mercoledì 30 novembre 2011

Definanziamento della ciclabilità a Roma

Comunicato dei Verdi

PISTE CICLABILI
BONESSIO (VERDI), GIUNTA CONTINUA A IGNORARE MOBILITÀ CICLABILE. SI ALLE PICCOLE GRANDI OPERE PER LA MOBILITÀ SOSTENIBILE

«Bicicletta: no grazie! Questa in sintesi la politica dell’amministrazione comunale di centrodestra di fronte all’inesistenza di qualsiasi azione da parte del comune di Roma in favore della mobilità ciclabile nella Capitale. – afferma il Presidente dei Verdi del Lazio, Nando Bonessio - È sintomatico il fatto che il giorno prima di un’iniziativa tampone come quella delle targhe alterne si “scopra”, grazie all’Indagine sulle piste ciclabili a Roma realizzata dall’Agenzia per il controllo della qualità dei servizi pubblici di Roma Capitale, il definanziamento anche dei pochi progetti messi in cantiere. Ora, dopo tre anni e mezzo di puro abbandono, arrivano, immancabili, le “giustificazioni” alquanto improbabili da parte della Giunta capitolina. Può un assessore come Visconti dire che il problema “sono le competenze” e poi tirare fuori dal cappello dichiarazioni del tipo vedremo i risultati tra sei mesi visto che stiamo istituendo una cabina di regia? No non può, specialmente se parla quando il mandato della Giunta ha visto inutilmente trascorrere quasi il 75% del tempo a disposizione. La realtà è che della mobilità ciclabile a questa Giunta non interessa nulla, anzi la ignora, e prova di ciò è il fallimento anche del bike sharing. Sarebbe ora che si operi come nelle altre capitali europee in materia di mobilità ciclabile, allargando i marciapiedi e riducendo in questo modo la carreggiata destinata alle auto e di conseguenza la sosta in doppia fila, vero killer della fluidità automobilistica. Si arriverebbe così a realizzare percorsi ciclo-pedonali riservando in numerose strade un 50% del marciapiede alle biciclette e l’altro 50% ai pedoni. Se questa logica fosse una norma costante di tutte le ristrutturazioni stradali avremmo a breve uno sviluppo delle piste ciclabili, integrate strutturalmente, nella città che sarebbero mantenute attraverso la manutenzione ordinaria».

Occupy



BROTHERS AND SISTERS

We are with you

Fonte: Lo Schermo

Il Comune di Lucca investe 80mila euro in rastrelliere per le biciclette

29-11-2011 / Decoro urbano / Virginia Torriani
LUCCA, 29 novembre – Ottantamila euro destinati all'installazione di rastrelliere per biciclette. Questo quanto annunciato questa mattina a Palazzo Orsetti dall'assessore con delega al Decoro urbano Moreno Bruni, assieme al geometra Mauro baccerini, che ha individuato i siti interessati all'operazione a seguito di una serie di sopralluoghi.
L’amministrazione Comunale, in seguito alla sempre più diffusa abitudine dei cittadini di muoversi in bicicletta per i propri spostamenti – utilizzo sicuramente incentivato grazie anche alle tante piste ciclabili realizzate – ha predisposto, al fine di agevolarne l’uso, un progetto per il potenziamento delle rastrelliere.
Attualmente gli spazi idonei in cui lasciare questo mezzo sono circa una sessantina e di due tipologie. La prima, realizzata nella parte centrale e più frequentata della città, è fabbricata in acciaio ed è dotata alle estremità di due blocchi di pietra arenaria grigia di Matraia. Il secondo è del tipo a spirale di ferro, ed è stato installato nelle zone più lontane del centro, come pure nelle immediate vicinanze esterne alle mura.
Nel progetto di potenziamento è stato scelto di incrementare la zona centrale con elementi del primo tipo, mentre nelle aree dove tali strutture più verosimilmente vengono utilizzate da residenti – e quindi non da turisti, gente di passaggio o lavoratori – è stato disposta l’installazione di una nuova tipologia che ha la peculiarità di poter incatenare anche il telaio, garantendo in questo modo maggiore sicurezza contro furti serali e notturni.
La cartografia del piano di arredo urbano prevede l’ubicazione di un totale di 400 posti per biciclette, suddivisi in 17 punti con rastrelliere classiche e 22 di nuova concezione. A seconda dei luoghi, a fianco di questi parcheggi, potranno essere poste anche delle panchine, al fine di creare degli angoli di sosta adeguatamente attrezzati soprattutto in quelle aree di interscambio come quelle in prossimità delle fermate delle navette.
L’assessore Bruni ha fatto sapere che è disposto anche a ricevere suggerimenti dalla cittadinanza: “sono i cittadini le nostre sentinelle, se questi evidenziano la necessità di punti per sostare le proprie biciclette possono farlo presente al nostro ufficio, che provvederà a effettuare un sopralluogo”.
L’attuazione del piano prevede costi per 80mila euro: “per sostenere questa iniziativa – ha spiegato Bruni – è stato utilizzato un credito rimasto sospeso con una ditta che doveva fornire al Comune dei materiali. Essendo venuta meno la necessità di quei prodotti abbiamo pensato di utilizzare i fondi per questa nuova esigenza”.
Il progetto sarà portato avanti in più tranche: una prima mandata di rastrelliere è programmata per il prossimo febbraio e dovrebbe portare all’inserimento di circa trenta arredi, per un valore complessivo di altrettante migliaia di euro. Le prime zone interessate dovrebbero essere piazza Cittadella e piazza Santa Maria Fuori Sportam. Ma l’attività dovrebbe impegnare il Comune almeno per i prossimi due anni.
Otre a offrire una risorsa ai cittadini, il progetto è volto anche a disincentivare l’utilizzo di pali, piloncini e soprattutto monumenti come posteggi per biciclette. Bruni in tal proposito confida nel buon senso, ma ha anche reso noto che “il perdurare di certe improvvisazioni, soprattutto quelle particolarmente incresciose come la bicicletta legata da mesi sotto Porta Elisa, non possono più essere tollerate. Senza voler intraprendere alcuna guerra all’abusivismo, rendendomi comunque conto che certe zone non si prestano all’installazione di rastrelliere, sicuramente le aree monumentali saranno tutelate e adeguatamente segnalate con cartelli che dissuadono ne l’utilizzo come parcheggio e paventanola rimozione senza preavviso del mezzo”.
Per quanto riguarda il decoro urbano del resto, l’Ufficio sta portando avanti una serie di iniziative a trecentosessanta gradi, investendo nella pulizia di scritte su monumenti, su ecoisole a scomparsa e sulla rimozione di pubblicità abusive.

martedì 29 novembre 2011

Inaugurata la Stazione Tiburtina, nessuna rastrelliera per ora

Ieri è stata inaugurata la nuova Stazione Tiburtina. Ponte fra i quartieri Nomentano e Portonaccio, hub internazionale, treni teletrasportati, luogo di socializzazione, d' incontro, passaggio; sceglieranno i passeggeri se andare a Termini o alla Tiburtina. Materiali speciali, vetri in varie sfumature, negozi, uffici, ecc.
E finora neanche una di rastrelliera per le bici. C'è andato Massimo stamattina a vedere, anche se dice che ci sono ancora un sacco di lavori in corso. Staremo a vedere.

Presto adoreremo i totem

Mi segnala Emanuele una bella serie di foto dedicate a biciclette da carico cinesi, molto cariche. Si intitola Totems e l'ha realizzata Alain Delorme (qui). Si sa che i compagni cinesi, in fatto di bici, non scherzano: sono un esempio per il mondo; la forza muscolare delle gambe alimenta ancora molte famiglie. Anche in Italia, la crisi porterà presto persone insospettabili a riscoprire la bicicletta come mezzo da carico. Darwinianamente, nella grande truffa economica in cui viviamo, le cose cambieranno.
Alain Delorme, Totem 5

Tornano le targhe alterne a Roma


"L'extrema ratio di un'amministrazione che non ha nulla da proporre"
''Vogliamo evitare le targhe alterne. Innanzitutto perché non servono a nulla, secondo perché creano estremi disagi ai cittadini e terzo perché sono l'extrema ratio di una amministrazione che non ha nient'altro da proporre'' (il Sindaco di Roma e Commissario straordinario per l'emergenza traffico, Gianni Alemanno, Ansa, 7 dicembre 2009).
''Bisogna lavorare sul versante del traffico - aveva aggiunto Alemanno - ma anche sulla riduzione delle emissioni prodotte dagli edifici. Vogliamo evitare le targhe alterne non perché ce ne laviamo le mani ma perché prendiamo misure strutturali per cambiare la situazione dell'inquinamento atmosferico nella nostra città'' (Ibidem).

lunedì 28 novembre 2011

Voragine sulla ciclabile

A tutti gli utenti della pista ciclabile Ponte Milvio-Castel Giubileo. Fate attenzione. Si è aperto uno squarcio profondo al centro della carreggiata, all'altezza del pastore. Fate attenzione perché è profonda e pericolosa. La pianta è posticcia ed è stata messa per segnalazione.

Ringraziamo il Comune di Roma e l'Atac per la meticolosa manutenzione negli anni di questa pista ciclabile.

3 dicembre: primo compleanno della ciclofficina popolare "Luigi Masetti"

La ciclofficina Masetti di Centocelle è molto suggestiva. È come se respirasse. D'inverno, lo spazio si fa piccolo nell'ex locale caldaia, così si sta più caldi. D'estate si lavora tutti all'aperto. È ospitata nello spazio sociale Centocelle aperte, che organizza un sacco di concerti e dove si mangia un vegan gustoso e persuasivo. Mi piace molto l'atmosfera di quel posto.
Sembra passato un attimo da quando la ciclofficina fu inaugurata un anno fa, che già il 3 dicembre torna la festa. L'officina è intitolata a Luigi Masetti (1864-?), probabilmente il più grande viaggiatore italiano a pedali, soprannominato "l'anarchico sulle due ruote". Auguri, bei compari ciclomeccanici!

Migranti: grazie anche di pedalare

Presso l'Ipercoop di Avezzano, domenica prossima, 4 dicembre, il Comitato mobilità sostenibile marsicana organizza un'iniziativa per i braccianti del Fucino, “Pedalare in Sicurezza”.
Si muovono in bici, rischiano al buio sugli interminabili rettilinei del Fucino. Fanno lavori che gli italiani non vogliono più fare, sottopagati, la notte tornano a casa e rischiano la vita. Sono una delle poche speranze di questo Paese.
Ora un'iniziativa mira a dotare i braccianti stranieri di alcuni accessori utili alla loro sicurezza (per quanto possibile).
Si inizia alle 10. Prevista anche una riffa con in palio una bicicletta.
Gli accessori verranno donati solo a chi si presenterà in bici.

Fonte: Liberazione


Come gli Agnelli hanno rapinato l'Italia lungo un intero secolo

di Maria Rosa Calderoni

Gioanin lamiera, come scherzosamente gli operai chiamavano l'Avvocato, ha succhiato di brutto; ma prima di lui ha succhiato suo padre; e prima di suo padre, suo nonno Giovanni. Giovanni Agnelli Il Fondatore. Hanno succhiato dallo Stato, cioè da tutti noi. E' una storia della Fiat a suo modo spettacolare e violenta, tipo rapina del secolo, questa che si può raccontare - alla luce dell'ultimo blitz di Marchionne - tutta e completamente proprio in chiave di scandaloso salasso di denaro pubblico. Un salasso che dura da cent'anni. Partiamo dai giorni che corrono. Per esempio da Termini Imerese, lo stabilimento ormai giunto al drammatico epilogo (fabbrica chiusa e operai sul lastrico fuori dai cancelli). Costruito su terreni regalati dalla Regione Sicilia, nel 1970 inizia con 350 dipendenti e 700 miliardi di investimento. Dei quali almeno il 40 per cento è denaro pubblico graziosamente trasferito al signor Agnelli, a vario titolo. La fabbrica di Termini Imerese arriva a superare i 4000 posti di lavoro, ma ancora per grazia ricevuta: non meno di 7 miliardi di euro sborsati pro Fiat dal solito Stato magnanimo nel giro degli anni. Agnelli costa caro. Calcoli che non peccano per eccesso, parlano di 220 mila miliardi di lire, insomma 100 miliardi di euro (a tutt'oggi), transitati dalle casse pubbliche alla creatura di Agnelli. Nel suo libro - "Licenziare i padroni?", Feltrinelli - Massimo Mucchetti fa alcuni conti aggiornati: «Nell'ultimo decennio il sostegno pubblico alla Fiat è stato ingente. L'aiuto più cospicuo, pari a 6059 miliardi di lire, deriva dal contributo in conto capitale e in conto interessi ricevuti a titolo di incentivo per gli investimenti nel Mezzogiorno in base al contratto di programma stipulato col governo nel 1988». Nero su bianco, tutto "regolare". Tutto alla luce del sole. «Sono gli aiuti ricevuti per gli stabilimenti di Melfi, in Basilicata, e di Pratola Serra, in Campania». A concorrere alla favolosa cifra di 100 miliardi, entrano in gioco varie voci, sotto forma di decreti, leggi, "piani di sviluppo" così chiamati. Per esempio, appunto a Melfi e in Campania, il gruppo Agnelli ha potuto godere di graziosissima nonché decennale esenzione dell'imposta sul reddito prevista ad hoc per le imprese del Meridione. E una provvidenziale legge n.488 (sempre in chiave "meridionalistica") in soli quattro anni, 1996-2000, ha convogliato nelle casse Fiat altri 328 miliardi di lire, questa volta sotto la voce "conto capitale". Un bel regalino, almeno 800 miliardi, è anche quello fatto da tal Prodi nel 1997 con la legge - allestita a misura di casa Agnelli, detentrice all'epoca del 40% del mercato - sulla rottamazione delle auto. Per non parlare dell'Alfa Romeo, fatta recapitare direttamente all'indirizzo dell'Avvocato come pacco-dono, omaggio sempre di tal Prodi. Sempre secondo i calcoli di Mucchetti, solo negli anni Novanta lo Stato ha versato al gruppo Fiat 10 mila miliardi di lire. Un costo altisssimo è poi quello che va sotto la voce"ammortizzatori sociali", un frutto della oculata politica aziendale (il collaudato stile "privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite"): cassa integrazione, pre-pensionamenti, indennità di mobilità sia breve che lunga, incentivi di vario tipo. «Negli ultimi dieci anni le principali società italiane del gruppo Fiat hanno fatto 147,4 milioni di ore di cassa integrazione - scrive sempre Mucchetti nel libro citato - Se assumiamo un orario annuo per dipendente di 1.920 ore, l'uso della cassa integrazione equivale a un anno di lavoro di 76.770 dipendenti. E se calcoliamo in 16 milioni annui la quota dell'integrazione salariale a carico dello Stato nel periodo 1991-2000, l'onere complessivo per le casse pubbliche risulta di 1228 miliardi». Grazie, non è abbastanza. Infatti, «di altri 700 miliardi è il costo del prepensionamento di 6.600 dipendenti avvenuto nel 1994: e atri 300 miliardi se ne sono andati per le indennità di 5.200 lavoratori messi in mobilità nel periodo». Non sono che esempi. Ma il conto tra chi ha dato e chi ha preso si chiude sempre a favore della casa torinese. Ab initio. In un lungo studio pubblicato su "Proteo", Vladimiro Giacché traccia un illuminante profilo della storia (rapina) Fiat, dagli esordi ad oggi, sotto l'appropriato titolo"Cent'anni di improntitudine. Ascesa e caduta della Fiat". Nel 1911, la appena avviata industria di Giovanni Agnelli è già balzata, con la tempestiva costruzione di motori per navi e sopratutto di autocarri, «a lucrare buone commesse da parte dello Stato in occasione della guerra di Libia». Non senza aver introdotto, già l'anno dopo, 1912, «il primo utilizzo della catena di montaggio», sulle orme del redditizio taylorismo. E non senza aver subito imposto un contratto di lavoro fortemente peggiorativo; messo al bando gli "scioperi impulsivi"; e tentato di annullare le competenze delle Commissioni interne. «Soltanto a seguito di uno sciopero durato 93 giorni, la Fiom otterrà il diritto di rappresentanza e il riconoscimento della contrattazione collettiva» (anno 1913). Anche il gran macello umano meglio noto come Prima guerra mondiale è un fantastico affare per l'industria di Giovanni Agnelli, volenterosamente schierata sul fronte dell'interventismo. I profitti (anzi, i "sovraprofitti di guerra", come si disse all'epoca) furono altissimi: i suoi utili di bilancio aumentarono dell'80 per cento, il suo capitale passò dai 17 milioni del 1914 ai 200 del 1919 e il numero degli operai raddoppiò, arrivando a 40 mila. «Alla loro disciplina, ci pensavano le autorità militari, con la sospensione degli scioperi, l'invio al fronte in caso di infrazioni disciplinari e l'applicazione della legge marziale». E quando viene Mussolini, la Fiat (come gli altri gruppi industriali del resto) fa la sua parte. Nel maggio del '22 un collaborativo Agnelli batte le mani al "Programma economico del Partito Fascista"; nel '23 è nominato senatore da Mussolini medesimo; nel '24 approva il "listone" e non lesina finanziamenti agli squadristi. Ma non certo gratis. In cambio, anzi, riceve moltissimo. «Le politiche protezionistiche costituirono uno scudo efficace contro l'importazione di auto straniere, in particolare americane». Per dire, il regime doganale, tutto pro Fiat, nel 1926 prevedeva un dazio del 62% sul valore delle automobili straniere; nel '31 arrivò ad essere del 100%; «e infine si giunse a vietare l'importazione e l'uso in Italia di automobili di fabbricazione estera». Autarchia patriottica tutta ed esclusivamente in nome dei profitti Fiat. Nel frattempo, beninteso, si scioglievano le Commissioni interne, si diminuivano per legge i salari e in Fiat entrava il "sistema Bedaux", cioè il "controllo cronometrico del lavoro": ottimo per l'intensificazione dei ritmi e ia congrua riduzione dei cottimi. Mussolini, per la Fiat, fu un vero uomo della Provvidenza. E' infatti sempre grazie alla aggressione fascista contro l'Etiopia, che la nuova guerra porta commesse e gran soldi nelle sue casse: il fatturato in un solo anno passa da 750 milioni a 1 miliardo e 400 milioni, mentre la manodopera sale a 50 mila. «Una parte dei profitti derivanti dalla guerra d'Etiopia - scrive Giacché - fu impiegata (anche per eludere il fisco) per comprare i terreni dove sarebbe stato costruito il nuovo stabilimento di Mirafiori». Quello che il Duce poi definirà «la fabbrica perfetta del regime fascista». Cospicuo aumento di fatturato e di utili anche in occasione della Seconda guerra mondiale. Nel proclamarsi del tutto a disposizione, sarà Vittorio Valletta, nella sua veste di amministratore delegato, a dare subito «le migliori assicurazioni. Ponendo una sola condizione: che le autorità garantissero la disciplina nelle fabbriche attraverso la militarizzazione dei dipendenti». Fiat brava gente. L'Italia esce distrutta dalla guerra, tra fame e macerie, ma la casa torinese è già al suo "posto". Nel '47 risulta essere praticamente l'unica destinataria dell'appena nato "Fondo per l'industria meccanica"; e l'anno dopo, il fatidico '48, si mette in tasca ben il 26,4% dei fondi elargiti al settore meccanico e siderurgico dal famoso Piano Marshall. E poi venne la guerra fredda, e per esempio quel grosso business delle commesse Usa per la fabbricazione dei caccia da impiegare nel conflitto con la Corea. E poi vennero tutte quelle autostrade costruite per i suoi begli occhi dalla fidata Iri. E poi venne il nuovo dazio protezionistico, un ineguagliabile 45% del valore sulle vetture straniere... E poi eccetera eccetera. Mani in alto, Marchionne! Questa è una rapina. (26/11/2011)

Niente bici blu al Partito Pirata

I 15 capigruppo regionali, eletti con un lodevole 8,9% alle elezioni del settembre scorso, del Piratenpartei Deutschland (partito pirata tedesco) avevano avuto un'idea molto saggia e al passo coi tempi: sostituire l'auto blu con una bici blu.
Con discreti benefici per l'ambiente e il traffico, ne avrebbero tratto vantaggio anche le casse dello Stato, con un risparmio di 369.565 euro in una legislatura. In cambio, i deputati chiedevano una bici blu e l'abbonamento ai mezzi pubblici. Ma il regolamento non lo prevedeva. Abbastanza più soft, i Verdi hanno rinunciato all'auto blu e prendono il taxi.

Sabato 3 dicembre corteo a Milano per la sicurezza stradale

Comunicato Fiab-Ciclobby, Milano

La sicurezza stradale è per tutti

La città è stata ancora recentemente colpita da eventi tragici sulle strade urbane che hanno lasciato sgomenti non solo per la giovane età della vittima, ma anche per la dinamica dell’incidente che trova le cause in una serie di comportamenti vietati e incivili, ma ampiamente diffusi e tollerati.

Sappiamo che non si può affrontare il tema della sicurezza stradale solo in chiave di emergenza permanente: l’esigenza di sicurezza sulle nostre strade è un tema che riguarda tutti i cittadini, andando oltre i singoli casi che la cronaca purtroppo continuamente offre.

Occorre promuovere una riappropriazione della strada come spazio e bene pubblico, non ad uso delle sole auto.

Per tenere alta l’attenzione su tutto questo, e proprio mentre assistiamo al rimontare delle consuete polemiche da parte di coloro che auspicano una “normalità incivile”, fatta anche di soste in divieto e di mancate precedenze negli attraversamenti senza il rischio di contravvenzioni, vogliamo dare un chiaro segnale alla città e all’Amministrazione comunale, inclusi i vertici della Polizia Locale.

Per questo Fiab Ciclobby, che rappresenta una fascia di utenza particolarmente esposta, invita tutti i cittadini a manifestare:

SABATO 3 DICEMBRE
SICUREZZA STRADALE PER TUTTI
Corteo di bici e pedoni da via Solari a piazza Beccaria.

Concentramento in via Solari, lato Parco, alle ore 14.00.
Partenza ore 14.30.
Il corteo terminerà in piazza Fontana, di fronte alla sede dell’assessorato Mobilità e Ambiente e del Comando centrale della Polizia Locale, per chiedere:
-          più attenzione sui temi della “mobilità dolce”
-          maggior controllo sui comportamenti che violano il Codice della strada mettendo in grave pericolo l’incolumità delle cosiddette utenze deboli.

Per informazioni aggiornate consultare il sito www.ciclobby.it o scrivere a info@ciclobby.it.

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I dieci punti del manifesto per la sicurezza elaborati da Fiab Ciclobby.

Per promuovere un cambiamento concreto ed efficace, che possa tradursi in una cultura della sicurezza stradale, e favorire la diffusione di un nuovo codice etico sulle strade, Fiab Ciclobby ha elaborato  dieci proposte:
  1. Assumere un modello di sicurezza condivisa attraverso la ricostituzione della Consulta comunale per la sicurezza stradale, con il coinvolgimento delle rappresentanze degli utenti delle strade, inclusi ciclisti, pedoni e disabili, che possa costituire il luogo di confronto ed incontro anche con i rappresentanti dei vari settori comunali.
  2. Inserire l’educazione stradale come materia di insegnamento sin dalle scuole di grado inferiore, anche con il coinvolgimento della Polizia locale e con particolare attenzione ai temi della mobilità pedonale e ciclistica, come previsto dallo stesso Codice della strada, con disposizione purtroppo ampiamente sottovalutata, se non del tutto disattesa (art. 230, comma 1 CdS).
  3. Coinvolgere le autoscuole per favorire una formazione in materia di guida che sia finalizzata a un comportamento rispettoso di tutti gli utenti della strada, anche i più lenti.
  4. Promuovere campagne di comunicazione istituzionale a fini formativi e informativi con contenuti mirati alle differenti utenze stradali (ciclisti, automobilisti, pedoni, motociclisti, etc.), per sostenere la maggiore sensibilizzazione verso le esigenze della mobilità vulnerabile.
  5. Valorizzare le esperienze di partecipazione civica, come http://www.sicurezzastradale.partecipami.it/
  6. Ampliare nelle aree urbane la diffusione delle zone a 30 km/h e in generale l’adozione di idonee misure di controllo e contenimento della velocità del traffico motorizzato (come raccomandato anche dal Parlamento europeo, cfr. http://www.ecf.com/news/eu-tells-drivers-to-take-feet-off-the-pedal/): moderazione del traffico, ma anche utilizzo diffuso degli autovelox.
  7. Prevedere specifici limiti alla circolazione dei mezzi pesanti in ambito urbano e assicurare il rispetto di quelli già esistenti.
  8. Promuovere l’adozione di provvedimenti tecnici, sui veicoli pesanti, per il miglioramento della visibilità dei cosiddetti “angoli ciechi”, spesso causa di eventi mortali.
  9. Adottare specifiche misure per la circolazione sicura delle biciclette, alcune anche ottenibili con costi estremamente contenuti, come ad esempio: linee d’arresto avanzate (cd. OFO), corsie e attraversamenti ciclabili lungo le strade e utilizzo regolamentato dei marciapiedi (art. 39 CdS e art. 122, c. 9 Reg. att. CdS).
  10. Pubblicare regolarmente rapporti analitici sulle contravvenzioni elevate dalla Polizia locale, suddivise per tipologia di infrazione contestata, anche al fine di consentire valutazioni di efficacia ed efficienza in ordine all’operato dei vigili.

domenica 27 novembre 2011

La bici-astronave

Spettacolare apparizione, venerdì scorso alla CM di Roma, della bici tecnologica di Angelo.

Cellulare, navigatore satellitare, termometro macchina fotografica, telecamera, bauletto,  ruota di scorta completa, luminarie, attrezzi, televisore con un film di Lino Banfi, ecc. Un mezzo molto pesante, adatto ai viaggi interplanetari.
 Certo, ci vuole pure un discreto fisico per sospingere una massa del genere. Angelo, di fatica sulle gambe, ne deve aver accumulata parecchia.

A un certo punto, il mezzo a pedali si solleva, accende i razzi e vola via. Alla prossima!

Il suv parcheggia sempre male

Ecco due suv, l'altra sera a Prati, parcheggiati in mezzo alla strada e in curva. Il suv non può parcheggiare bene, perché il suo ingombro non è compatibile con i posti auto esistenti, sempre troppo pochi per le auto che circolano a Roma. La città, in effetti, si potrebbe soppalcare. Il quoziente intellettivo di chi acquista i suv non dev'essere molto elevato. Per il resto, è impunità totale. D'altra parte, neanche i carri attrezzi riescono a portarli via.
Un dinosauro stupido che, a forza di crisi, sarà sempre meno diffuso, nonostante i progetti della Fiat-Chrysler e di tante altre case automobilistiche.

venerdì 25 novembre 2011

Comunicato Fondazione Luigi Guccione

PROVENTI DELLE MULTE E CONTRIBUTO SANITARIO RCAuto
Presentate da FLG, IICA CILD due distinte istanze di accesso a 15 città (Bari, Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Reggio Calabria, Roma, Palermo, Torino, Trieste, Venezia, Verona) e al Ministero della Salute per chiedere conto rispettivamente della sorte dei proventi contravvenzionali e dei contributi dei premi assicurativi. La sicurezza delle strade inizia dal corretto impiego dei denari a ciò destinati tanto più se si tratta di soldi dei contribuenti.
 
 
Il tema della sicurezza stradale interroga con sempre maggiore urgenza la collettività, a fronte del crescere dei costi umani e sociali che le problematiche legate alla mobilità stradale portano con sé.
Come in moltissime altre situazioni, anche su questo versante nel nostro Paese non sono le norme che mancano: sono state introdotte nel tempo, infatti, misure dirette non solo a ridurre l’incidentalità stradale, ma a soddisfare esigenze di prevenzione e riabilitazione, come ad esempio specifici corsi sulla sicurezza stradale rivolti ai minori, percorsi riabilitativi per i soggetti coinvolti in incidenti gravi, ecc.
In particolare l’art. 208 del Codice della Strada statuisce che il 50% degli importi derivanti da sanzioni amministrative comminate per violazioni del codice della strada siano reinvestite dagli enti locali proprietari delle strade, per una puntuale serie di attività volte all’implementazione della sicurezza stradale; così del pari il legislatore ha statuito che i premi per l’assicurazione RC Auto vengano maggiorati di una percentuale aggiuntiva del 10,5 % a carico degli assicurati per il rimborso al SSN delle prestazioni erogate ai danneggiati dalla circolazione dei veicoli a motore e dei natanti.
Tutto bene dunque? Non tanto, perché il dubbio sull’impiego concreto che di tanto denaro viene fatto, sorge, come dire, spontaneo se è vero, come è sotto gli occhi di tutti, che le misure cui tali fondi sono destinate non sempre trovano riscontro nei fatti.
Con l’intento specifico di valutare l’aderenza della spesa al dettato normativo, le tre associazioni di cui sopra, rispondendo ai propri fini statutari, hanno presentato due istanze di accesso ex L. 241/90 rispettivamente alle 15 città metropolitane (per aver conto dell’impiego dei proventi delle multe) ed al Ministero della Salute (per aver conto dell’impiego dei contributi delle assicurazioni private).
 Tra titubanze e reticenze, sinora hanno risposto in maniera chiara i soli comuni di Trieste, Cagliari e Venezia, dando ampio conto (in particolare Trieste) di un impiego dei proventi contravvenzionali del tutto conforme al dettato normativo ed agli interessi dei cittadini.
Gli altri comuni interpellati, di contro, o hanno taciuto (Bari, Firenze, Messina, Milano, Palermo, Reggio Calabria, Torino, Verona) o hanno rinviato la palla ad altri uffici o enti (Bologna, Genova, Napoli, Roma).
Last but not least anche il Ministero della Salute non ha ritenuto esimersi dal solito rimpiattino, rinviando per competenza alle singole regioni nonché al Ministero dell’Economia e delle Finanze, a cui ora chiederemo risposte.
Resta inteso che di tutte le mancate risposte, Fondazione Luigi Guccione, I.I.C.A e CILD si riservano, come da specifica previsione normativa, di chiedere conto al T.A.R.
Qualora si dovesse appurare una omessa destinazione del denaro agli scopi stabiliti per legge, le tre associazioni si riservano di far ampio uso della propria legittimazione processuale chiedendo al giudice il sequestro conservativo delle somme da devolvere alla sicurezza stradale o intraprendendo altre iniziative giudiziarie.
La sicurezza stradale inizia dalla certezza del diritto.

giovedì 24 novembre 2011

Comunicato Fondazione Luigi Guccione
DOVE VANNO I SOLDI DELLE MULTE E IL 10,50% DEL CONTRIBUTO SANITARIO DELLE ASSICURAZIONI?

La Fondazione Luigi Guccione Onlus e l'Istituto Internazionale per il Consumo e l'Ambiente hanno avviato una procedura di accesso agli atti a 15 città (Torino, Milano, Verona, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Messina, Palermo, Reggio Calabria, Cagliari, Genova) per conoscere l'entità e il reimpiego dei fondi delle contravvenzioni al codice della strada (Art. 208) e del contributo sanitario (10,50%) delle Assicurazioni (al Ministero della Salute). Ad oggi solo 3 città (in ordine: Trieste, Cagliari, Venezia)hanno inviato i dati e ne abbiamo dato conto in una lettera di ringraziamenti che alleghiamo, altre 4 hanno risposto che le manderanno (fuori tempo rispetto alla legge 142!) e sono Napoli, Roma, Genova, Bologna. Dalle altre nessun cenno di risposta. Il Ministero della Salute ha risposto dicendoche la competenza dei bilanci della spesa sanitaria sono del Ministero dell'Economiae delle Regioni ed a loro adesso ci siamo rivolti sperando che non ci dicano che è l'Europa a doverci rispondere.
Comunicato Adiconsum
SICUREZZA STRADALE
Fallimentare il rapporto spese per la sicurezza (3 euro/anno) e spese per gli oneri sociali dovuti all’incidentalità stradale (660 euro procapite/anno)
33 i miliardi di euro che si potrebbero risparmiare
Pietro Giordano, Adiconsum: “Non più rinviabile un Piano sulla sicurezza stradale nazionale. Realizzare un catasto dei segnali stradali per ogni Comune
 e sostituire i cartelli più pericolosi”
Oltre 4000 i morti sulle strade italiane, con in testa la città di Roma, con il più alto numero di incidenti e, soprattutto con il più alto numero di vittime: una ogni due giorni, soprattutto pedoni, ciclisti e motociclisti. Una recente indagine a campione di Assosegnaletica ha segnalato inoltre che nella Città Eterna ben il 60% dei segnali stradali non sono conformi al Codice della Strada.  Un biglietto da visita che certo non depone a favore di Roma Capitale.
I morti e le migliaia di infortunati - dichiara Pietro Giordano, Segretario Generale Adiconsum -  rappresentano un costo sociale non più sopportabile per un Paese che dovrebbe diminuire i costi della sanità e della previdenza.
Il rapporto nazionale tra spese per la sicurezza (3 euro pro capite l'anno) e le spese per gli oneri sociali derivanti dall'incidentalità stradale (660 euro pro capite l'anno) è, infatti, del tutto fallimentare, con un esborso di 33 miliardi di euro che varrebbe la pena risparmiare.
Adiconsum – prosegue Giordano - ritiene non più procrastinabile un piano sulla sicurezza stradale nazionale e ravvisa la necessità di avviare subito la realizzazione di un catasto elettronico dei segnali stradali per ogni Comune e di sostituire i cartelli più pericolosi (stop, dare precedenza, limiti di velocità, passaggi pedonali, ecc.).
Per fare tutto questo le risorse ci sono – conclude Giordano – Il nuovo Codice della strada, infatti, stabilisce che una quota ben precisa delle multe sia destinata al miglioramento e alla manutenzione della segnaletica stradale, anticipando di fatto quanto sarà contenuto nei decreti attuativi.
Dall'Associazione Diritti del Pedone

Al PREFETTO di ROMA
Dott. Giuseppe PECORARO
Al PRESIDENTE ATAC
Dott. F. CARBONETTI
All’AMM.RE DELEGATO ATAC
Ing. C. TOSTI
Al COMMISSARIO DELEGATO
Emergenza Traffico e Mobilità
Ing. Gianni ALEMANNO
Al COMANDANTE P.L.M. RM
Dott. Angelo GIULIANI
Al PRESIDENTE I Municipio RM
Dott. Orlando CORSETTI
e  p.c.      Al PRES. CONSIGLIO MINISTRI
                Prof. Dott. Mario MONTI
e  p.c.      Al PRESIDENTE del T:C:I:
                Dott. Franco ISEPPI
e  p.c.      All’ASSESORE MOBILITA’
                On. A. AURIGEMMA



Roma, 23 novembre 2011

Ogg.: Fermata TPL di via del Plebiscito a ROMA. Immediato Ripristino.

Come è noto alle SS.VV.Ill.me, la fondamentale e vitale fermata (di 18 linee) del TPL di  Roma, via del Plebiscito, venne desaparecidos la notte del 28 dicembre 2009, creando molti problemi civili, sociali e morali (materiali e di  immagine) ai cittadini  residenti e di passaggio (italiani e stranieri), nonchè alla immagine della città di Roma Capitale.
I cittadini continuano a non comprendere i reali motivi  della scomparsa di quella fermata. La verità è che, in un palazzo di quella via, si è cercato di costituire un luogo istituzionale precario per il precario incarico istituzionale del suo super scortato proprietario e trasformare la via Plebiscito in una little piazzetta venezia. Progetto totalmente fallito il 12.11.2011 alle ore 21:41 e reso tombale con la nomina del prof. Mario Monti a Presidente del Consiglio dei Ministri il quale domicilia a Palazzo Chigi, inequivocabile luogo istituzionale del Governo.
                OGGI, LA UNICA SEDE DEL GOVERNO ITALIANO E’ A PALAZZO CHIGI
                                              in PIAZZA COLONNA n. 370 – ROMA
Secondo l’ADP,  non esistono dipendenze ufficiali o semi ufficiali della suddetta sede.
(Alla vigilia del 1° anniversario di quella scomparsa, la scrivente Associazione ADP tentò di ottenerne la “ricomparsa”: senza successo.)
Orrmai, da molto tempo è calato il sipario e si sono spenti le luci ed i riflettori sul “confusionario”  mondo del Governo precedente. Inoltre, gli attuali Ministri non necessitano di appariscenti strumenti e/o escamotages pubblicitari / propagandistici.
Allo stato, si impone la riapparizione immediata della fermata TPL di via del Plebiscito:  doveva essere già stata “eseguita d’ufficio”  (cioè senza alcun intervento, come questo dell’ADP).
Sappiamo che l’Atac è pronta a compiere l’azione della riapparizione della citata fermata, così come fu pronta a farla scomparire: attende l’ordine per eseguirlo.
Ogni ulteriore ritardo potrà essere interpretato come desiderio di alimentare, conservare e consolidare la confusione nella società ovvero ad impedire il ritorno ad una accettabile (quasi) civile “convivenza”.
Attendiamo di registrare l’effetto salutare di una azione eseguita in nome del rispetto dei diritti e della dignità che sono dovuti alle persone che (sacrificandosi) utilizzano, a Roma, il TPL.
Distinti saluti,
Il Presidente, Vito Nicola De Russis

mercoledì 23 novembre 2011

Fonte: MBNews
In autostrada in bicicletta per tornare a Concorezzo. Fermato dalla stradale
Andava a tutta velocità in autostrada, ma con una bicicletta. Ieri mattina intorno alle 7.40 la polizia stradale di Seriate, dopo essere stata avvisata da alcuni automobilisti che stavano percorrendo l'autostrada A4, hanno individuato e fermato l'impavido ciclista. Protagonista della sgambata in autostrada un 47enne residente a Concorezzo, che si è scoperto essere evaso dai domiciliari. Secondo quanto riferito ai militari dell'arma, il fuggitivo è scappato dalla comunità di Concorezzo in cui era domiciliato e rubata una bicicletta presso la stazione dei treni di Bergamo ha deciso di prendere la vià veloce per tornare, ovvero l'autostrada. Fra l'altro, oltre ad essere stato subito individuato, l'uomo ha anche sbagliato direzione in quanto con la "sua" bicicletta si trovava fra Seriate e Bergamo ma in direzione Brescia anziché Milano. Il ciclista è stato denunciato a piede libero per l'evasione ed è stato riportato alla comunità di Concorezzo.
Comunicato della Fondazione Lugi Guccione


Presentato a Roma il Sondaggio "Sicurezza stradale. La percezione dei cittadini di Roma, Napoli, Milano."
Commissionato da Fondazione Luigi Guccione Onlus ed Istituto Internazionale per il Consuno e l'Ambiente e realizzato da IPR Marketing. L'iniziativa si è tenuta nell'ambito delle celebrazioni della GIORNATA MONDIALE DEL RICORDO DELLE VITTIME DELLA STRADA. In occasione della Giornata Mondiale del Ricordo delle vittime della strada 2011 non solo  una commemorazione delle vittime ma azioni concrete per rendere loro giustizia,  per esercitare la difesa dei loro diritti negati, per proporre una nuova “visione” della sicurezza stradale e della mobilità.
In allegato l'intero progetto ed un commento elaborato da Ipr Marketing. Nel link sottostante anche rendicontazione di due iniziative di IICA ed FLG tenute ieri a Roma: la richiesta di accesso agli atti a 15 citta metropolitane ed al Ministero della Salute per chiedere rispettivamente di conoscere l'ammontare dei proventi contravvenzionali (art. 208 Codice della strada) e loro reimpiego e dei proventi del 10,50% dell'RCAuto al Ministero della Salute da destinare alle vittime della strada.
Il Comune di Trieste, per primo e Cagliari per secondo. E' vero sono atti dovuti ma aver risposto nei termini di legge è un titolo di merito di cui va dato atto.
 
 

ZTL, SICUREZZA STRADALE  E MOBILITA’.
SONDAGGIO EFFETTUATO TRA I CITTADINI DI NAPOLI, ROMA E MILANO.

Ancora oggi  il problema del traffico attanaglia le grandi città, alimentando l’insofferenza dei cittadini. La  proliferazione incontrollata dei veicoli non è vissuta semplicemente come un fattore di degrado della vivibilità dei centri urbani a livello visivo, acustico e ambientale, ma anche come una seria minaccia alla sicurezza della circolazione. Ma come intervenire? Al di là delle differenti latitudini, le richieste della cittadinanza che emergono dall’indagine IPR Marketing a Milano, Roma e Napoli evidenziano un profilo estremamente omogeneo: servono nuovi spazi pedonali, più severità verso l’indisciplina, maggiore attenzione verso i mezzi alternativi alle quattro ruote, un’efficace rete di trasporto pubblico. Insomma, solo una diversa concezione dell’”abitare” la città potrà migliorare le abitudini collettive e rendere le strade un luogo più sicuro.

Una nuova “geografia” urbana. Il desiderio dei cittadini è dunque che la città assuma una fisionomia diversa. Una prospettiva che passa prima di tutto per la ridefinizione degli spazi “a misura di pedone”. Oggi l’assoluta maggioranza degli abitanti di Milano, Roma e Napoli si dichiara favorevole all’introduzione nei propri centri di zone a traffico limitato e all’ulteriore ampliamento delle aree completamente chiuse ai veicoli: per motivi di qualità della vita innanzitutto - in termini di benefici alla salute e maggiore godibilità dello spazio urbano - ma anche di sostegno all’attività commerciale e ricreativa (di questo, in particolare, sono più convinti i residenti del centro-sud). Tali soluzioni per funzionare dovrebbero però contare su un impegno delle amministrazioni orientato alla piena valorizzazione e funzionalità dei nuovi spazi: attraverso la predisposizione di un’adeguata rete di servizi, di un sistema di incentivi che renda economicamente vantaggioso il rispetto dei provvedimenti e, soprattutto, di un efficace rete di trasporto attorno e all’interno delle aree interessate. La maggiore disponibilità all’innovazione talvolta riscontrata tra i cittadini residenti nelle zone “liberate” dal traffico suggerisce evidentemente di procedere nella direzione intrapresa, quella cioè di un ulteriore impegno a tutela della vivibilità dello spazio urbano. Nella città  di Napoli in particolare, i residenti all’interno delle zone ZTL rappresentano il segmento che, sperimentato il cambiamento, si dimostra più entusiasta a ulteriori restrizioni del traffico: sia che esse consistano in nuove pedonalizzazioni o in un incremento di corsie preferenziali e piste ciclabili.

Il tema della sicurezza. Perché con l’imperversare del traffico e dell’anarchia automobilistica, a essere messa a repentaglio non è solo la salute dei cittadini, ma anche la loro sicurezza. Gli intervistati dei tre centri presi in esame lamentano la trasformazione delle aree di libera circolazione delle loro città in luoghi ormai “off-limits”: non solo per i pedoni, ma per qualsiasi individuo decida di servirsi di mezzi di spostamento alternativi all’automobile.  Le principali minacce? Il comportamento dei guidatori, troppo spesso ignari o poco rispettosi delle regole di circolazione, il caos del traffico e  il cattivo stato di manutenzione delle strade. Non solo da Napoli, dove l’esperienza diretta di incidenti tra gli intervistati si attesta su valori sopra la media, sale la richiesta di nuovi e più drastici interventi a tutela dell’incolumità di chi viaggia o percorre le vie della città: la creazione di un ufficio pubblico per la sicurezza stradale, così come l’istituzione di scuole di formazione e agenzie di assistenza per le vittime di infortuni sono tutte ipotesi che raccolgono il consenso di circa 9 intervistati su 10. E sulla stessa soglia di apprezzamento si colloca la” proposta shock” di introdurre nel nostro codice un profilo di reato specifico denominato “omicidio stradale”: un’imputazione di cui dovrebbero rispondere non solo i responsabili di incidenti colti sotto effetto di droghe o alcool, ma anche le aziende automobilistiche produttrici di mezzi difettosi e gli enti pubblici colpevoli di una cattiva manutenzione stradale. 

Le opportunità del trasporto pubblico. Appare dunque prioritario mettere in condizione i cittadini di lasciare la propria auto a casa per servirsi di mezzi alternativi. A tale scopo, il complesso degli intervistati individua una prima, importante, soluzione nell’introduzione di maggiori incentivi: servizi di “car” e “bike sharing” capillari, piste ciclabili più protette, ma soprattutto una rete davvero efficace di trasporto pubblico. Del resto già oggi, nelle città oggetto dell’indagine (in modo particolare a Milano e Napoli, meno a Roma), questa  modalità di spostamento risulta essere la preferita. Una soluzione virtuosa, utile innanzitutto a combattere il “mal di traffico”, problema percepito come critico dalla assoluta maggioranza degli intervistati (con il primato dei cittadini della capitale), ma anche in grado di offrire un maggiore margine di sicurezza. Ciò non significa che l’utente medio goda di un’esperienza di viaggio soddisfacente, tutt’altro: la scelta, nelle strade impazzite dei grandi centri urbani,  appare piuttosto obbligata. Solo a Milano infatti l’ impiego del mezzo pubblico è considerato (da 1 cittadino su 2) davvero una valida alternativa all’auto: sia a Roma che a Napoli esso viene giudicato da 2 intervistati su 3 parzialmente o del tutto inadeguato a garantire spostamenti rapidi e puntuali. Per rendere il servizio davvero “competitivo”, sostiene la maggioranza trasversale dei residenti, è indispensabile lo stanziamento di maggiori risorse economiche: dopotutto è sulle esigenze dei fruitori dei mezzi di trasporto “alternativi” che le amministrazioni dovrebbero plasmare le loro politiche per la mobilità. I fondi andrebbero dirottati innanzitutto sul miglioramento dei collegamenti tra centro e periferia, in secondo luogo sul potenziamento del servizio negli orari serali e festivi, infine sulla creazione di maggiori corsie preferenziali.
Il quadro offerto dalla ricerca spinge insomma verso una decisa scommessa sul rinnovamento del volto e delle modalità di spostamento dei grandi centri italiani. La vita dei residenti nei comuni che hanno intrapreso questo percorso è significativamente migliorata, al di là delle possibili resistenze e perplessità iniziali. Il cittadino libero dalle auto è un cittadino più “felice”, mentre quello prigioniero delle vecchie abitudini chiede solo di essere messo nella condizione di sperimentare il valore della novità.

martedì 22 novembre 2011

Se d'inverno avete freddo, c'è la Velomobil

Impiegata da anni a Bergen, Norvegia, la Velomobil permette di stare al calduccio mentre si pedala. Un'idea semplice, non nuova, ma qui applicata intensivamente al ciclismo urbano.
Tutte le informazioni qui.

A me piace molto l'Avatar (ci vorrei piottare sulla panoramica):

Le elezioni comunali si avvicinano...

Sabato 3 dicembre alle 11.00 a via Nomentana, davanti a Villa Torlonia
manifestazione a favore della ciclabile di Via Nomentana

Il progetto è già stato approvato, è scaricabile in pdf dal blog ciclabilenomentana è facile, costa poco, e sarà una vera alternativa ai mezzi a motore.



Ciclisti milanesi, diamo una mano al ciclocuoco!

Fonte: Senzacolonne

Ora gli resta solo la bicicletta ma ha cucinato per 30 anni


E’ rimasto in “carreggiata”, ma su una bicicletta, su cui trasporta la sua vita. Lui è Antonio Menga, 49 anni, di professione cuoco. Originario di Ceglie Messapica, vive a Milano, per strada. Trent’anni passati nella cucina di un famoso ristorante milanese, poi, tre anni fa insieme alla crisi, per lui, arriva anche la notizia:  “Qui non possiamo più tenerti”. Licenziato dalla sua cucina, e da una vita “normale”, Antonio, da allora dorme sotto i portici di San Babila (a Milano).
Il materasso se lo porta in giro arrotolato con un baule di vestiti e un fornello da camping sulla bicicletta. Una sorta di “casa-mobile” che gli è stata regalata da una signora. Continua a cucinare, ma per se stesso, con quello che riesce a racimolare durante il giorno. Antonio è un  clochard (termine molto di moda ora), un senzatetto. Brutta parola barbone, ce ne sono di più corrette (magari per alleggerire qualche coscienza): senzacasa, senzadimora. Una storia, la sua, come tante, ma nello stesso tempo diversa, coraggiosa. “Facevo il cuoco, e anche ora continuo a preparare da solo i miei pasti. Voglio vivere tranquillo non vado al dormitorio o in stazione, lì c’è gente alcolizzata che non mi piace” dice.
Racconta la sua vita senza che nessuna lacrima scenda dai suoi occhi azzurro cielo. Dal suo sguardo traspare la dignità di un uomo che non cerca pietà né commiserazione.
Lui, che la vita se l’è dovuta reinventare, a chiedere l’elemosina alla mensa dei frati non ci sta. Si è separato dalla moglie dieci anni fa, e da allora non vede né  l’ex coniuge né le sue due figlie.
Ci tiene a mostrare come la sua bici-casa sia perfettamente ordinata, perché quello è tutto ciò che ha. Non ha nient’altro.
Leggi l'articolo completo sull'edizione di Senzacolonne oggi in edicola
Ultimo aggiornamento (Martedì 22 Novembre 2011 09:00) 
ECF e FIAB insieme per il workshop PRESTO

A Firenze il 3 dicembre dalle 9 alle 13 (Biblioteca delle Oblate)
su promozione e politiche per l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano


Vivete in una “citta’ esordiente” o una “citta’ campione” in materia di mobilita’ ciclistica?

[n.d.r.: secondo me, io vivo in una città del cazz, in materia di mobilità ciclistica]

La domanda non e’ banale se pensiamo ai risvolti importanti che l’organizzazione degli spazi urbani e del traffico cittadino hanno sulla qualita’ della nostra vita e dei nostri figli, sulla salute e il benessere psico-fisico, sulla gestione del tempo e delle relazioni. Nondimeno una citta’ “cycle-friendly” dimostra di essere piu’ competitiva in materia di marketing territoriale per la sua capacita’ di attrarre quella classe creativa  - fatta anche di giovani e famiglie - che oggigiorno e’ indispensabile per mantenere vitali i centri urbani [1].

L’urgenza di alleggerire la citta’ dal peso di congestione e inquinamento trova una positiva risposta nelle forme di mobilita’ leggera, a condizione che questa sia sicura (=riduzione dell’incidentalita’ per tutti  gli utenti della strada) e conveniente (=una rete di percorsi accessibile). Una citta’ in cui la mobilita’ a piedi e in bicicletta sono privilegiate rispetto a forme di mobilita’ motorizzata, e’ una citta’ in cui la vita quotidiana e’ piu’ agevole e meno faticosa. Per tutti!

Questi e altri temi saranno oggetto del workshop, supportato dall'Unione Europea, organizzato da ECF, in collaborazione con FIAB, il prossimo 3 Dicembre a Firenze, presso la Biblioteca delle Oblate dalle 9 alle 13. Nel corso dell'iniziativa saranno illustrate le risultanze del progetto europeo PRESTO (“Promoting Cycling as a Daily Transport Mode for Everyone”) i cui risultati sono accessibili sul web (www.presto-cycling.eu). Saranno inoltre lanciate ufficialmente le quattro “Linee guida per una politica della mobilta’ ciclistica”, ora tradotte in italiano grazie al prezioso contributo della FIAB per mano (e dizionario) di Giulia Cortesi e Melissa Merlin.

lunedì 21 novembre 2011

Counicato del COORDINAMENTO DEI COMITATI DI ROMA NORD

RADIO VATICANA. DA QUALE PULPITO VIENE LA PREDICA. SABATO SCORSO IL PAPA E’ INTERVENUTO SULLA RICERCA SULLE CELLULE STAMINALI AFFERMANDO CHE NESSUNA PROMESSA DI SALUTE ATTRAVERSO L’USO DELLE CELLULE STAMINALI EMBRIONALI VALE LA DISTRUZIONE DELLA VITA UMANA. COME SI CONCILIA QUESTA POSIZIONE DEL PONTEFICE CON QUANTO AVVIENE DA DECENNI IN UN ENORME TERRITORIO INTORNO ALLA RADIO VATICANA ?

“Ci sono dimensioni dell'esistenza umana - afferma il Papa - che si trovano oltre i limiti di ciò che le scienze naturali sono competenti a determinare. Se tali limiti vengono violati, c'è il serio rischio che la dignità unica e inviolabile della vita umana possa essere subordinata a considerazioni meramente utilitaristiche”.

Coloro che sostengono la ricerca sulle cellule staminali embrionali nella speranza di raggiungere un tale risultato (“… la cura delle malattie degenerative …”) - continua il Pontefice - commettono il grave errore di negare il diritto inalienabile alla vita di ogni essere umano, dal momento del concepimento alla morte naturale. La distruzione anche di una sola vita umana non può mai essere giustificata nei termini del beneficio che essa un giorno potrebbe portare a un altro”.

Come possono mai conciliarsi queste parole del Papa in difesa della vita umana con le evidenze scientifiche emerse a Roma Nord e nei Comuni limitrofi a seguito dell’indagine epidemiologica svolta per il Tribunale di Roma che ha dimostrato l’esistenza di “un’associazione coerente, importante e significativa” di rischio di morte per leucemia e di rischio di ammalarsi di leucemia, linfoma e mieloma per lunga esposizione residenziale alla Radio Vaticana fino a 12 chilometri di distanza da questa e che, è stato affermato dagli epidemiologi che hanno condotto lo studio, “… l’eccesso di rischio è clamorosamente alto. … L’effetto è molto importante e non può essere dovuto al caso … I risultati ottenuti sono assolutamente impressionanti. … Non siamo stati in grado di trovare un fattore di causa diverso dalla Radio Vaticana. … Non si può non pensare che lì sia successo qualcosa di importante per la vita di quelle persone, che non è spiegabile con altra causa che non siano le emissioni della Radio Vaticana. …” ?

Non è un palese comportamento utilitaristico quello della Santa Sede voler utilizzare la Radio Vaticana anche nel caso di solo sospetto, e non di certezza scientifica peraltro completamente dimostrata dall’indagine epidemiologica, che pur una sola vita umana possa essere distrutta da quelle emissioni ?

Non è commettere un grave errore negare il diritto inalienabile alla vita di ogni essere umano voler insistere a mantenere quel sito radiofonico come se nulla fosse successo in almeno trenta anni in quel territorio di Roma Nord e nei comuni limitrofi ?

Intanto, a quasi un anno e mezzo dalla conclusione dell’indagine epidemiologica, a nove mesi dalla sentenza definitiva della suprema Corte di Cassazione per il reato di getto pericoloso di cose che ha visto la conferma dell’esistenza di quel reato a carico della Radio Vaticana, pur prescritto a causa dei tempi lunghi della Giustizia italiana (oltre 11 anni), e ad un anno esatto dalla chiusura dell’incidente probatorio nell’ambito del processo indiziario per lesioni e omicidio plurimi colposi, per il quale è stata effettuata quella indagine epidemiologica, siamo ancora in attesa delle decisioni della Procura della Repubblica sul proseguimento giudiziario della vicenda.
Comunicato Greenpeace



GREENPEACE: DOPO DEEPWATER TRANSOCEAN CAUSA NUOVO DISASTRO PETROLIFERO IN BRASILE

ROMA, 18.11.11 - Mentre in Brasile si delinea l'entità del disastro petrolifero al largo di Rio De Janeiro, Greenpeace rende noto che la piattaforma 706 SEDOC - operante sui tre pozzi di Chevron/Petrobas che stanno sversando petrolio nel bacino di Campos - è di proprietà della Transocean. La stessa impresa che affittava a BP, per mezzo milione di dollari al giorno, la Deepwater Horizon esplosa nel Golfo del Messico il 20 aprile 2010.

Fonte: L'Eco di Bergamo

La Polizia gli ritrova le bici rubate
Ma paga 300 euro per il deposito

Ha recuperato a Milano le bici che gli avevano rubato a Valbrembo. Ma per il deposito giudiziario ha dovuto sborsare 300 euro. «Oltre al danno la beffa» dice sconsolato Gianantonio C. di Valbrembo. Nella notte fra l'1 e il 2 novembre dal suo box erano sparite due biciclette da corsa.

«Dopo il furto - dice - ho chiesto ad amici cicloamatori della Lombardia se avessero notizie di furti simili. Mercoledì 16 vengo avvisato del fatto che a Milano la polizia ha intercettato una banda di moldavi e recuperato parecchie bici, poi consegnate presso un deposito della zona Corvetto».

«Venerdì pomeriggio - aggiunge Gianantonio -, senza speranza, mi sono recato all'indirizzo segnalatomi dove, invece, ho ritrovato le due biciclette, smontate ma tutto sommato in buon stato, mancavano ovviamente i due computer. Per il recupero mi sono dovuto recare presso il Commissariato di Lambrate in Via Feltre angolo Via Maniago e con il verbale di restituzione mi sono ripresentato al deposito giudiziario. Di solito si dice che oltre al danno c'è (quasi sempre) la beffa…. Eccola: ho dovuto sborsare € 300,00 (€ 10 al giorno per bicicletta + iva) per il deposito/custodia delle stesse, inoltre ho dovuto chiamare un fabbro per riparare e mettere in maggiore sicurezza la basculante del box e dovrò comprare un paio di computer».

Il lettore continua ponendo alcune domande: «Una delle due bici rubate era facilmente identificabile, sul telaio c'è il marchio della squadra professionistica BARLOWORD e il nome di un noto PROFESSIONISTA , perché Carabinieri e Polizia non dialogano, i Carabinieri mi avevano assicurato che avrebbero inserito i dati in un computer, perché nessuno mi ha contattato per avvisarmi del ritrovamento? Chi mi risarcisce delle spese? Evito ogni commento e siccome sono un inguaribile ottimista da oggi amerò ancora di più il mio sport preferito ma consentitemi di avere un po' di astio per i Moldavi e per i giudici che dopo poche ore li hanno rimessi in libertà. A proposito, in commissariato mi hanno detto che c'è un sito in Moldavia dove si possono acquistare le biciclette rubate in Italia , i prezzi vanno dai 1.000 ai 3.000 dollari. Viva l'Italia».

Fonte: Il Giornale di Vicenza

Scontro frontale tra auto Ferita ragazza in bicicletta

NELLA NEBBIA. Vicino al rondò tra via Astichello e borgo Santa Lucia. Tre donne portate al pronto soccorso, ma nessuna sembra essere in pericolo di vita.
 
21/11/2011
La dinamica è ancora tutta da chiarire, ma lo scontro frontale tra due auto è stato notevole. Una delle vetture, poi, ha sbandato andando a finire contro una giovane in bici che stava passando proprio in quel momento. L'incidente è accaduto ieri, pochi minuti dopo le 18.30, nella rotatoria tra borgo Santa Lucia, viale Astichello e via Fratelli Bandiera.
Risultato? I conducenti delle due auto - due donne - e la ciclista - una giovane - sono state tutte portate al vicino pronto soccorso per i vari traumi riportati nell'urto. Fortunamente, nessuna risulta in pericolo di vita. I rilievi sono stati effettuati dagli agenti della polizia locale che stanno tentando di ricostruire la dinamica.
Sono coinvolte nello scontro due Yaris Toyota, entrambe di colore grigio. Probabilmente una delle due vetture, per cause in corso di accertamento - forse anche complice anche la nebbia fitta - ha centrato l'altra auto che stava procedendo dalla parte opposta. In quel momento transitava lì accanto, una ciclista che è stata scaraventata a terra.
Immediato l'allarme al Suem. In un primo momento si temeva in particolare per una delle due conducenti dell'auto. ma gli accertamenti al pronto soccorso hanno escluso conseguenze gravi. Le altre due, ugualmente ferite, hanno riportato traumi leggeri e guaribili in breve. Insomma, tanta paura per nulla di irreparabile, tranne le auto che, come si può capire dalle immagini qui accanto, hanno riportato danni importanti. (CRI.GIA.)

Giusto per sapere che esistono, perché a Roma non si usano

Fonte Greenme

I 15 più bizzarri porta-bici e parcheggi per biciclette




parcheggi_bici
Dimenticatevi delle tradizionali rastrelliere per biciclette: utili oggetti in metallo privi di personalità e design. Oggi, i dispositivi adibiti a portabiciclette sono veri e propri oggetti d’arredo se utilizzati nelle nostre case e vere sculture pubbliche se impiegate nelle metropoli urbane o nei tranquilli paesini fuori città. I designers hanno letteralmente trasformato questo accessorio in vere e proprie opere d’arte. 
Allora cosa aspettate? Lasciatevi catturare e ispirare da questi innovativi e creativi portabici.

Tavolo portabici PIT IN di Store Muu Design Studio

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 in
Lo Store Muu Design Studio ci propone PIT IN questa innovativa soluzione che consente di stare comodamente seduti al tavolo sulla nostra bici a controllare la posta elettronica, sorseggiando magari un buon caffè: immaginate che bello trovarli al bar o in altri luoghi pubblici. I designers giapponesi stanno già lavorando ad alcune varianti che ci consentiranno addirittura di pedalare sul posto e magari di produrre energia per alimentare il nostro laptop o il lettore mp3.
Portabici minimalista in legno di Chris Brigham
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Semplice ed elegante l’idea proposta dal falegname Chris Brigham. La Shelf Bike è una mensola in legno con una fessura ad angolo che consente di inserire il telaio della bicicletta al muro senza far cadere libri o altri oggetti presenti sulla mensola. L’unico neo è che sembra funzioni solo con bici da uomo.

Rastrelliera a forma di pettine

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Questa singolare rastrelliera per biciclette è una vera e propria scultura urbana che potrete ammirare nelle strade di Roanoke, in Virginia. E’ stata realizzata dal Knowhow Shop di Los Angeles.

Bike HangerRack portabici verticale rotante

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Anche se il nome in italiano ricorda una delle distruttive armi di Jeeg Robot d’acciaio il Bike Hanger potrebbe essere una soluzione estremamente creativa, funzionale ed intelligente per parcheggiare le bici in città. Progettato appositamente per Seoul, in Corea del Sud, questo portabici rotante può allocare dalle venti alle trentasei bici e può essere installato sui lati degli edifici in modo da non intralciare le strade e i marciapiedi sottostanti. E’ realizzato in acciaio e plastica riciclata e necessiterebbe solo di una lubrificatina ogni tanto per restare efficiente.

Il sistema Racor

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Riporre la vostra bici in alto è un buon modo per risparmiare spazio e diminuire gli ingombri soprattutto se possedete una casa piccola ma non è sempre facile poi recuperare la bicicletta. A risolvere il problema ci pensa il Racor, un sistema di sollevamento per biciclette che grazie a una puleggia e a dei ganci di acciaio vi consentirà di alzare e abbassare a vostro piacimento il mezzo a due ruote.


L’Artiglio del Gladiatore

gladiatore
Una soluzione più sicura e più bella da vedere del classico gancio portabici è quella rappresentata dall’Artiglio del Gladiatore. Questo innovativo sistema da soffitto ideato dalla ABC’s American Inventor consente di agganciare in modo veloce e sicuro lo pneumatico posteriore della vostra bici semplicemente premendo un pulsante.

Una margherita futuristica

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Questo prototipo è stato realizzato dal designer Yoann Henry Yvon che ha voluto portare con la sua “Margeurite” un tocco di colore e di design all’interno dello sfondo grigio e noioso della città. Yvon ha creato questa margherita a cinque petali che è stata fotografata a Valencia in Spagna.

Cycloc: portabici colorato

cycloc
Questo soluzione accattivante ed originale, ideata da Andrew Lang, ha vinto il Consumer Product Design of the Year Award per il suo “modo” semplice ma nel contempo ingegnoso di appendere la bicicletta. Disponibile nei colori bianco, arancio, verde o nero, il Cycloc può agganciare la bici sia in verticale che in orizzontale e può contenere anche piccoli accessori come ad esempio i guanti.

Portabici verticale Petalo

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Anche se non è certo il migliore esempio in fatto di ottimizzazione degli spazi questo “albero portabici” è sicuramente molto cool e può essere utilizzato nei luoghi pubblici.
Ideato e realizzato da Vern Ohlman in Michigan il Bike Petalo è una pratica rastrelliera per biciclette con la vocazione della scultura.

Bike Cave: soluzione per esterni

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Non avete un garage, ma soltanto un giardino dove riporre la vostra bici?  Nessun problema grazie a Bike Cave di TidyTent: un’utilissima tenda che vi permetterà di parcheggiare la vostra bici in giardino in modo sicuro e al riparo dalle intemperie.

Panchina portabici di ADD Innovation

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Lo spazio è un bene prezioso negli ambienti urbani ed in particolare sui marciapiedi. Questa concept originale coniuga insieme design e funzionalità combinando tra loro una panchina e una rastrelliera portabiciclette.

718 made in Brooklyn

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Ecco un altro elegante portabici da parete dal design accattivante. E’ realizzato in legno e grazie alle sue linee curve può essere inserito tra i tubolari del telaio permettendo di appendere la bicicletta al muro. Ideato da 718 made in Brooklyn.

Rastrelliere a New York City

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La città di New York ha indetto un concorso per progettare un rack porta bicicletta elegante e funzionale. La giuria ha selezionato dieci proposte finaliste tra le quali è risultata vincente quella dei designer Maarten De Greeve e Ian Mahaffy che con la loro ruota argentata si sono aggiudicati il podio. Il rack è stato poi prodotto in più esemplari ed installato sui marciapiedi della città.
Green Pod: un parcheggio per biciclette ad energia solare
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Se anche voi non usate la bici per andare in ufficio perché preoccupati di arrivare al lavoro sudati e maleodoranti beh c’è un’idea che forse fa al caso vostro.
E’ il nuovo Green Pod, ideato dalla Penny Farthings, un parcheggio per biciclette ad energia solare che vi consentirà, non solo di custodire il vostro mezzo a due ruote, ma anche di farvi una doccia rinfrescante prima di andare in ufficio.

Share Lock: la rastrelliera a prova di ladro e ad energia solare

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Share Lock è un'idea tutta italiana frutto della collaborazione di tre aziende presenti nel settore della sicurezza stradale (Snoline), dell'IT e della componentistica elettronica (Logital) e della metalmeccanica (Officine Locati Monza), e presentato in questi giorni all'Autodromo di Monza. Consiste in una “rastrelliera” dotata di attacchi meccanici che provvedono, con adeguata robustezza, a bloccare il telaio della bici. Come dire: una sorta di “parcheggio sicuro”, alla quale viene aggiunto un sistema di video sorveglianza e di controllo degli accessi elettronico. Un po' come avviene per i parcheggi pubblici destinati alle auto. Per l'alimentazione del sistema, viene anche indicata la possibilità di utilizzare dei pannelli solari per creare un vero e prorpio parcheggio fotovoltaico. Un modo per rendere ancora piùeco friendly questo dispositivo.
Pedalate gente, pedalate!
Lorenzo De Ritis