martedì 25 ottobre 2011

Come conobbi Archi / 3

Si doveva, quindi, provare a mettere in scena Der gelbe Klang (Il suono giallo) di Kandinskij. A me, la sinestesia m'è sempre sembrata una stronzata bella e buona. C'è chi è sicuro che quel Do# è verde e un altro che dice che è marrone. Insomma, ognuno dice la sua. Il rischio è di mettere in secondo piano il fatto che un La è pari a 440 Hz (con multipli e sottomultipli). Ti vibrano nell'orecchio, i 440 Hz. Già basterebbe questo, non c'è bisogno di pensare che sia un carminio con odori di ananas. Comunque, ci eravamo imbarcati nell'impresa e pensai che non mi avrebbe fatto male, in una città provinciale come Roma, immobile e noiosa, con i suoi Moravia, ecc., gettarmi in questa nuova impresa.
La ricerca di Archi dette i suoi frutti. Allestiva vetrine di negozi di giocattoli, con una fantasia forse eccessiva, che poteva mettere in soggezione l'acquirente medio. Lo rintracciammo, grazie alla rete dei critici militanti e dei simpatizzanti, e gli spiegammo il progetto. Avrebbe avuto fama, ma soprattutto cibo e vino per diversi giorni. Certo, qui Kandinskij è scatenato di brutto, non è che ci sia spazio per il bel gesto teatrale. Ma, spiegammo ad Archi, il pubblico sarebbe stato sottoposto a una specie di test di resistenza allo stress, che poteva dare esiti imprevedibili. Coscritto in uno spazio esiguo, il pubblico sarebbe stato messo a dura prova dal processo sinestetico, fino forse a perdere i sensi. Per me, antisinestetico, sarebbe stato già un buon risultato.
Archi si preparò a dovere. Fece anche ginnastica.

saverio.bragantini@gmail.com

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