lunedì 2 maggio 2011

Capranica - Civitavecchia / quarta parte

Esco dal percorso e vado in paese, verso le 12 (ero partito intorno alle 10.30). Una sosta a Barbarano Romano mi permette di caricare panini, birra, formaggio e acqua dal celebre acquedotto Pisciarello.

Il percorso è molto bello, forse l'ho già detto, le gallerie sono una piccola sfida con la luce bassa. In particolare, a un certo punto, mentre piove, arrivo all'ingresso di un tunnel pieno di mucche (che diversi amici che hanno fatto il percorso hanno definito 'famoso'). Scusate, se state mangiando (merendine confezionate o altre porcherie), per favore smettete di farlo. Fatto?
Ok, continuo. La galleria è completamente piena di merda di bovino. Ma non si tratta di qualche cacca sparsa: è uno strato di escrementi spesso dieci centimetri, anche di più, perché anche gli strati di merda, come le montagne, hanno altimetrie variabili. Ho rinunciato a fare foto alle mucche, perché già erano un po' innervosite dalla mia presenza.

Buoi e mucche al buio stanno bene, ci passano tutto il giorno. Ogni tanto escono, e poi rientrano. Il loro mondo è fatto di idee, più che di immagini, e di tante ruminazioni eremitiche che, alla fine, inequivocabilmente, terminano con una grossa cagata. Un mondo in cui non sono ammesse distrazioni e gli intrusi sono mal tollerati, specialmente in una giornata piovosa in cui non passa nessuno. Come quando tu stai a casa tua di domenica pomeriggio, non hai voglia di uscire, fuori piove e, all'improvviso, squilla il telefono. Chi è questo rompicazzo con il carrettino a due ruote e la lucetta fioca?, si saranno dette le mucche. Non sia mai che abbiano uno scatto. Si muovono piano, ma anche bruscamente. Preferiscono spostarsi con lentezza, ma a un certo punto, se registrano qualcosa che li spaventa, si spostano a strattoni. Se si contagiano e cominciano ad agitarsi tutte sono cavoli amari, e non si vede assolutamente nulla. Io mi muovo al rallentatore. Le mucche sono bianche, ma non c'è luce. Quindi è come se fossero nere, o quasi: un po' la luce mia le illumina.
A un certo punto, urto una mucca che stava seduta per terra, e lei ha uno scatto, giustamente. Sono un po' agitato, sarebbe da bugiardi dire adesso che ero calmo, perché questi atteggiamenti revisionistici nei racconti non li posso sopportare. Provo paura, e intanto le scarpe affondano nella merda. Un'esperienza che andrebbe proposta nelle scuole a giovani debosciati col motorino incollato sotto al culo. Se cadessi per terra, sarebbe sconveniente. La mucca che s'è alzata di scatto decide di uscire, mi precede. Alla fine esco fuori anch'io, e la pioggia è un sollievo. Non mi sono accorto della puzza, forse per lo stress, forse la cacca non puzzava.


Il sentiero si allarga e si restringe. Qui sopra è stretto, sembra il sentiero di Ho Chi Min, in Vietnam. Penso che lo zio Ho si sarebbe sentito a casa, qui.

Poi arriva un'altra galleria terrificante.
Galleria del Casalone, 1300 m

Voi vedete la luce, ma la luce dopo un po' di metri non c'è più. Al centro c'è il fossato, e molte lastre di cemento si sono rotte, per cui bisogna stare attaccati a una delle pareti. Io vado a sinistra.

Nella galleria riesco però a pedalare abbastanza bene, sbattendo ogni tanto sul muro, ma è meglio che finire nel buco.

Bello il ponte, e il fiume sotto. Nonostante la strada disastrata, prevalgono le discese.
Sono le gioie del piano inclinato.
(to be continued)

3 commenti:

andrea manzetto ha detto...

figata. ti invidio molto.
P.S. con i bovini ci ho lavorato un po'...ti capisco.

ha detto...

Scusa, Andrea, già che ci siamo. ma le mucche e i buoi caricano gli umani?

ha detto...

Andrea, dai, che ci andiamo tutti insieme, prima o poi, ma d'estate...