mercoledì 1 agosto 2007

sgonfia e cadente settimana di ciclismo

Non sarò breve. Devo giustificare la lunga assenza di aggiornamenti, a scopo didattico per i ciclisti urbani o aspiranti tali. Diario di una grigia e molto sgonfia, cadente, settimana di ciclismo urbano. Evento unico e irripetibile.

Lunedì 2 luglio: mentre vado al lavoro in bici , a 200 metri da casa, cado per l’uscita della catena, mentre ero in piedi sui pedali. Per fortuna non è sopraggiunta nessuna macchina. In ultimo la colpa era del deragliatore anteriore, mal regolato, che mi ripromettevo di mettere a punto, ma non lo avevo ancora fatto. Bravo pirla. Risultato: paura, escoriazione e gonfiore pronunciato al ginocchio per la caduta e soprattutto buco al ginocchio medesimo per penetrazione del fottuto pedale di alluminio zigzagante che ho immediatamente tolto (ve ne farò vedere la foto, non del fiotto di sangue, ma del fottuto pedale); inoltre una costola dolorante, incrinata, boh. E un paio di ematomi minori. Tornato a casa, lascio la mtb e prendo una di quelle da corsa. In nome del concetto che se non risali subito in bici non ci rivai più, o cose del genere. Una buca sulla via Cortina d’Ampezzo mi fa forare. Cambio la camera e riparto. Un lieve rigonfiamento della ruota mi fa alla fine fermare sulla Flaminia per dare una sistemata. E la camera cede, bucata. Proseguo a piedi (3 Km ca.) fino al posto di lavoro. Al ritorno chiedo un passaggio a un collega. Chiaro che il problema è del cerchione. Controllo nipples e raggi (ma, mi dirà il cicloriparatore di fiducia, Colopardi, che non può dipendere da quelli, piuttosto da un flap danneggiato o, aggiungo io, anche da abrasioni laterali del cerchio d’alluminio che con le alte pressioni di gonfiaggio, possono bucare la camera). Rimonto la ruota, sembra tutto a posto.

Martedì 3 luglio: dopo due Km, a Monte Mario, ribuco. Torno a casa in autobus. Cambio la bici, prendo la mtb Atala “Mortilla” non ancora a puntino. Infatti il cambio cede, anzi è mezzo rotto, e mi faccio la ciclabile a 3 Km/h, superato anche da novantenni obesi su bici medievali. Al ritorno faccio tappa ai riparatori di Ponte Milvio, sulla ciclabile, che consiglio vivamente se avete problemi meccanici seri da quelle parti (spero di essere stato abbastanza chiaro, e comunque ci sono riparatori di bici che non consiglio neanche se le ruote vi sono diventate triangolari). Lascio la bici e mi viene consegnata una mtb di circa 30 Kg. Tipo auto di servizio. Compro il sushi da Daruma, come forma di consolazione esistenziale, e affronto la via Camilluccia. Indovinate che succede? La ruota posteriore comincia a sgonfiarsi. Ma lentamente. La rigonfio con la pompa e arrivo a casa.

Mercoledì 4 luglio (giornata della mia dipendenza dalla bici): la mattina dopo la trovo a terra: cambio la camera e vado al lavoro. Il mezzo, ora che ci ho fatto un minimo di amicizia, sembra pesare 28 Kg. Al ritorno, recupero la bici, pago dieci euro di troppo, ma non dico niente e riparto. Il cambio non è che funzioni bene, anzi, mi è è stato detto che il deragliatore anteriore non è compatibile, ecc. Arrivo a casa, non dico risollevato.

Giovedì 5 luglio: ho risistemato la bici della cadutadi lunedì e la giornata, ciclisticamente parlando, fila liscia. Lo stesso il giorno dopo.

Le mie vicissitudini mi portano a un cambiamento (che vivo periodicamente, smontando e rimontado pezzi). Torno a una concezione cicloturistica del mio girovagare per Roma. Ruote larghe, andatura lenta, borse dietro, piene di ogni bendidio, tipo magliette, asciugamani, acqua, cibo, libri, attrezzi per riparare qualsiasi cosa. Due camere d’aria. Ipotesi di parafanghi per l’inverno e portapacchi anteriore. L’altro estremo è bici da corsa+zaino, ma per ora può aspettare, nonostante tre puledre d'acciaio fremano nella stalla.

Nessun commento: