giovedì 31 gennaio 2008

Memorie. II parte

Il colle di Monte Mario (140 metri s.l.m.), a guardarlo da piazzale Clodio, è per il ciclista principiante un invalicabile Aconcagua. Che lo si aggredisca da via Cortina d’Ampezzo, dalla Farnesina, dalla "panoramica", nella lunga e intossicante salita di viale delle Medaglie d’Oro, la salita richiede qualche dose di allenamento. Se cerchi di aggirarlo arrivando a via Boccea o alle Mura Vaticane, finanche dal Gianicolo e dalla Gianicolense, sempre una salita devi affrontar. In poche parole, è una specie di altopiano. Il passaggio cruciale della mobilità ciclistica è stato segnato, per me, dall’annullamento di questa barriera, che farà sganasciare dalle risate le migliaia di frequentatori dello Stelvio e dello Zoncolan. Dopo aver vagheggiato una teleferica per ciclisti che aggirasse l’ostacolo, alla fine, invece che raccogliere inutilmente firme, ho deciso di allenarmi. Una volta che sali la Panoramica o per due volte la Trionfale in un giorno, il problema Monte Mario non si pone più, se si mantiene un minimo di allenamento e se non si sovraccarica lo zaino. Tutti possono farlo. L’unico problema resta lo smog, che rende le salite più faticose, sempre e comunque. Ah, già, poi c’è la stronzaggine di automobilisti e motociclisti, per esempio quelli che sorpassano chi già sta sorpassando: a quella non ci si abitua mai.

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