giovedì 6 settembre 2012

Crisis Tour / 8

Una delle caratteristiche comuni dei Paesi civilizzati è l'esistenza massiccia di zone 30, non due straducole a caso con il fatidico cartello, giusto per far vedere che si fa la zona 30, ma una logica sistematica di abbassamento della velocità nei centri residenziali (ora salvaiciclisti sta battagliando su questo).

Quindi è normale, appena giunto in Francia farmi una foto con un prodotto così esotico per un italiano come il cartello della zona 30.
Per chi si è spaccato la testa e ha trascorso, o perso, un sacco di anni della propria vita nei dipartimenti di studi umanistici, siamo nei luoghi della tragica morte, nel 1940, di Walter Benjamin. dei contrabbandieri e degli spalloni, dei sentieri impossibili mortali a picco sul mare.Uno scrittore ci ha lavorato di fantasia (Bruno Arpaia, vedi qui).

È sintomatico che il cicloviaggiatore italiano con l'anello al naso (parecchio zingaresco nei modi e nel pensiero, peraltro) noti ossessivamente indizi di civiltà collegabile al suo amato mezzo di locomozione.
Poi dicono che sei un fissato, con questa bicicletta sempre in tutti i discorsi, che sarebbe bello andarci anche in Italia, ma in Italia non si può, a Roma non si può ci sono i sampietrini, i sette colli, la gente è matta, lo smog, poi al lavoro arrivi sudato, tassativamente impossibile e tu, se lo fai, sicuramente sei fuori di testa, ti hanno incasellato nella loro coscienza e hanno risolto l'imbarazzante problema. Quindi, sì, parliamo di politiche e facciamo pressione, ma qui ci vorrebbe uno stuolo di psicologi al lavoro sulla mobilità sostenibile. Se per molta gente a Roma e in altre città italiane non è possibile andare in bici, mentre coppie di pensionati finlandesi si fanno Helsinki-Palermo e altro ancora (con richiesta incessante di pasta e nient'altro), in quasi tutti gli altri Paesi europei ci si imbatte in cartelli stradali che riguardano la bicicletta e il suo uso su strade statali, saliscendi, colline, strade con pendenza al 15% apparentemente invalicabili. E il vagabondo low cost con l'anello al naso, preso per i fondelli negli anni da varie consorterie, cerchie accademiche, ordini professionali (altro che il gatto e la volpe), fino ad aver raggiunto uno stato brado, il vagabondo, dicevo, è fatalmente attratto da questa cartellonistica specifica, nonostante il vento da queste parti sposti l'intera bicicletta a suo capriccio e nonostante la sete e la fame.
Il viaggio in Francia procede bene, anche se non posso dire di avere lo stesso feeling che ho con la Spagna in generale e con la Catalogna in particolare.
Faccio un botto di chilometri sulle scogliere bestemmianti: preso di mira, nello specifico, è il dio geologo. Pervengo in zone di villeggiatura un po' chic, finendo come al solito in un supermercato dove entro con tutta la bici, per abbottarmi di cibo poco più tardi su una panchina dove presumibilmente trascorrerò la notte. Una pratica consigliata soprattutto ai giovani d'oggi.   

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