martedì 12 febbraio 2008

Riparare la bici 1

Le mediocri capacità meccaniche che ho acquisito sono il frutto della disponibilità a sbagliare. Meglio cominciare montando e smontando pezzi di bassa qualità (della qualità prima o poi torneremo a parlare). Ci vogliono ore di lavoro, gli attrezzi giusti e molto buon senso per evitare di combinare guai seri e rischiare di farsi male. I due principi basilari della meccanica mi sono stati illustrati in due momenti diversi da due persone che considero dei veri e propri artisti del lavoro manuale. Giovanni mi ha detto una volta: «L'attrezzo fa il lavoro», una frase quasi zen, che ha risolto vari problemi. Ho speso soldi a comprare altri attrezzi, e continuo a comprarli; e ancora ripenso con affanno a tutte quelle volte in cui volevo tagliare i vecchi cavi dei freni con le pinze o le tenaglie, o svitare i dadi con i pappagalli cinesi di terza qualità, o cercavo di tagliare dritto un tubo con la sega a ferro invece che con il tagliatubi, svitavo le viti con i cacciaviti troppo piccoli, spanandole, insomma a tutte le cazzate accumulate nel nome del "si può fare anche così". Il secondo principio mi è stato esposto da Mariano con molta semplicità: «L'olio è mezzo meccanico». Era la risposta giusta a quando, in una sera d'inverno, ho seminato i pezzi del deragliatore posteriore della bici da corsa su via di Grottarossa; deragliatore da troppo tempo non oliato (e non pulito).

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