giovedì 15 ottobre 2009

I portici di Bologna

La copertina del Magazine del "Corriere della Sera" di oggi è dedicata all'acqua. Hanno fatto uno scoop pazzesco. Hanno analizzato l'acqua dei rubinetti grazie all'Università di Milano Bicocca e hanno detto che non è affatto male. Ma lo sanno che viene continuamente analizzata da analoghe università e istituti, molto più delle acque minerali in bottiglia (quello sarebbe stato un bello scoop, vedere che cosa si annida in una bottiglia di plastica dopo 800 Km di autostrada, soste sotto al sole, stoccaggio in magazzino, ecc.)? Ma non voglio parlare di questo.
Mi ha colpito l'articolo di Angelo Panebianco, intellettuale di alta caratura, relativo all'uso dei portici di Bologna da parte dei ciclisti. Un membro della giunta comunale ha chiesto - secondo l'illustre politologo "in modo confuso e ambiguo" - di regolarizzare questi comportamenti, ossia di permettere legalmente di circolare sotto ai portici. Di ambiguo e confuso non mi pare che ci sia nulla, non so se il membro del consiglio comunale si è espresso in crittogrammi. Comunque il professore bolognese è contrario. E dice che anche Romano Prodi, che è ciclista, lo è. Dice che è giusto fare piste ciclabili. Panebianco nota con orrore che un altro membro della maggioranza ha proposto che i ciclisti possano circolare contromano. (È una cosa che si fa in diverse parti del mondo civilizzato, dalla Gran Bretagna alla Nuova Zelanda, dalla Danimarca alla Francia, e anche in Italia c'è già chi lo fa.) Panebianco inorridisce a queste proposte forse perché non è ciclista. L'idea di circolare sotto i portici in bici, per me viene associata all'approccio agli edifici, quando si cerca un palo o una rastrelliera per parcheggiare, oppure per qualche spostamento ravvicinato quando piove. Per il resto, penso che i ciclisti non siano mica sado-masochisti, al punto da infognarsi tra la folla per slalomare, più noiosamente che rischiosamente, tra ombrelli, passeggini, anziani, comitive di studenti, ecc. Credo che ogni ciclista di buonsenso vada per strada, appena può, se il percorso da compiere supera i 50 metri. Invece, secondo me, ha pienamente ragione Panebianco quando afferma che la maggior parte dei ciclisti gira di notte senza luci. Ok, questo è giusto: luci a led per tutti con batterie ricaricabili. Basta fari a dinamo con lampadine fulminate. Se fossi un amministratore comunale (ovviamente apparterrei all'area trozkista moderata) le regalerei, le luci a led. Molto più utili, economiche e gratificanti di tanti gadget e iniziative dispendiose messe in atto in tutti i Comuni italiani. (Su questo tornerò, forse, perché mi è venuta un'idea.) E, dopo aver regalato le luci a led, giù multe per chi non le usa. Nota lo studioso felsineo che la notte i vigili scompaiono. Anche a Roma, forse in tutta Italia, chissà: ed è il Far West. Ma non per colpa delle bici. Indovinate per colpa di chi? Delle automobili, avete indovinato. ma come avete fatto? A Bologna non ci sono le falangi di suv, microcar, smart e  scooteroni che abbiamo a Roma? Beati voi. È questo il dramma di Roma e di altre grandi città: beata Bologna che ha i portici pieni di ciclisti, e di pedoni a cui prestare molta attenzione. Il degrado della vita urbana nelle grandi città è colpa della auto, delle soste selvagge, dello smog e della psiche degli automobilisti, plasmata dall'ambiente, ormai persuasa che non sia possibile alcuna alternativa: beato chi ne ha scoperta una e se la tiene da conto.

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