lunedì 28 gennaio 2008

Tre errori sistematici su parole in castigliano

A corto di argomenti ciclistici, pur avendo ieri fatto il giro delle sette chiese, oggi mi soffermo su questioni linguistiche, dopo aver letto un articolo sul Corriere della sera, a p. 21, "La maledizione dei Brando" - in cui, per l'ennesima volta, scopro l'errore che segnalo più sotto (al punto 2). Ci sono tre errori in cui i giornali italiani incappano spessissimo, a proposito di parole in spagnolo o castigliano, che dir si voglia:
1) Al contrario di quanto accade per il francese, è la sistematica abolizione degli accenti
in tutte le parole. Per esempio, Chavez, invece di Chávez.
2) Il secondo è l'uso di una parola inventata: "ecuadoregno" o, ancora più ridicolo, ecuadoreño", per indicare gli abitanti dell'Ecuador. Questa parola nel castigliano di Spagna, e anche in quello di Ecuador, NON ESISTE. In spagnolo si dice 'ecuatoriano' e in italiano 'ecuadoriano'. Se volete fare i Gianni Brera e usare parole spagnole, prima studiate.
3) Sistematico (trovato almeno cinque volte): chiamare Città del Messico, ossia Ciudad de México, con il termine inglese, 'Mexico City'. Questo è veramente troppo. Qui non è neanche questione di ignoranza, si tratta di aver copiato malamente da notizie diffuse in lingua inglese; nessuno pretende che Los Angeles sia scritto alla spagnola, Los Ángeles. Qui siamo alle basi.
¿Entendido?

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