lunedì 6 luglio 2009

"Il Giornale" contro i ciclisti urbani

Su Il Giornale di sabato 4 luglio, p. 23, ci sono due articoli dedicati ai ciclisti urbani. Il primo è di Tony Damascelli. Senza smentirsi, il quotidiano affronta la questione in modo fazioso, a cominciare dal titolo: "Basta impunità, ora multe anche per i ciclisti". Cosa non vera, perché le multe i ciclisti le hanno sempre prese. Nell'occhiello si legge: "Fino a oggi i vigili chiudevano un occhio (anzi tutti e due) davanti a chi passava col rosso o pedalava contromano". Adesso basta, Charles Bronson è tornato. David Cameron, leader dei conservatori inglesi, è stato beccato contromano a Londra da una telecamera e ha chiesto scusa.
Si vede che Damascelli è un fine ambientalista quando scrive: "Se un ciclista (ma potrebbe trattarsi anche del guidatore di un carro trainato da quadrupedi, scegliete un po' voi la bestia)". Io l'ho scelta: è Damascelli! "Credo che il problema solleverà discussioni di ambito costituzionale, la solita baruffa nostrana". Grazie al ciufolo, ma quale baruffa nostrana: ti levano i punti della patente per la guida dell'auto mentre compi infrazioni in bicicletta. L'articolo, però, si chiude con un momento di saggezza, evocando norme "scritte su due piedi più che su due ruote".
L'orgasmico appello alla sicurezza ha preso un po' la mano ai legaioli.
Annesso all'articolo d Damascelli, un altro, altrettanto fiacco di argomenti e gonfiato da un accanimento aprioristico contro tutti i ciclisti, a firma Camilla Golzi Saporiti. L'articolo prende di mira le Critical Mass milanesi, a cui la giornalista ha partecipato per fare il suo scoop. La CM viene definita "punta estrema di chi si muove in bici per la città e crede di essere sopra le regole e fuori la legge". I partecipanti alla CM vengono poi definiti "vandali notturni". Quindi, pare di capire, che tutti coloro che vanno in bici infrangono le regole, come più avanti viene ribadito: "I ciclisti normali, quelli che la mattina usano la bici per andare in ufficio o all'università o a fare la spesa. loro, sono silenziosi e spesso discreti. Però infrangono le regole come noi che adesso stiamo vagando per Milano". Perché "chi pedala crede di non essere sulla strada come gli altri".
Fin qui l'articolo, che penso si commenti da solo, con i suoi pregiudizi.
Chi va in bici è molto cosciente di stare sulla strada: altrimenti muore. È colui che siede in un automobile, smanettando con l'autoradio e il cellulare, a pensare spesso di trovarsi nel salotto di casa.
No, cara signora Golzi Saporiti, chi pedala conosce bene la strada e anche i suoi pericoli. Rischia la vita o di farsi male seriamente, per merito dei suoi rispettosissimi amici camionisti, scooteristi e automobilisti. Quotidianamente, almeno a Roma, dal sellino della mia bici, verifico una situazione di illegalità strutturale nella guida di automezzi, in particolare nell'atteggiamento di numerosissime persone che guidano con il cellulare all'orecchio: sbandano, si distraggono, alcuni addirittura scrivono e leggono Sms; nel superamento sistematico dei limiti di velocità; nello stato deplorevole delle strade, pericolo costante per i ciclisti; nel mancato rispetto dei segnali di precedenza; nella mancata segnalazione del cambiamento di direzione (freccia).

3 commenti:

frank ha detto...

rispetto a come è stato fino ad oggi non cambia nulla, se non l'aumento delle sanzioni per alcuni ciclisti: ciò che è vietato oggi lo era anche ieri. a questo punto, tra auto sui marciapiedi, in contromano, a velocità oltre i limiti, con guidatori cellularizzati, inversioni agli incroci semaforici, ecc, se anche i vigili dovessero incattivirsi (e perchè poi?) coi ciclisti, cosa cambierebbe?

Anonimo ha detto...

Come mai viene fatta una legge in cui si colpiscono le persone che vanno in bicicletta? perché in questo paese da una decina di anni vige la legge del più forte istituzionalizzata, quindi se sei potente non devi essere toccabile mentre chi è più debole deve inchinarsi al più forte per legge, si è dimenticato che le leggi devono servire a regolare i rapporti interpersonali per salvaguardare i più deboli e i pari grado, una legge che tutela i più forti non ha motivo di esistere poiché i più forti sono in grado di tutelarsi da soli, in tal senso lo spirito della legalità dovrebbe essere che il ciclista ha torto rispetto al pedone e deve essere tutelato rispetto alle automobili come le automobili rispetto ai camion e così via in tutti i campi.
Con legislatori come quelli che ci troviamo che dicendo di semplificare complicano e dicendo di migliorare peggiorano l'Italia si sta trasformando in un paese di selvaggi che agiscono secondo la legge della giungla un tempo i prepotenti erano disprezzati dagli altri oggi è una gara a chi lo è di più, non sarà mica per il cattivo esempio che viene dall’alto?
Auguri a tutti noi.

Anonimo ha detto...

Concordo con tutto, inoltre ricordo che non avendo una targa, devono prima prendermi se vogliono farmi una multa!
:-)