lunedì 14 marzo 2011

No alle centrali EPR in Italia

Legambiente: “Diciamo No alle centrali EPR in Italia
già bocciate da Francia, Gran Bretagna e Finlandia per problemi di sicurezza”

Quello di Fukushima è stato il terzo incidente più grave avvenuto in una centrale atomica nella storia. E non è finita. La situazione continua ad essere grave e l’allarme non accenna a scendere per i rischi di nuove esplosioni negli altri reattori e perché ancora non si è in grado di capire se nel nocciolo dei due reattori più colpiti si sia avviata la pericolosissima fase di fusione.

“Proprio la grande incertezza sull’entità del disastro nucleare in Giappone – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza – deve necessariamente sollecitare nuove e appropriate riflessioni sull’opportunità di avviare in Italia una nuova stagione nucleare. Oggi, esattamente come nel secolo scorso, non esiste sicurezza assoluta per nessun tipo di centrale atomica ed è bene che i cittadini italiani sappiano, in vista del referendum al quale sono chiamati a votare, che le quattro centrali che il Governo vorrebbe costruire nel Paese, utilizzeranno la tecnologia del reattore francese EPR, per il quale le Agenzie per la sicurezza nucleare di Francia, Finlandia e Gran Bretagna avevano individuato (nel 2009) problemi nel progetto del sistema di sicurezza”.
L’esplosione della centrale di Fukushima di ieri è stata classificata di livello 4 nella scala Ines. Per quanto riguarda gli incidenti negli impianti atomici per la produzione elettrica, sono risultati più gravi solo la tragedia di Cernobyl in Ucraina nel 1986 (livello 7) e l’incidente della centrale di Three Mile Island negli Stati Uniti dove avvenne la fusione del nocciolo (livello 5).
La scala Ines (International Nuclear and Radiological Event Scale), la classificazione internazionale degli incidenti nucleari e radiologici, è stata creata nel 1989 dall’Aiea, Agenzia internazionale per l’energia atomica, e dall’Agenzia per l’energia nucleare dell’OCSE. Divide gli eventi in 7 livelli: i più bassi (da 1 a 3) vengono definiti come guasti, mentre quelli più alti (da 4 a 7) sono classificati come incidenti. Il livello 1 indica un’anomalia, mentre il 2 e il 3 sono utilizzati per i guasti semplici e quelli gravi. Il livello 4 è un incidente con conseguenze locali, mentre il 5 indica un incidente con conseguenze più estese. Il 6 e il 7 indicano incidenti gravi e molto gravi.
Gravi incidenti hanno riguardato anche altri impianti della filiera atomica come quelli per la fabbricazione di ordigni nucleari, avvenuti a Kyshtym in Unione Sovietica (livello 6) e a Sellafiled in Gran Bretagna (livello 5) nel 1957, o impianti per la produzione delle barre di combustibile per le centrali nucleari, come quello di Tokaimura (livello 4) in Giappone nel 1999.




I più gravi incidenti della storia nell’industria nucleare
SCALA INES 7
SCALA INES 6
SCALA INES 5
SCALA INES 4
26 aprile 1986 - Centrale di Cernobyl (Ucraina)

L’incidente nucleare in assoluto più grave di cui si abbia notizia. Il surriscaldamento del nucleo del reattore provoca la sua fusione e l’esplosione del vapore radioattivo, che sotto forma di una nube pari a un miliardo di miliardi di Bequerel si disperde nell’aria. Centinaia di migliaia di persone, soprattutto nella vicina Bielorussia, sono costrette a lasciare i territori contaminati. L’intera Europa viene esposta alla nube radioattiva e per milioni di cittadini europei aumenta il rischio di contrarre tumori e leucemia. Non esistono ancora oggi dati definitivi sui decessi ricollegabili alla tragedia.
Settembre 1957 - Kyshtym (Unione Sovietica)

In una fabbrica di armi nucleari negli Urali, una cisterna contenente scorie radioattive prende fuoco ed esplode, contaminando migliaia di chilometri quadrati di terreno con una nube di 20 milioni di curie. Il rilascio esterno di radioattività avviene a seguito di un malfunzionamento del sistema di refrigerazione di una vasca di immagazzinamento di prodotti di fissione ad alta attività. Vengono esposte alle radiazioni circa 270mila persone. Si stimano per le conseguenze dell’incidente oltre 100 morti.

28 marzo 1979 - Three Mile Island (Harrisburgh, Usa)

Il surriscaldamento di un reattore, a seguito della rottura di una pompa nell’impianto di raffreddamento, provoca la parziale fusione del nucleo rilasciando nell’atmosfera gas radioattivi pari a 15mila terabequerel (TBq). Vengono evacuate 3.500 persone.

30 settembre 1999 - Tokaimura (Giappone)


Un incidente in una fabbrica di combustibile nucleare attiva una reazione a catena incontrollata. Viene accertato che si tratta di un errore umano: due operai hanno trattato materiali radioattivi in contenitori non idonei. Tre persone muoiono all’istante, mentre altre 439, di cui 119 in modo grave, vengono esposte alle radiazioni. Vengono ricoverati in 600 ed evacuati 320mila abitanti della zona.



7 ottobre 1957 - Sellafield (Gran Bretagna)

Nel complesso nucleare di Windscale in Gran Bretagna, dove si produce plutonio per scopi militari, un incendio nel nocciolo di un reattore a gas-grafite (GCR) genera una nube radioattiva imponente. I principali materiali rilasciati sono gli isotopi radioattivi di xenon, iodio, cesio e polonio. La nube attraversa l’Europa intera. Sono stati ufficializzati soltanto 300 morti per cause ricondotte all’incidente (malattie, leucemie, tumori) ma il dato potrebbe essere sottostimato.


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