giovedì 26 aprile 2012

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Biciclette, il successo
delle riparazioni «fai da te»

Fonte: Corriere della Sera

Boom delle Ciclofficine: nessuna spesa e un po' di consigli
Anche decine di artigiani parteciperanno a «#Salvaiciclisti»



Una ciclofficina
 in via Madonna dei Monti (Jpeg)Una ciclofficina in via Madonna dei Monti (Jpeg)
 
ROMA - Tra i quasi 18 mila manifestanti che hanno aderito alla campagna Salvaiciclisti e che sabato si ritroveranno alle 15 in via dei Fori Imperiali, ci saranno anche gli artigiani della bicicletta e i responsabili delle Ciclofficine popolari. Qualcuno arriverà con il pullman, specie da fuori Roma, qualcun altro pedalerà dal proprio laboratorio fino al Colosseo per unirsi al mondo della bicicletta, che chiede sicurezza sulle strade italiane e che darà vita ad un gigantesco sit-in con bike al seguito. Rubando per un giorno la strada (e la scena) alle automobili.
La realtà dei centri di riparazione, a Roma, continua a prendere piede. Negli anni, e di pari passo con l'aumento del numero dei bikers urbani ecologici, sempre più negozi e rivenditori - che siano piccole realtà commerciali o grandi catene, come Decathlon - si sono infatti muniti di laboratori per le piccole e grandi riparazioni delle biciclette: telai piuttosto che camere d'aria, fanali o sellini. E oggi sono sparsi un po' in tutti i quartieri della Capitale (da Prati alla Casilina, dalla Portuense al Pigneto, dall'ex Mattatoio di Testaccio alla Gianicolense e alle botteghe del centro storico), come nei paesi del circondario (Formello, Subiaco, Civitavecchia, Fiano Romano o Fiumicino).

Ma il vero successo, per i ciclisti romani, sono state le Ciclofficine popolari: nate dall'esperienza dell'Angelo Mai occupato, sono oggi una realtà consolidata. Un luogo dove poter «recuperare» pezzi di bici e dove poter auto-riparare personalmente la propria, con l'aiuto di professionisti competenti. Nessuna spesa di manodopera, solo donazioni a offerta libera (unico introito delle Ciclofficine, insieme ai proventi delle bike salvate dal macero, rimesse a nuovo da meccanici esperti e poi rivendute per 50-60 euro l'una nelle aste pubbliche che si svolgono orientativamente ogni due mesi).
«La prima che nasce a Roma è quella del centro sociale Macchia rossa. Era il 2004 - ricorda Giacomo, il capomeccanico delle Ciclofficine -. Poi sono arrivate le altre storiche, come la Donchisciotte all'ex Snia e i Ciclonauti, che sono tutt'ora i più attivi». A rivolgersi alle Ciclofficine sono soprattutto giovani e ragazzi che vivono a Roma per il progetto universitario Erasmus. Anche grazie a loro, gli utenti e i frequentatori dei laboratori popolari sono aumentati del 10-15 per cento, rispetto a qualche anno fa.

Simona De Santis e Clarida Salvatori
@corriereroma
26 aprile 2012 | 9:40

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