per chi si è spaccato la testa e ha trascorso, o perso, un sacco di anni della propria vita nei dipartimenti di studi umanistici, siamo nei luoghi della tragica morte, nel 1940, di Walter Benjamin. dei contrabbandieri e degli spalloni, dei sentieri impossibili mortali a picco sul mare.Uno scrittore ci ha lavorato di fantasia (Bruno Arpaia, vedi qui).
È sintomatico che il cicloviaggiatore italiano con l'anello al naso (parecchio zingaresco nei modi e nel pensiero, peraltro) noti ossessivamente indizi di civiltà collegabile al suo amato mezzo di locomozione.
Poi dicono che sei un fissato, con questa bicicletta sempre in tutti i discorsi, che sarebbe bello andarci anche in Italia, ma in Italia non si può, a Roma non si può ci sono i sampietrini, i sette colli, la gente è matta, lo smog, poi al lavoro arrivi sudato, tassativamente impossibile e tu, se lo fai, sicuramente sei fuori di testa, ti hanno incasellato nella loro coscienza e hanno risolto l'imbarazzante problema. Quindi, sì, parliamo di politiche e facciamo pressione, ma qui ci vorrebbe uno stuolo di psicologi al lavoro sulla mobilità sostenibile. Se per molta gente a Roma e in altre città italiane non è possibile andare in bici, mentre coppie di pensionati finlandesi si fanno Helsinki-Palermo e altro ancora (con richiesta incessante di pasta e nient'altro), in quasi tutti gli altri Paesi europei ci si imbatte in cartelli stradali che riguardano la bicicletta e il suo uso su strade statali, saliscendi, colline, strade con pendenza al 15% apparentemente invalicabili. E il vagabondo low cost con l'anello al naso, preso per i fondelli negli anni da varie consorterie, cerchie accademiche, ordini professionali (altro che il gatto e la volpe), fino ad aver raggiunto uno stato brado, il vagabondo, dicevo, è fatalmente attratto da questa cartellonistica specifica, nonostante il vento da queste parti sposti l'intera bicicletta a suo capriccio e nonostante la sete e la fame.
Il viaggio in Francia procede bene, anche se non posso dire di avere lo stesso feeling che ho con la Spagna in generale e con la Catalogna in particolare.
Faccio un botto di chilometri sulle scogliere bestemmianti: preso di mira, nello specifico, è il dio geologo. Pervengo in zone di villeggiatura un po' chic, finendo come al solito in un supermercato dove entro con tutta la bici, per abbottarmi di cibo poco più tardi su una panchina dove presumibilmente trascorrerò la notte. Una pratica consigliata soprattutto ai giovani d'oggi.
martedì 4 settembre 2012
Crisis Tour / 7
a Figueres c'è il Teatro museo Salvador Dalì
La fortezza catalana appare sulla salita. Ora molte salite. Sudo. Si vede che mi rompo le palle a raccontare questo viaggio adesso? Poi il mare.
Salite, salite, sudore, niente acqua. Macerazione. Stillicidio. Immolazione. Nonsense. Psicogeografia. Vento fortissimo. Turpiloquio. Disidratazione.
Ed è Port Bou, siamo vicini alla frontiera con la Francia. ma vuol dire soprattutto acqua, cappuccino, cornetti al cioccolato, bagno a mare.
Poi si ricomincia, stanco, elettromagneticamente carico.Salite su salite.
Poi, nonostante un vento che ti rimanderebbe in Catalogna, si approda al valico di una frontiera che non esiste più.
Non mi è piaciuta neanche una cornice. Esco, mangio. Si fa tardi, faccio la spesa al supermercato. Ceno. Si fa buio. Decido di ripartire verso la frontiera. Ma la superstrada è davvero molto buia. Le auto sfrecciano e mi suonano. Dopo qualche chilometro decido di fermarmi. Ma dove? Non c'è niente. A lato della strada corre la linea ferroviaria. Alla fine trovo una cabina elettrica. Il tetto è buono. Uso la bici per salirci sopra. Mi organizzo. Ci dormo. Poi alle 3 paura (ma è certezza) di forte inquinamento elettromagnetico. Ci sono ronzii fortissimi dentro la scatola. Scendo. La mattina dopo pedalo.
Salite, salite, sudore, niente acqua. Macerazione. Stillicidio. Immolazione. Nonsense. Psicogeografia. Vento fortissimo. Turpiloquio. Disidratazione.
Ed è Port Bou, siamo vicini alla frontiera con la Francia. ma vuol dire soprattutto acqua, cappuccino, cornetti al cioccolato, bagno a mare.
Poi si ricomincia, stanco, elettromagneticamente carico.Salite su salite.
Poi, nonostante un vento che ti rimanderebbe in Catalogna, si approda al valico di una frontiera che non esiste più.
lunedì 3 settembre 2012
Muore il vigile capellone caduto dalla bici
Fonte Mad Max / Il Tirreno
Giampaolo Cardosi cade dalla bibicletta e muore L'ex “vigile capellone”, probabilmente per un malore, ha perso il controllo del mezzo in via di Popogna
Giampaolo Cardosi, il “vigile capellone”, è morto a 69 anni dopo essere caduto dalla bicicletta. Cardosi era stato trovato in una pozza di sangue sotto al cavalcavia di via di Popogna. Era caduto dalla bicicletta e le sue condizioni erano apparse subito gravissime: è arrivato vivo in pronto soccorso, ma non c'è stato niente da fare. Secondo le prime ricostruzioni Cardosi stava scendendo dal cavalcavia in direzione cimitero della Misericordia, quando in corrispondenza della curva ha perso l'equilibrio, probabilmente per un malore, ed è caduto, battendo con la testa contro lo spigolo del marciapede. Sul posto sono intervenuti vigili e misericordia di Livorno. La salma è stata trasferita all’obitorio dell’ospedale dove da domani sarà allestita la camera ardente. I funerali dovrebbero svolgersi lunedì mattina. La vita del "vigile capellone", com’era conosciuto, è stata segnata dalla battaglia contro il Comune di Livorno per riavere il suo posto dopo il licenziamento avvenuto nel 1979.
Giampaolo Cardosi cade dalla bibicletta e muore L'ex “vigile capellone”, probabilmente per un malore, ha perso il controllo del mezzo in via di Popogna
Giampaolo Cardosi, il “vigile capellone”, è morto a 69 anni dopo essere caduto dalla bicicletta. Cardosi era stato trovato in una pozza di sangue sotto al cavalcavia di via di Popogna. Era caduto dalla bicicletta e le sue condizioni erano apparse subito gravissime: è arrivato vivo in pronto soccorso, ma non c'è stato niente da fare. Secondo le prime ricostruzioni Cardosi stava scendendo dal cavalcavia in direzione cimitero della Misericordia, quando in corrispondenza della curva ha perso l'equilibrio, probabilmente per un malore, ed è caduto, battendo con la testa contro lo spigolo del marciapede. Sul posto sono intervenuti vigili e misericordia di Livorno. La salma è stata trasferita all’obitorio dell’ospedale dove da domani sarà allestita la camera ardente. I funerali dovrebbero svolgersi lunedì mattina. La vita del "vigile capellone", com’era conosciuto, è stata segnata dalla battaglia contro il Comune di Livorno per riavere il suo posto dopo il licenziamento avvenuto nel 1979.
La bicicletta, immutato sogno di libertà
Alla Mostra di Venezia arriva una regista saudita. nel suom film racconta il sogno di libertà di una ragazzina di dieci anni. Il suo sogno è una bici. La bicicletta è il sogno della libertà dei popoli oppressi, della segregazione e delle masse impoverite dai veicoli a motore
Un video è qui
Fonte adnkronos
Mostra Venezia: prima regista saudita al Lido, essere qui e' un sogno realizzato
Venezia, 31 ago.
(Adnkronos) - "Per me e' un grande onore. E' la realizzazione di un
sogno che e' andato oltre ogni mia piu' rosea aspettativa, perche'
Venezia e' uno dei piu' importanti festival al mondo". Haifaa Al
Mansour, prima donna saudita a realizzare un film e a girarlo
interamente nel suo Paese, esprime tutta la sua soddisfazione per
l'approdo del suo primo lungometraggio di finzione 'Wadjda' nella
sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia, dove ha convinto
critica e pubblico. Wadjda e' anche il nome della protagonista del film,
una ragazzina di 10 anni che vive in un sobborgo di Riyad, la capitale
dell'Arabia Saudita. Pur vivendo in un mondo conservatore, Wadjda adora
divertirsi, e' intraprendente e si spinge sempre un po' piu' in la' nel
cercare di 'farla franca'. Dopo un litigio con il suo amico Abdullah, un
ragazzo del vicinato con cui non potrebbe nemmeno giocare, la bambina
vede una bella bicicletta verde in una vetrina. La ragazza desidera la
bici disperatamente per battere l'amichetto in velocita' ma sua madre
non gliela concede, perche' teme le ripercussioni di una societa' che
considera le biciclette un pericolo per la virtu' delle ragazze e il
ciclismo uno sport per soli uomini. Cosi' Wadjda decide di provare a
recuperare i soldi da sola. (segue)
Un video è qui
Fonte e articolo completo: Napolivillage
NAPOLI- Ieri pomeriggio, all’interno della Galleria Laziale, una donna che pedalava in bicicletta è stata investita al centro della Galleria da un SUV (Toyota Rav 4) che transitava a forte velocità.Il conducente del SUV dopo l’incidente non si è fermato ed ha tentato di scappare precipitosamente. Dopo pochi minuti transitava nella Galleria una pattuglia di motociclisti della Polizia Municipale che si fermava immediatamente per prestare soccorso alla donna e chiamare il 118.
NAPOLI- Ieri pomeriggio, all’interno della Galleria Laziale, una donna che pedalava in bicicletta è stata investita al centro della Galleria da un SUV (Toyota Rav 4) che transitava a forte velocità.Il conducente del SUV dopo l’incidente non si è fermato ed ha tentato di scappare precipitosamente. Dopo pochi minuti transitava nella Galleria una pattuglia di motociclisti della Polizia Municipale che si fermava immediatamente per prestare soccorso alla donna e chiamare il 118.
Il conducente della Toyota
veniva rincorso, raggiunto e fermato da alcuni cittadini appena fuori
dal tunnel, e le stesse persone, gli spezzavano la chiave di accensione
della vettura per evitare che potesse ripartire.
Gli
agenti della Polizia Municipale, dopo aver recuperato la bicicletta
della donna redigevano verbale di sequestro per la Toyota Rav 4.Il
conducente del SUV, in evidente stato di alterazione, veniva
accompagnato presso gli uffici della Polizia Municipale per gli
accertamenti del caso. Veniva sottoposto ad accertamento etilometrico,
risultando POSITIVO con tasso pari a 1,86 (1 prova) e 1,75 (2 prova),
ricordiamo che il tasso consentito è di 0,50. Inoltre sottoposto a
narcotest, lo stesso risultava POSITIVO alla cocaina, veniva, dunque,
accompagnato presso il pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni Bosco
per i prelievi dei liquidi biologici (sangue e urine). Veniva dunque
contattato il P.M. di turno nella persona della Dott.ssa TERESI la quale
alle ore 19:30 ne disponeva l’arresto con disposizione degli arresti
domiciliari sino al processo per direttissima
Crisis Tour / 5
«da un bel po' di tempo in qua, i paesi europei non sono più governati da istituzioni legittimamente democratiche. ma da tutta una serie di sigle che ne hanno preso il posto. Sono sigle come Efsf, Efsm, Bce, Eba o Fmi che ormai determinano qui in Europa il corso degli eventi. Solo alcuni esperti sono in grado di decrittare tutti questi acronimi. D'altronde, anche chi, come e che cosa si decide all'interno della Commissione europea o nella Eurozona sono solo degli adepti ad intuirlo. Quel che tutte queste istituzioni e decisioni hanno in comune è di non esser previste da nessuna costituzione del mondo. E che nessuno di noi normali elettori può mai esprimere la sua riguardo alle loro decisioni»
Hans Magnus Enzensberger, "Quante bugie in nome della crisi", L'Espresso, 6 settembre 2012, p.35.
Se hai una mappa poco dettagliata, se non te ne frega niente di dove stai andando e di quando arriverai e per di più sei distratto e non vedi neanche i cartelli stradali, alla fine sarebbe strano che non accadesse: sbagli strada. Se il dislivello è notevole e hai sul telaio un discreto peso, però, la cosa ti fa arrabbiare, anche se stai andando a zonzo. Per tutta la mattina giro tra le colline. Fa molto caldo, l'acqua come sempre finisce. Non ne resta che un po' per il caffè.
Lo stato fisico non è ancora completamente a puntino. Ci vuole almeno un'altra notte per terra per cominciare a ragionare seriamente. Insomma, fra una cosa è un'altra arrivo a Girona.
Le strade catalane sono manutenute alla perfezione. I conducenti di veicoli a motore rispettano il ciclista in modi insospettabili per un aborigeno romano, abituato a una jungla di lordura, maleducazione e fascismo. E ve lo dico francamente: vivrei molto meglio in Spagna che in Italia.
Poi faccio un po' di turismo culturale: cinque minuti in tutto
Poi via, a tutto pedale verso Figueres.
Hans Magnus Enzensberger, "Quante bugie in nome della crisi", L'Espresso, 6 settembre 2012, p.35.
Se hai una mappa poco dettagliata, se non te ne frega niente di dove stai andando e di quando arriverai e per di più sei distratto e non vedi neanche i cartelli stradali, alla fine sarebbe strano che non accadesse: sbagli strada. Se il dislivello è notevole e hai sul telaio un discreto peso, però, la cosa ti fa arrabbiare, anche se stai andando a zonzo. Per tutta la mattina giro tra le colline. Fa molto caldo, l'acqua come sempre finisce. Non ne resta che un po' per il caffè.
Questa tazza di porcellana, poggiata al guard rail catalano, è appartenuta alla mia bisnonna ed è tornata a casa sana e salva |
Lo stato fisico non è ancora completamente a puntino. Ci vuole almeno un'altra notte per terra per cominciare a ragionare seriamente. Insomma, fra una cosa è un'altra arrivo a Girona.
Come in molte altre città del mondo civilizzato, a Girona è permessa la circolazione delle bici sulle corsie preferenziali |
Anche a Girona è pieno di zone 30, al pari delle maggiori città del mondo civilizzato |
Poi faccio un po' di turismo culturale: cinque minuti in tutto
Poi via, a tutto pedale verso Figueres.
Crisis Tour / 4
La serenità del risveglio a Blanes è incredibile.
Ho dormito nei pressi de "La Tagliatella, la pasta della verità".
Un giorno vi racconterò come ho trovato la casa in cui visse il mio amato scrittore Roberto Bolaño.
Dopo qualche ora parto. Non ho ben chiara la mèta. È necessario comunque pedalare verso Nord, tenendosi più o meno sulla costa
Un giorno vi racconterò come ho trovato la casa in cui visse il mio amato scrittore Roberto Bolaño.
Dopo qualche ora parto. Non ho ben chiara la mèta. È necessario comunque pedalare verso Nord, tenendosi più o meno sulla costa
venerdì 31 agosto 2012
Crisis Tour / 3
Il traghetto attracca nel porto di Barcellona con discreto ritardo. Non rinuncio a un giro panoramico della città, ma l'idea è di partire subito con una tappa notturna, dopo le 24 ore passate sulla nave, sostanzialmente a non far nulla. La prima destinazione è Blanes, località balnerare della costa catalana. Perché, direte voi? Perché a Blanes ha vissuto i suoi ultimi anni di vita Roberto Bolaño, scrittore che amo. Quindi la prima tappa sarà un pellegrinaggio letterario.
La mappa è veramente carente, in scala 1: un milione o un miliardo, non so. Comunque Blanes c'è. Dopo il giro panoramico di Barcellona, comincio a pedalare. Ah, sceso a terra ho provveduto a switchare i controlli da Peroni a San Miguel, ho dato una sistemata al bagaglio, che è sempre un disastro, benché piccolo, e ho cominciato a pedalare seriamente, che in altri termini vuol dire cominciare con un'andatura eccessiva che, dopo qualche saggio abbassamento, si riesce a tenere abbastanza bene, ma che ti spossa, quindi non è propriamente da cicloturismo.
Il lungomare di Barcellona è un pandemonio di gente in bici, pattini, di corsa. Sulla spiaggia la gente gioca, parla e fa il bagno: il sole se ne sta andando. Le strade catalane sono eccellenti, ma hanno un problema non da poco: non sono illuminate. Quindi passo a notte fonda in zone totalmente buie. La voglia di pedalare è molta. All'1 e rotti entro a Blanes. Imperversa una fiera o sagra, con giostre e musica orrenda a tutto volume.
In compenso, l'hotel non è niente male.
Il lungomare di Barcellona è un pandemonio di gente in bici, pattini, di corsa. Sulla spiaggia la gente gioca, parla e fa il bagno: il sole se ne sta andando. Le strade catalane sono eccellenti, ma hanno un problema non da poco: non sono illuminate. Quindi passo a notte fonda in zone totalmente buie. La voglia di pedalare è molta. All'1 e rotti entro a Blanes. Imperversa una fiera o sagra, con giostre e musica orrenda a tutto volume.
In compenso, l'hotel non è niente male.
Solidarietà ai minatori sardi da parte di Domenico Savio del PCMLI
31/08/2012, 09:24
Fonte: Julienews
Il Partito Comunista Italiano M.-L., guidato dal Segretario generale Domenico Savio, esprime la più viva e fraterna solidarietà umana, ideale, politica, di classe e rivoluzionaria alle centinaia di minatori della Carbosulcis in Sardegna in lotta per difendere il posto di lavoro e per protestare energicamente contro le inadempienze del governo capitalistico, allegramente sostenuto dai partiti del centrodestra e centrosinistra. Una lotta dura che continua con l’occupazione della miniera a 373 metri di profondità e uno di loro, per disperazione, si è persino tagliato a un polso. Ma, cari lavoratori, l’uscita dalle continue crisi capitalistiche e dai drammi sociali e familiari che esse determinano, la sicurezza del posto di lavoro e, finalmente, la conquista del potere politico da parte della classe lavoratrice operaia e intellettiva dipendono solo da una dura e prolungata lotta di classe dell’intero proletariato italiano per sconfiggere il sistema economico e sociale capitalistico, fondato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla schiavitù padronale, e costruire quello della vera democrazia, uguaglianza e libertà socialista. Care lavoratrici e cari lavoratori della Carbosulcis, siamo fraternamente al fianco della vostra durissima lotta di classe per difendere oggi il posto di lavoro e per vincere domani la battaglia per il socialismo. Senza socialismo l’umanità non avrebbe futuro, perché verrebbe definitivamente distrutta dall’infame sistema capitalistico.
31/08/2012, 09:24
Fonte: Julienews
Il Partito Comunista Italiano M.-L., guidato dal Segretario generale Domenico Savio, esprime la più viva e fraterna solidarietà umana, ideale, politica, di classe e rivoluzionaria alle centinaia di minatori della Carbosulcis in Sardegna in lotta per difendere il posto di lavoro e per protestare energicamente contro le inadempienze del governo capitalistico, allegramente sostenuto dai partiti del centrodestra e centrosinistra. Una lotta dura che continua con l’occupazione della miniera a 373 metri di profondità e uno di loro, per disperazione, si è persino tagliato a un polso. Ma, cari lavoratori, l’uscita dalle continue crisi capitalistiche e dai drammi sociali e familiari che esse determinano, la sicurezza del posto di lavoro e, finalmente, la conquista del potere politico da parte della classe lavoratrice operaia e intellettiva dipendono solo da una dura e prolungata lotta di classe dell’intero proletariato italiano per sconfiggere il sistema economico e sociale capitalistico, fondato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla schiavitù padronale, e costruire quello della vera democrazia, uguaglianza e libertà socialista. Care lavoratrici e cari lavoratori della Carbosulcis, siamo fraternamente al fianco della vostra durissima lotta di classe per difendere oggi il posto di lavoro e per vincere domani la battaglia per il socialismo. Senza socialismo l’umanità non avrebbe futuro, perché verrebbe definitivamente distrutta dall’infame sistema capitalistico.
L'arma plastica dell'immagine (Il manifesto, 30 agosto 2012)
Fonte: il manifesto
Vanni Codeluppi
Una ricostruzione dell'esperienza milanese del Laboratorio di comunicazione militante Le potenzialità di un luogo di incontro nato agli albori della diffusione virale dei media digitali
Gli anni Settanta sono stati un periodo particolarmente significativo dal punto di vista del cambiamento sociale e culturale del nostro Paese. Spesso sono stati etichettati superficialmente dai media come «anni di piombo», ma in realtà hanno visto nascere molte esperienze innovative. Tra queste esperienze quella del Laboratorio di Comunicazione Militante, che ha operato a Milano tra il 1976 e il 1978, è particolarmente cruciale, anche se per molti anni era stata dimenticata. Ha fatto bene pertanto Angela Madesani a curare un volume su tale esperienza. Il volume è intitolato Armamentari d'arte e comunicazione. L'esperienza del "laboratorio" di Brunone, Columbu, Pasculli, Rosa negli anni della rivolta creativa (Dalai Editore, pp. 136, euro 55) e propone una raccolta ragionata di testi e immagini prodotti in quegli anni ormai lontani. Ha certamente un sapore rétro, per la grafica povera che è stata impiegata e perché i temi che il Laboratorio di Comunicazione Militante proponeva all'epoca oggi sono poco considerati, anche se meriterebbero ben altra attenzione.
Ma quali erano questi temi? Innanzitutto l'esigenza di una riflessione critica sulla funzione svolta nella società dai media e in particolare dalle immagini che vengono utilizzate dall'informazione giornalistica. Queste infatti, grazie alla loro grande forza espressiva, e spesso anche grazie al frequente ricorso a scene violente, inducono un processo di assuefazione nello spettatore.
Il Laboratorio di Comunicazione Militantepertanto ha prodotto varie mostre nelle quali ha impiegato delle tecniche di decontestualizzazione simili a quelle rese celebri nel campo artistico da Marcel Duchamp. Tecniche estremamente semplici, ma anche straordinariamente efficaci per stimolare le persone a pensare ai significati veicolati dalle immagini. Ad esempio, il fotomontaggio, uno strumento che era stato molto utilizzato in Germania dopo la prima guerra mondiale per perseguire analoghe finalità. Si pensi ai celebri fotomontaggi fortemente critici verso il potere di John Heartfield. Ma più spesso il Laboratorio di Comunicazione Militante invitava a riflettere su ciò il pubblico vedeva attraverso un semplice ingrandimento delle fotografie presenti sui giornali. Oppure mutava la sequenza con la quale le immagini venivano presentate, per mostrare come ciò cambiava il loro significato.
Insomma, l'obiettivo del Laboratorio di Comunicazione Militante era di dimostrare come il linguaggio giornalistico produca una sistematica distorsione della realtà politica e sociale che rappresenta. Proprio per questo, come pensavano i membri del Laboratorio, l'informazione può essere considerata simile all'arte. Anche la comunicazione giornalistica infatti cerca di dare vita a una sua particolare forma di rappresentazione. Esattamente come l'arte ha sempre fatto.
Ma ai componenti del Laboratorio di Comunicazione Militante interessava soprattutto un approccio di tipo sociale all'arte. Un approccio cioè in grado di mostrare come l'arte possa intervenire nella società e cercare di modificarla. Un approccio pertanto che rifiuta il concetto di autore e cerca democraticamente di coinvolgere tutti nel processo creativo. Per questo i membri del Laboratorio organizzavano molti incontri pubblici dove insegnavano, spesso agli studenti delle scuole, a usare le tecnologie espressive più innovative all'epoca, come la fotocopiatrice o il videotape. Pensavano infatti che per essere veramente consapevoli di come un linguaggio funziona, e dunque per non subirlo passivamente, è necessario conoscere anche la tecnica che caratterizza tale linguaggio. Non è un caso probabilmente che L'arma dell'immagine, l'unico libro pubblicato dal Laboratorio di Comunicazione Militante, sia il frutto dei numerosi laboratori svolti con le scuole.
Per questo è stato importante per il Laboratorio poter dare continuità al lavoro svolto attraverso una sede stabile. E la sede è stata trovata nell'ex-chiesa di San Carpoforo a Brera, dove nel novembre del 1976 è stato aperto un centro culturale denominato «Fabbrica di Comunicazione». Un centro che organizzava eventi e spettacoli e che è diventato un importante luogo d'incontro di artisti di varia provenienza.
L'esperienza del Laboratorio di Comunicazione Militante ha avuto una breve durata. I suoi responsabili imputano la responsabilità della sua prematura scomparsa a quella ondata di repressione che è nata a seguito del terrorismo. Probabilmente però ciò sarebbe avvenuto ugualmente perché il clima sociale è decisamente cambiato. L'imporsi progressivo del privato e delle leggi di mercato ha marginalizzato esperienze fortemente orientate al sociale come quella del Laboratorio. Che però non è anacronistica, perché propone una lezione che è preziosa ancora oggi per chi voglia adottare un atteggiamento critico nei confronti dell'informazione giornalistica.
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