venerdì 30 settembre 2011

Carla Bruni, la crisi

Carla Bruni happy to give birth despite political storm (AFP)

PARIS — French President Nicolas Sarkozy's wife Carla Bruni told a magazine "You don't make a baby by asking yourself questions" when asked about giving birth during a time of financial and political crisis.

"Felice incoscienza" di far figli La dura 
vita di Carla Bruni

Decidere di avere un figlio in tempi di crisi? "Non credo che si facciano i figli ponendosi queste domande - dice -. Un figlio si fa piuttosto in una sorta di felice incoscienza ed è così dalla notte dei tempi"
 

Colonna sonora: Inno nazionale dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

Nuovo blog per la ciclabile Nomentana

Anche quando il posto per fare una pista ciclabile ci sarebbe, la ciclabile non si fa. Lo dimostra la battaglia pluriennale di diversi ciclisti urbani per avere una ciclabile sulla via Nomentana, una strada dritta, larga, pianeggiante e, per i ciclisti, pericolosa, di importanza cruciale per raggiungere il centro dai quartieri Montesacro, Tufello, ecc.
Dopo un inizio su facebook, ora apre il blog per unire le forze.


Buon lavoro ai compari blogger ciclisti e, soprattutto, buon impegno a tutti: vi ricordo infatti che curiosare sui blog e basta non porta molto lontano. E pedalare da soli costa molta fatica. Che anche questo nuovo blog sia un'occasione di incontro e di pressione nei confronti delle istituzioni disattente.
Friedrich von Archimboldi, Folding spork (2010)
Oggetto d'uso, certo. Spoon + fork. Una crasi non nuova, per sparambiare una posata nei campeggi o nell'arrampicata estrema. La casistica commerciale è varia (scrutate pure nell'orrido web), ma le soluzioni alla fine sono due: cucchiaio che termina a forchetta oppure da un lato cucchiaio e dall'altra forchetta. Qui Archi s'era probabilmente ingegnato a mettere insieme un utensile - la sua punta d'ossidiana nei valichi raggelanti della Valle del Liri - e avrà sicuramente resistito all'idea di aggiungervi una chiave inglese da 15, molto più allettante di un knife, almeno per il suo velocipede.

Lo spork di Archi si piega, ma pesa una frega, non è certo armamentario superleggero. Nella grotta o nel capanno dove dorme, Archi avrà anche utilizzato l'oggetto in simultanea, tenendo la brodaglia in stanby, mentre azzannava in equilibrio il boccone di verdure lesse, per poi passare alla sostanza liquida, con più calma (si fa per dire). Ma questi sono fatti suoi. Sulla bmx piena di cartone e pacchi vari, con il cane a fianco, vagando per i monti, lo spork avrà trovato ospitalità (almeno lui) in una delle tante tasche della lurida casacca.


Nonostante le insanabili fratture, recentemente il gruppo di lavoro della "nuova critica concretista" ha toccato anche il tema della presunta deriva "utilitarista" di Archimboldi, con posizioni molto distanti, che purtroppo evidenziano una spaccatura insanabile. Una divergenza di opinioni che, del resto, si era già manifestata nel corso della riunione di redazione per il numero zero della rivista Nuova Critica Concretista, terminata con un catastrofico lancio di installazioni e danni agli arredi. Soltanto un tentativo di contatto teorico con i sopravvissuti del glorioso concretismo brasiliano ha temporaneamente pacificato gli animi. Ci accomuna ancora l'avversione per il neoconcretismo brasiliano e l'egemonia dei poeti: e non è poco.

Saverio Bragantini

giovedì 29 settembre 2011

Sicurezza stradale negata: la parte dei pedoni

Comunicato del 29 SETTEMBRE 2011 dell'Associazione Diritti del Pedone:


 
ROMA - Anno 2006
Giugno. Il giorno 26, l'ADP produceva la foto "STOP STRAGI PEDONI" (all.)
Agosto. Il giorno 4, il Governo emanava il DPCM con il quale dichiarava la situazione emergenziale del settore traffico e mobilità della città di Roma.
Settembre. Il giorno 26, il Governo, con l'OPCM n. 3543, nominava il Sindaco di Roma Commissario Delegato alla emergenza traffico e mobilità.
 
ROMA - Anno 2009
Nell'ambito delle iniziative EuroTEST, l'ACI proseguiva, per il secondo anno, il suo progetto "TEST DEGLI ATTRAVERSAMENTI PEDONALI - EPCA . EUROPEAN PEDESTRIAN CROSSING ASSESSMENT". (La sintesi dei risultati è sul link: http://www.aci.it/fileadmin/documenti/studi_e_ricerche/Pedestrian/PEDONI_Sintesi.pdf )
Una manna per il Commissario Delegato alla emergenza traffico e mobilità.
Una scossa per i Presidenti dei 19 Municipi.
In un qualsiasi paese civile, quei drammatici dati, avrebbero suscitato una immediata  "mobilitazione" dei cittadini di quella città.
Non succede nulla, nella città di Roma.
L'ADP svolge un apposito convegno.
 
ROMA - Anno 2011
Luglio. Il giorno 19, viene approvato il "PIANO COMUNALE DELLA SICUREZZA STRADALE" (link: http://62.149.211.40/agenziamobilita/attachments/1682_TesiPCSS%20presentazione.PDF). La pag. 6  è dedicata a noi Pedoni (all.)
Settembre. Il giorno 22, l'ACI e Legambiente presentano a Roma il documento "LA MOBILITA' PER TUTTI NELLA CITTA' DI DOMANI". 13 interessanti schede  "per una mobilità sostenibile".
 
"Il 26 settembre scorso, il Commissario Delegato alla emergenza traffico e mobilità di Roma ha compiuto cinque anni - ricorda il presidente dell'Associazione Diritti dei Pedoni, Vito De Russis - e la situazione del traffico a Roma resta emergenziale (forse) più di quanto fosse nel 2006. I drammatici dati conosciuti; i ricorrenti tragici e luttuosi eventi stradali; gli studi; le analisi; l'impegno ininterrotto dell'ADP, non riescono a scalfire la immensa illegalità diffusa e tollerata". "Nella città - continua De Russis - si deve rendere efficiente ed efficace il valore della "strada, vitale bene comune": restituendo ai pedoni (il 100x100 delle persone) la dovuta sicurezza ed il rispetto della Carta europea dei diritti dei pedoni; affrontare e risolvere la mobilità in sicurezza entro i 5 km. per i "pedoni velocizzati" (ciclisti) onde farli aumentare; rendere il TPL di qualità, a costo sociale e chiaramente alternativo all'uso del mezzo privato".
Ottobre. Il giorno 9, domenica, l'ADP intende svolgere la XXI Giornata del Pedone al
solito angolo di via del Corso con Piazza del Popolo, dalle ore 9,30 alle 13,30 ed è in attesa delle autorizzazioni per inviare gli inviti. Il tema di quest'anno: " Convivenza civile è rispetto delle regole".
Friedrich von Archimboldi, Fruttiera (2006)
Drill and press. Senza colle, senza chiodi, come nelle mobilia rinascimentali. Riusando le bacchette dei ristoranti cinesi e, in casi di gruzzoli più consistenti, giapponesi. Intrecciandole, come un tessuto. Flessioni strutturali atte ad arginare frutta di una certa dimensione, con un carico di rottura che ne sconsiglia la saturazione, perché la frutta va mangiata, sennò va a male e tenerla in frigo non vale: tanto Archi non lo possiede, quindi il problema è risolto.
Aria di palafitta, di precarietà perenne, la stessa delle vitamine e del Dao che non capiamo mai.
Ora basta.

Saverio Bragantini

Roma non è una città per le bici

Il collettivo dei Ciclomobilisti segnala un articolo apparso ieri su Paese Sera che denuncia l'assoluta carenza di strutture dedicate alla bici. Eccolo:


115 chilometri di percorsi riservati alle biciclette, un buon tratto ma la capitale è ancora lontana dagli standard delle grandi città europee. Il costo a chilometro poi è proibitivo, si aggira intorno ai 100mila euro 
di Federico Longo
La pista del Tevere che da Castel Giubileo arriva fino a Viale Marconi, quella di Villa Borghese, dell’Aniene che collega Ponte Milvio con la Moschea e ancora quella di Don Bosco, di Prati, di via della Pisana, di Grottaperfetta, di Tor Vergata, di Dragoncello, di Ostia, di Casalpalocco, della Togliatti, della Colombo, di Testaccio, di Furio Camillo passando per quella di Porta Metronia. Sono alcune delle piste ciclabili di Roma che, tutte insieme, formano una rete di 115 chilometri di percorsi protetti e riservati alle due ruote.
Un buon tratto ma ancora lontano dalle grandi capitali europee. A partire da Parigi, che è attraversata da 270 chilometri di piste (poco più della distanza tra Roma e Napoli) con un servizio di bike sharing semplice da usare e che conta su centinaia di postazioni e di biciclette, per arrivare a Londra, dove il sindaco Boris Johnson sta per inaugurare le “autostrade” per le biciclette che porteranno i cittadini dalla periferia alla city e dove sono stati investiti circa 500 milioni di sterline per le ciclabili e i servizi intermodali (bici + bus) con l’obbiettivo di raggiungere entro il 2025 un +400 per cento di utilizzo delle due ruote.
A Roma invece il servizio bike sharing non funziona tanto che il Comune ha deciso di sostituirlo, le piste ciclabili sono utilizzabili nei giorni feriali e soprattutto i percorsi protetti sono poco curati e spesso anche pericolosi. Roma, non è la città per la bicicletta quindi e non solo per la sua conformazione geografica, ma soprattutto per una mancanza di progettazione che integra i mezzi ecologici per eccellenza a quelli del trasporto pubblico.
La situazione potrebbe cambiare con l’atteso “Piano quadro della ciclabilità” che prevede due step: quello a lungo termine (2020) e quello a breve scadenza (2013) con il quale si dovrebbero realizzare 65 km di percorsi protetti, il Grac (Grande raccordo anulare ciclabile), 860 posti bici nei nodi di scambio, 2.700 parcheggi scolastici e 230 nuove stazioni di bike sharing.
Se tutto questo fosse attuato nei tempi previsti allora si che Roma potrebbe davvero diventare la città a due ruote. Per il momento bisogna registrare le preoccupazioni del Forum ciclomobilisti: “Per il piano quadro discusso circa un anno e mezzo fa si rischia di non avere più la copertura finanziaria, anche se l’assessore capitolino all’ambiente Marco Visconti, che nonostante quello che scrive sul suo blog, resta l’unico responsabile ha detto che il piano sarà discusso entro l’anno”.
Ma intanto le piste ciclabili a Roma in che stato sono? Consultando le pagine delle associazioni e quelle di facebook, sembra non se la passino troppo bene. Ma se a Parigi, a Londra e da poco anche a New York hanno capito, pur avendo linee di metropolitane sconfinatamente più lunghe, l’importanza di far muovere le persone anche sulle due ruote a Roma l’uso della bicicletta resta sempre troppo legato alla domenica o alla “scampagnata”.
Certo la nostra legislazione nazionale non aiuta, infatti la legge 557 del ‘99 definisce le caratteristiche tecniche delle piste ciclabili, limitandone di fatto la stessa espansione. Mentre nelle capitali europee spesso basta un po’ di vernice in terra per segnalare una pista, in Italia si devono seguire regole ferree. Ecco perché “a Roma il costo per ogni singolo km si aggira intorno ai 100mila euro” affermano dal Forum Ciclomobilisti. Secondo i dati Isfort (Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti) all’interno del Gra di Roma solo il 4,45 dei cittadini si sposta a piedi o in bici per andare dalla propria casa al luogo di lavoro o di studio. Diversi i motivi per i quali i romani non utilizzano la bicicletta: non ne possiede una (36,4%), la mancanza di “reti” di biciclette (21,1%), il troppo traffico (19,1%), le distanze scomode (8,9%), il troppo inquinamento (7,1%), la mancanza di ricoveri sicuri per le bici (3,1%) e la mancanza di servizi integrati con il trasporto pubblico (2,5%) e altro.
“Alcune piste - denunciano sia il Forum Ciclomobilisti che BiciRoma - sono insicure a partire da quella della Magliana, la stessa dove il 17 agosto del 2007 perse la vita dopo un’aggressione il ciclista Luigi Moriccioli. Il Comune ha installato telecamere e colonnine sos ma non funzionano tanto che ad agosto un ciclista ha avuto un malore e i soccorsi sono stati chiamati con il cellullare e sono entrati per centinaia di metri sulla pista ciclabile spingendo la barella”. Ma gli habitué delle piste romane lamentano anche una scarsa preparazione professionale dei tecnici che proggettano ciclabili poco funzionali, la mancanza di manutenzione, il mancato collegamento organico a “rete” e l’assenza di segnaletica sulle piste pensate a Roma più per il tempo libero che per la mobilità quaotidiana.
Tutti quanti sperano insomma che la fine del 2011 porti consiglio sulle modolità di impiego della bici nella Capitale, intanto rimane la speciale “top ten” 2010 delle migliori e delle peggiori vie ciclabili di Roma stilata dal Forum Ciclomobilisti su valutazioni precise: fondo stradale, visibilità sulla pista, accessibilità dei mezzi di soccorso, segnaletica, servizi offerti, utilità del percorso. Tra le “best” nessuna raggiunge il massimo dei voti ma ci sono via Frattini, quella di Villa Borghese nel tratto di viale delle Belle Arti, viale Fulvio Nobiliore, viale Cimarra mentre la migliore è il tratto compreso tra viale Marconi e via Laurentina. Tra le peggiori invece spiccano via della Pisana, Dragoncello, Furio Camillo, l’Aniene tra viale della Moschea e viale del Foro Italico, la Tevere sud tra via del Cappellaccio e via del Trotto e quella di Tor Vergata con ben tre segnalazioni tra cui viale Oxford: la peggiore di tutta la città, senza illuminazione, senza segnaletica a terra e con il suo percorso disseminato da detriti.


Fine dell'articolo. 



Una delle cose più importanti che possono fare i ciclisti urbani di Roma è monitorare severamentte il procedere dei lavori promessi per il 2013, anno in cui si deciderà fra l'altro la sorte della candidatura olimpica di Roma. Non ci manca molto. Per essere pronti nel 2013, i lavori dovranno cominciare almeno nel 2012. 
Quindi, si è detto: 
 65 km di percorsi protetti;
il Grac (Grande raccordo anulare ciclabile); 
860 posti bici nei nodi di scambio; 
2.700 parcheggi scolastici;
230 nuove stazioni di bike sharing.

Siete tutti invitati a monitorare, intervenire, fare pressione sul Comune di Roma, affinché mantenga le sue promesse.

Articolo sul casco dei ciclisti: la Fiab risponde

Inoltrato dalla Fiab, Federazione Italiana Amici della Bicicletta:


Gentile direttore del Corriere della Sera,

con riferimento al paginone dedicato ieri dal suo giornale (pag. 29) a seguito della proposta, a dir poco bizzarra, di Fulvio Scaparro, di rendere obbligatorio l'uso del casco per chi va in bicicletta a partire dai ciclisti milanesi, chiedo che fosse consentito alla FIAB, la Federazione Italiana Amici della Bicicletta attiva nel nostro Paese da ben 22 anni con 15.000 iscritti e 130 associazioni sul territorio, di poter esplicitare a vantaggio dei lettori, il suo punto di vista sulla questione.

E' sempre un bene che giornali e TV parlino della bicicletta come mezzo di trasporto urbano e turistico e dei vantaggi molteplici che avremmo tutti se ne aumentasse l'utilizzo. Ma spesso si parte da un assunto che va nella direzione opposta: i ciclisti sono insicuri e quindi devono essere difesi dal mondo esterno e messi in una campana di vetro prima di pensare a qualsiasi azione che ne aumenti il numero.

La realtà è ben diversa. Come insegnano i numerosi paesi che si sono impegnati nell'incentivazione della mobilità ciclistica, il primo provvedimento per migliorare la sicurezza dei ciclisti e delle strade è proprio l'aumento del numero dei ciclisti.

Jacobbsen (Inj. Prev., 2003), ha calcolato che raddoppiando i ciclisti il rischio per km si riduce del 34% mentre se questi si dimezzano il rischio aumenta del 52%. Gli effetti dell'aumento di ciclabilità sono tangibili: Berlino, Copenhagen, Londra, Parigi hanno tassi di mortalità per abitante che sono un terzo di quelli delle nostre città.

Il casco obbligatorio va in un'altra direzione: nei pochi paesi dove è stato introdotto ha ridotto il numero dei ciclisti (aumentando il rischio) senza incidere sugli effetti. E' infatti sbagliato paragonarlo alle cinture di sicurezza o anche solo al casco per moto. Per come è costruito protegge solo per cadute a bassa velocità (le meno pericolose che rappresentano solo l'8% degli incidenti gravi) ed è inefficace per incidenti da investimento a 50 km/h o più.

Non è un caso che tutte le associazioni europee per la diffusione della bicicletta aderenti all'European Cyclists' Federation, pur consigliando l'uso del casco, sono fermamente contrarie alla sua obbligatorietà.

Contrariamente a quello che si pensa, a Berlino, Amsterdam, Copenaghen, dove la bici è di casa, il casco non è obbligatorio.

Un'occasione per approfondire i temi della sicurezza delle utenze deboli ci sarà il prossimo 14 ottobre a Milano in un convegno organizzato dall'Osservatorio Utenze deboli, di cui la FIAB fa parte, con la partecipazione di Provincia e Comune di Milano.

Grazie dell'attenzione.

Edoardo Galatola
Responsabile sicurezza FIAB

mercoledì 28 settembre 2011

Vigili urbani al Circolo del Sole

Visita di cortesia dei Vigili urbani ieri al Circolo del Sole di Castel Giubileo. Speriamo che si appuri la natura di questa iniziativa, sorta come un fungo l'estate scorsa. Una serie di prefabbricati, compresa la piscina e tante bandiere sparse in giro, come a marcare nuove frontiere di espansione. Quasi nulla la presenza umana. C'è un altro circolo sportivo nato a Ponte Milvio, apparentemente con le stesse modalità..

Anche Tracey Emin va in bici


Tracey Emin, Exorcism of the Last Painting I Ever Made
Anche la celebre artista britannica Tracey Emin va in bici. Anticonformista e dissacrante, da tempo Tracey è stata glorificata dal sistema economico dell'arte contemporanea. Potrebbe andare in Jaguar e invece si muove in bicicletta. Fa prima e si tiene in forma. (N.B.: lo fa a Londra, non a Ferrara o Bolzano.)

martedì 27 settembre 2011

Il casco dei ciclisti sul Corriere della Sera

I ciclisti oggi si sono guadagnati la prima pagina del Corriere della Sera, con un articolo di Fulvio Scaparro. L'argomento è il casco. L'incipit dell'articolo: "Nel solo 2009, ultimo dato utile, i ciclisti morti in Italia in incidenti stradali sono stati 294. Servirebbe un ulteriore passo verso la sicurezza: perché non rendere obbligatorio l'uso del casco?".
È evidente fin dall'inizio che l'autore dell'articolo non è un seguace del metodo scientifico, né tantomeno dello stile giornalistico anglosassone che imporrebbe di separare i fatti dalle opinioni.
L'autore dell'articolo consiglia di iniziare a rendere il casco obbligatorio a Milano, evidentemente incurante del fatto che esista un "Codice della strada" valido su tutto il territorio della Repubblica Italiana.
Lo sanno al Corriere come muoiono i ciclisti, con o senza casco? Muoiono presi dalle automobili. Il casco non aiuta. Serve se cadi a 20 Km/h: allora la protezione in testa ha un senso. 

La pagina 29 del Corriere è interamente dedicata a questo tema. Con il solito codazzo ormai insopportabile sulle piste ciclabili e il bike sharing.
Oggi il casco per i ciclisti non è obbligatorio, "malgrado lo sforzo delle aziende che, oggi, li realizzano in tante forme, colorazioni e per tutte le tasche", scrive il Corriere. Le tasche, appunto.
A nessuno è venuto il dubbio che sia colpa degli automobilisti, che alla guida corrono, scrivono messaggi, regolano la radio, accendono la sigaretta

Mai una volta che qualcuno scriva in prima pagina un articolo sul divieto dei suv, sui danni quotidiani dello smog, dello stress da traffico, sul costo sociale dei traumi e delle morti causate dai mezzi a motore privati, sulle zone 30 e le zone 20 e anche su come vengono uccisi e feriti davvero i ciclisti.


Gli articoli di oggi del Corriere, relativi al casco dei ciclisti, sono indegni di un Paese civile. Non solo i fatti, ma anche il modo di argomentare le opinioni individuali andrebbero sottoposti a una valutazione seria, prima di stampare.

lunedì 26 settembre 2011

Autunno

Acqua che cade e trascina via, pulisce l'aria e la strada. Pulisce la bici e il ciclista, persino la mente del ciclista. Su via Cortina d'Ampezzo, oggi pomeriggio, pensavo a quanta gente adesso smetterà di pedalare, considerandolo solo un passatempo. Intanto il prezzo dei carburanti sale, imbottito di tasse. Qualcuno si spaventa per il freddo, ma sono solo barriere mentali. Altri dicono che è per il buio.
Intanto l'acqua scende in abbondanza e si porta via tutto, meno il traffico, che è implacabilmente bloccato. 


Colonna sonora: Autumn leaves interpretata da Bill Evans.

La buona notizia

Eravamo 3 miliardi nel 1960, 6 miliardi nel 2006, siamo 7 miliardi nel 2011. I ciclisti aumenteranno.

venerdì 23 settembre 2011

Friedrich von Archimboldi, Monolito (2004?)

Vi avviso subito. Non è che il corpus primordiale di Friedrich sia infinito. Anzi, stiamo cercando di presentarlo integralmente, anche per poi concentrare meglio l'attenzione sulle opere più recenti, che Archi elabora con il contagocce. Non stiamo cercando di smerciare opere fasulle o retrodatate, come purtroppo abbiamo visto fare spesso nel merdaio dell'arte contemporanea. Archimboldi non crede nell'arte, anzi pensa che non esista. Quindi, per cominciare, è impossibile che si ritenga un artista. Questo manufatto di legno nacque come cassonetto per avvolgibile d'emergenza, essendo crollato per infiltrazioni d'acqua quello vecchio, nel bagno. Il materiale è il legno, secondo solo al metallo nell'immaginario dell'Autore. 
Se andate a guardare da vicino, sul legno utilizzato c'è una scritta. Si tratta del nome del destinatario di un voluminoso scatolone di legno: l'ambasciata della Tanzania a Roma, che gentilmente ha poi gettato vicino al cassonetto il legno, dove l'autore l'ha trovato e prelevato con disccreta destrezza.
No. Non mi cominciate a fare la nenia del terzomondismo, perché non attacca. A parte che in Tanzania il governo è migliore di quello italiano (e non è difficile, ne convengo). Friedrich recupera tutto ciò che lo attira. Si è favoleggiato molto, tra gli addetti ai lavori (sostanzialmente il piccolo drappello dei "nuovi critici concretisti", formatosi a Oriolo Romano qualche tempo fa, gruppo di cui faccio parte, seppure con qualche distinguo), si è favoleggiato molto, dicevo, sul contenuto della scatola inviata dall'Africa all'ambasciata. Un elefante d'avorio? Un copricapo tribale? Un tavolo? Nulla? (ossia una scatolona di legno vuota, mandata in Italia per fare uno scherzo ai paesani forse troppo crapuloni). Non lo so. Certo è che vetture targate cd, in generale, a Roma fanno come cazzo gli pare, tanto le multe non le pagano mai. Chiedete ai pizzardoni. E il ciclista soffre. Anch'io vado in bici, sapete?, ma ne parleremo in un'altra sede. Anzi, approfitto per ringraziare il blog "rotazioni" che, tanto amabilmente, concede spazio alle mie quisquilie critiche.

Dicevamo: cassettone per avvolgibile, cioè quella scatola di legno (adesso in orrenda plastica o d'alluminio), che protegge l'avvolgibile, ma soprattutto chi sta dentro casa (dal freddo). A primavera, nella scatola tanzaniana si annidarono le rondini, che fecero sostanzialmente due cose: fare uova, quindi figli, e cacare. I segni di quel passaggio sono ancora ben evidenti nel retro del Monolito. Un inno alla vita.
Ho cercato di evitare finora il nucleo del problema, ma non posso procrastinare ulteriormente un'osservazione elementare: Friedrich ha visto dei film. In particolare quelli di Kubrick, è inutile sottacerlo o ridimensionare quest'influenza, sebbene ora egli non abbia accesso, volutamente, all'elettricità e si scaldi di notte col suo cane in ripari provvisori. Perché il monolito è quello di 2001: Odissea nello spazio, è innegabile. Un film che, passato il 2001, il 2002, il 2003 e, pervenuti al 2004, si è rivelato cattivo profeta. La Pan-Am, che nella pellicola gestiva il traffico cosmico, era fallita da un pezzo e, invece delle astronavi, gli umani riscoprivano semmai la bicicletta. La benzina, adesso è arrivata a 1.70 euro al litro, tiene ancora tutti al guinzaglio e la gente continua ad andare in auto e a mangiare merda pur di continuare a farlo. Non tentate di mettere dentro queste considerazioni lo slow food, che mi incazzo. Molto meglio il vassoio del film a gravità zero. Basta che non ci siano ogm, questo sì. 
Il monolito è chiaramente quello del film, ma di legno. Un cassettone per avvolgibile disposto sul lato più corto, con le cacate delle rondini ancora dentro, che si innalza verso il cielo o il soffitto, puntando su destinazioni cosmiche immeritate. Una Stonehenge di ciò che non è stato, l'utopia di ciò che vorremmo fosse.


Saverio Bragantini, docente di storia dell'arte sperimentale, contemporanea e futura

giovedì 22 settembre 2011

Referendum per la cittadinanza

 L’ITALIA SONO ANCH’IO: IL BANCHETTO PER LE FIRME A ROMA

(giovedì 22 settembre, p.zza del Pantheon, dalle 11.30 alle 15.30)

Due proposte di legge di iniziativa popolare per cambiare la normativa sulla cittadinanza e introdurre il diritto di voto per le persone di origine straniera. Verranno a firmare, tra gli altri: Pierluigi Bersani, Fausto Bertinotti, Ascanio Celestini, Graziano Delrio, Claudio Piersanti, Gianni Rivera, Andrea Segre

+
Col deposito in Cassazione dei testi delle due leggi di iniziativa popolare sottoscritti dagli esponenti delle organizzazioni che hanno promosso la campagna l’Italia sono anch’io, è cominciata la raccolta delle firme necessarie per la consegna delle leggi in Parlamento. Ci sono sei mesi di tempo per raggiungere l’obiettivo delle 50.000 firme in calce a ciascuna delle due proposte di legge, e i promotori stanno organizzando iniziative in tutta Italia.

A Roma, il prossimo giovedì 22 settembre è previsto un appuntamento a Piazza del Pantheon dalle 11.30 alle 15.30.  Qui sarà allestito un banchetto dove già hanno annunciato la loro presenza esponenti del mondo della cultura, dello spettacolo e della politica che condividono i contenuti della campagna.  Ci saranno, fra gli altri, Pierluigi Bersani, segretario nazionale del Pd, Fausto Bertinotti, presidente Fondazione Camera dei Deputati, l’autore e attore Ascanio Celestini, il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio, lo scrittore e sceneggiatore Claudio Piersanti, il presidente del settore giovanile Federcalcio, Gianni Rivera, il regista Andrea Segre.

Saranno inoltre presenti esponenti delle organizzazioni promotrici, tra cui: Oliviero Alotto, presidente Terra del Fuoco, Massimo Aquilante, presidente Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Paolo Beni, presidente Arci, Kurosh Danesh, coordinatore Comitato Migranti Cgil, Franco Dotolo, Fondazione Migrantes, Gabriella Guido, Rete Primo Marzo, Ezequiel Iurcovich, portavoce Rete G2-Seconde Generazioni, Padre Giovanni La Manna, presidente Centro Astalli, Isabella Massafra, segreteria nazionale Emmaus Italia, Grazia Naletto, presidente Lunaria, Andrea Olivero, presidente Acli.

L’Italia sono anch’io è la Campagna nazionale per i diritti di cittadinanza promossa, nel 150° anniversario dell’unità d’Italia, da 19 organizzazioni della società civile (Acli, Arci, Asgi-Associazione studi giuridici sull’immigrazione, Caritas Italiana, Centro Astalli, Cgil, Cnca-Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza,  Comitato 1° Marzo, Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani, Emmaus Italia, Fcei – Federazione Chiese Evangeliche In Italia, Fondazione Migrantes, Libera, Lunaria, Il Razzismo Brutta Storia, Rete G2 - Seconde Generazioni, Sei Ugl, Tavola della Pace, Terra del Fuoco) e dall’editore Carlo  Feltrinelli. Presidente del Comitato promotore è  il Sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio.

La campagna (www.litaliasonoanchio.it) promuove, anche attraverso lo strumento delle leggi di iniziativa popolare, l’uguaglianza di diritti tra italiani e stranieri che vivono, studiano e lavorano in Italia, così come sancito dall’articolo 3 della nostra Costituzione.

Ricchi, scemi, masochisti e inquinatori: ben detto. Ora c'è la crisi



«Il nostro è un Paese che si è rialzato dalla sue miserie pedalando [...]. Poi....Poi siamo diventati ricchi. E anche un po' scemi. E città nate per essere godute, vissute, respirate, si sono trasformate per masochisti inquinatori [...]. Mi tocca ridlo: qualche mese fa partecipai a una conferenza stampa nella sede di una grande Regione per assistere alla nobilissima e condivisibile iniziativa della creazione di un gruppo consiliare "Amici della bici". Peccato che gli "amici", in ufficio, c'erano andati tutti in macchina: e così mi chiesero in prestito la bicicletta per farsi la foto di gruppo da mandare ai giornali! Li pregai solo di non sciuparmela: perché io, a casa, ci dovevo tornare con lei»

Marino Bartoletti, L'Italia ce la può fare se ritorna a pedalare, oggi su Settegreen, Corriere della Sera, p. 13.



A pag. 28 intervista a Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano:

Quale idea "smart" e di quale città prenderebbe volentieri in prestito?
Più d'una. Vorrei avere il bike sharing di Barcellona, il sistema ferroviario suburbano di Monaco, la rete ciclabile di Copenhagen [...].

E cosa vuole in Sindaco di Roma? Vuole qualcosa?


A pag. 47 intervista al ciclista Marco Pinotti
Più gente usa la bicicletta, più gente avrà voglia di usarla. Certo bisognerebbe anche studiare qualche incentivo per i ciclisti, non quelli professionisti, ma quelli che per esempio vogliono andare a lavorare su due ruote. Non inquinano e non occupano spazio per il parcheggio. Si meritano dei mobility manager che studino una qualità di vita migliore per chi usa la bicicletta.


A pag. 56 trafiletto sui bike messenger e Roberto Peia (fondatore degli Urban Bike Messenger di Milano).

In quarta di copertina, pubblicità del suv Skoda Yeti. Il suv compatto anche nelle emissioni. Vaffanculo.

Ponte ripristinato

Ponte sulla ciclabile Ponte Milvio-Castel Giubileo. Sono stati ultimati ieri i lavori di ripristino, dopo che un incendio ad agosto aveva danneggiato il ponte. Stavolta, in tempi rapidi.

mercoledì 21 settembre 2011

Furti di bici a Ferrara: così tanti?

Un articolo segnala cifre allarmanti per i furti di biciclette. Siccome a volte con la matematica sui giornali si fa un po' di confusione, la notizia ci lascia qualche dubbio. È una congettura troppo fantasiosa? Da dove vengono questi dati? Si parla di 1 milione e 300 mila euro all'anno di danni da furti nella cosiddetta "città delle biciclette". Calcolando in 250 euro il costo di una bici, un costo medio, forse anche abbondante, a Ferrara risultano quindi rubate 5200 biciclette all'anno. Articolo utile anche per comprendere le tecniche dei ladri e come prevenirle. Si parla anche di sistema di punzonatrura (a cui personalmente credo poco).

 

(Fonte: Il Resto del Carlino)

Biciclette, il flagello dei furti costa 1 milione e 300mila euro l’anno

Mille denunce ufficiali

Ferrara, 21 settembre 2011 - OGNI ANNO in città spariscono biciclette per 1 milione e 300 mila euro. Poco importa se chiuse con il classico lucchetto o con una catena robusta; i ladri si sono fatti più esperti ed in qualche caso più sfacciati. «La maggior parte di loro gira con tronchesi a lunghe leve avvolte in un giornale o in un sacchetto di plastica», la segnalazione. Ma ci sono anche i ladri disinvolti: «Con fare plateale si tastano le tasche in modo da attirare l’attenzione dei passanti, meglio se c’è un vigile nei pressi, ed a quel punto esclamano ‘ho perso la chiave, sapete se c’è un meccanico qui in giro?’, poi sollevano la bicicletta e se ne vanno».
STORIE ORDINARIE, a Ferrara. La città delle biciclette per antonomasia, dove ogni giorno vengono denunciati almeno tre furti di ‘due ruote’, anche se in realtà il numero è molto più elevato. Non tutti infatti, spiegano Michele Balboni e Gianni Stefanati dell’Agenzia per la Mobilità, sporgono la segnalazione alle forze dell’ordine: «Così i depositi della questura, dei carabinieri e dei vigili urbani spesso si accumulano di bici ritrovate o abbandonate, ma i ritrovamenti non sono sempre facili o automatici». Perciò d’intesa con il Comune e con la società bresciana Easy Tag, viene rilanciato — per l’ennesima volta dal 2007 — il sistema di ‘punzonatura’ e registrazione automatica delle biciclette, attraverso una rete convenzionata di sedici meccanici e riparatori. La percentuale di recuperi delle biciclette ‘targate’, che a Ferrara sono un migliaio, si attesta attorno al 10-12% (contro il 35% di Brescia), contro le chances di ritrovare una due ruote anonima, che non superano lo 0,5%.
RESTANDO ai dati sui furti, le statistiche dicono che molto spesso avvengono nei cortili dei grandi condomini, oltre che ovviamente in piazza o nei pressi dei principali luoghi di lavoro. I giorni più a rischio? Il mercoledì ed il venerdì (giorno quest’ultimo di mercato in centro storico), mentre la fascia oraria prediletta dai ladri di biciclette va da mezzogiorno alle sei di sera. La domenica, invece, avviene soltanto l’1% dei furti. Per quanto riguarda le protezioni, curioso il fatto che vengano più rubate le biciclette protette con una catena di costo inferiore ai 20 euro (15% dei casi) rispetto a quelle che non sono nemmeno chiuse col lucchetto (9%).
MA A PARTE chi ruba la bicicletta per riutilizzarla, magari riverniciandola o in qualche caso portandola in un’altra città, quanto rende ad un ladro una bicicletta? «Settanta euro al massimo. Se va bene, una buona bici la vendi per 50 euro, una più commerciale per non più di 30, ma solo se la persona che l’accetta ti vuole bene. Poi ci sono le biciclette al carbonio e quelle elettriche, che le puoi rivendere a 300 euro». Parola di C.F., 74 anni, ladro di biciclette professionista per necessità, da diciassette anni in pensione con 280 euro al mese.

martedì 20 settembre 2011

Addentrarsi incautamente nel primissimo Friedrich

No. No. No. Esplorare le prime peripezie plastiche di Friedrich von Archimboldi, tentando di cogliere il preludio a ciò che sarebbe stato, comporterebbe troppi giri di parole e, alla fine, i sotterfugi a cui, purtroppo, ci ha abituato certa critica venduta, esseri abbietti schiavizzati dalle mode e dal denaro. In fondo, degli Scilipoti della coscienza, furieri dell'inferno, servi della gleba che leccano il pavimento nel palazzo del principe. No. L'hortus conclusus delle opere primordiali di Friedrich nasconde una domanda. Di cosa avrebbe avuto bisogno, il Nostro, per portare a termine - e forse fermarsi, non proseguire oltre, come un esordio temporaneo, che esordio non è, perché non ha un seguito - quel suo segmento creativo, tematizzando una ricerca glocale, con le vibrazioni telluriche della materia bruta (e pochi soldi)? Di nulla. Ed è Porta (2002?).
Friedrich von Archimboldi, Porta (2002?)
Non 'Una porta', e neanche, pretenziosamente, con sospetti di paccottiglie di esoterismo iniziatico o, peggio, incipit di un horror di serie b, 'La porta'. No. Questa è Porta. Non nel senso, evidentemente, di 'porta qualcosa da mangiare', ma di uscio, probabilmente un uscio noto, non il primo incontrato. Ma neanche questo è sicuro. E aleggia il rito di passaggio, non iniziatico (che sarebbe troppo palloso), ma tribale. Per essere chiari, del tipo: se voi bianchi vi avvicinate, vi facciamo un culo così.
Insomma, di polvere se n'è depositata su quest'opera, ma nulla a confronto di Rete (2002?), che precede sicuramente quanto visto sopra. E sulla cronologia di questi artefatti si potrebbe dire molto. Come se non lo avessi detto: secondo me sono del 2003.
Friedrich von Archimboldi, Rete (2002?)
Qui viene da sorridere. Ma è una sensazione fugace, sostituita da una più stabile. La rete è uno scherzo, perché qua non c'è nessuna cazzo di rete, anzi è una trama aperta, inadatta alla cattura dei pesci e delle farfalle, e anche alle connessioni fasciste del web. Mica starete leggendo questo saggio su Internet, vero? Questa qui è la rete del pensiero aperto, dialettico, che ingloba, cerca il consenso, fraternizza. E respira.
Ciò che ho detto finora è come se non lo avessi detto. Cancellate tutto, per favore. Una massa di stronzate. Perché arriviamo al lavoro primordiale. E la storia dei materiali dice tutto. Parliamo di Totem (2002?). Il big bang di Friedrich, l'om, l'ur, il la di quel che verrà.
Friedrich von Archimboldi, Totem (2002?)
I genitori di Friedrich, che non erano indigenti, non gli comprarono mai il meccano a Natale, perché costava troppo. Possibile che quel cazzo di vecchietto che guidava le renne non avesse da qualche parte un meccano per il piccolo Friedrich? Anche una rimanenza di magazzino. No. No. E no. Il risentimento covò negli anni. Ma dette i suoi frutti. Una sera, prossimi alle sante feste natalizie, già adulto, anzi per i canoni medievali già avviato alla rottamazione, Friedrich scorse, vicino a un cassonetto del Comune di Roma, una scatola misteriosa. La passione per l'immondizia aveva già orientato il Nostro verso una particolare sensibilità (poco condivisa da ampi settori di questa sporca società). Nell'immondizia si nascondono tante cose interessanti. La scatola si può prendere e portare via, oppure ci si può guardare dentro. Friedrich sollevò il coperchio e, porcaccio mondo ladro, vi trovò il tesoro dei bucanieri, la quadratura del cerchio, la pietra filosofale. Pezzi del meccano. Come se avesse scoperto la lampada di Aladino, Archimboldi fu segnato dalla grazia pitagorica o, per meglio dire, euclidea delle figure geometriche potenziali, di quelle strutture (Marx). Macchinalmente, mise a punto il suo totem. Senza scomodare Benjamin, Agamben, Deleuze, Debord, il totem ci stava tutto. Mortacci sua se ce stava.

Saverio Bragantini,
docente di storia dell'arte sperimentale, contemporanea e futura

22 settembre: World Carfree Day / Giornata Mondiale senz'auto

Il 22 settembre è la Giornata Mondiale senza automobili. Numerose le iniziative in tutto il mondo.
A Kuala Lumpur verranno distribuiti 150 mila biglietti gratuiti per il treno leggero metropolitano e la monorotaia. La notizia è qui. Altre iniziative in tutto il mondo, a Bangalore, Città del Messico, in Oman, Taiwan, ecc.
Ma, attenzione, un po' a sorpresa anche Roma scende in campo: (fonte Ansa):
"Dobbiamo incentivare tutti - afferma Marco Visconti, assessore all'Ambiente di Roma Capitale - per spostarsi nella capitale, all'uso della bicicletta, che può essere utilizzata anche per andare al lavoro".

Una presa di posizione netta, quella dell'assessore, che prelude sicuramente a enormi cambiamenti a favore della ciclabilità nella  Città Eterna.
Si muove anche la Provincia di Roma. "Sarà presentato un bando importante dal punto di vista economico - afferma Amalia Colaceci, assessore alle Politiche della mobilità e ai Trasporti della Provincia di Roma - destinato ai comuni medi e piccoli che realizzeranno un piano della mobilità sostenibile, per decongestionarli dal traffico". Fra le attività, anche la consegna di rastrelliere per le bici a una ventina di scuole. 

Delle cose importanti non si ricorda nessuno


James Marshall "Jimi" Hendrix (27 novembre 1942 - 18 settembre 1970).
 A Cremona, Piercarlo mi ha mostrato il cofanetto quadruplo con inediti, appena uscito.


The Jimi Hendrix Experience, Winterland: tre giorni e sei concerti a San Francisco, al Winterland Ballroom (ottobre 1968). Da urlo. Qui, versione di Like a Rolling Stone di Bob Dylan.

Cremona e annotazioni sul trasporto bici

A Cremona, la presentazione-incontro con i ciclisti si è svolta nel ristorante Tacabanda, che merita indubbiamente una visita. I piatti sono molto buoni (la torta fritta è garantita tutte le sere), le porzioni sono da ciclista (cioè molto abbondanti); i gestori sono molto entusiasti del loro lavoro, e apparentemente instancabili. Oerganizzano, fra l'altro, corsi di cucina e la cena con delitto, curata da una compagnia teatrale. Frequente la musica dal vivo. Organizza il tutto Biciclettando-Fiab.Il presidente è l'altrettanto apparentemente instancabile Piercarlo Bertolotti. Sul palco, una Bianchi del 1927 a freni interni, del collezionista Adelio Nolli, che l'ha prestata per l'occasione.
 
 All'alba del giorno dopo, vado in stazione e riparto.

Penso che quando si viaggia con la bici nel fagotto bisogna ricordarsi di alcune cose. Intanto l'occorrente. Il sacco (tre sacchetti aperti e uniti con nastro da pacchi), tre cordini, gli attrezzi per smontare la bici (brugola per manubrio e chiave inglese da 15, nel mio caso) e nastro da carrozziere, quello di carta, per chiudere il pacco e riaprirlo agevolmente senza danneggiarlo. Con un cordino terremo ferma la catena al telaio, con gli altri due fisseremo le ruote al tubo orizzontale e alle pedivelle, che disporremo orizzontalmente. Tutto questo viene fatto più agevolmente se avremo scelto una fissa o una singlespeed, ma si può fare anche con una bici da corsa. Il problema è soprattutto il trasporto del "pacco" quando si deve cambiare treno. Il pacco è chiuso, quindi non devo rendere conto di cosa vi sia all'interno, visto che c'è gente che viaggia con il contrabbasso, passeggini, ecc. D'altra parte, penso che al ferroviere freghi relativamente, basta che nessuno si faccia male con il nostro pacco. Quindi attenzione a chiuderlo bene. Ho notato che i portapacchi posteriori e le mtb creano qualche disagio. Ormai mi regolo così: graziella, fissa o  singlespeed.
È meglio avere un pacco leggero, anche perché nella salita sul treno (parlo di quelli veloci) bisogna cercare di accaparrarsi il posto migliore, che è il portapacchi in alto, meno ambito da chi trasporta valigie pesanti. Il problema vero si ha sui treni con un maggior numero di turisti. Molti viaggiano trasportando dei veri e propri bauli, dove trovano posto evidentemente frigoriferi, ferri da stiro, mute da sub e ombrelloni. Comunque stavolta è andata bene.

lunedì 19 settembre 2011

Milano-Castelleone. Varese e Cremona

Stazione Centrale di Milano-Torre Isso a Castelleone (tot.: 55 Km ca.)


Sponsor: Trenitalia (non tratta sufficientemente bene i dipendenti, che hanno scioperato; treni soppressi, ne partivano pochi, probabilmente quelli raggiunti dai crumiri, a questo punto al treno è stata scelta la soluzione b;
bici: fissa (46 x 16); nome: Aquila (per le forze alleate); (per il nemico, non pervenuto);
problemi: zavorre fisiche ed esistenziali (4.50 Kg sulle spalle); vento, poco tempo, niente acqua, niente mappe, pioggia;




Verso Linate


La frontiera italo-bulgara a Linate


L'Idroscalo
Il Parco Sud
La Torre Isso


Mentre a Milano chiedevo la strada a un ragazzo gentilissimo, che tirava fuori una mappa della Lombardia e individuava la via per Cremona (Paullese), ti vedo passare l'amico ciclista critico Annibale (Invèl), in mini-cargo; il giorno prima s'è fatto Milano-Chiavari su una bella bici mini-cargo da corsa. Alla sincronicità credo molto; ad altri queste cose forse non capitano, a me sì, quindi ci credo.
La mappa (che non ho) non basta, perché il ciclista vorrebbe sapere varie cose aggiuntive, i passaggi vietati alle bici, criticità di traffico, ecc. L'incontro capovolge la giornata. Annibale m'accompagna per un pezzo e parliamo di cose serie e profonde. Un mito!
Ero partito da Varese sotto l'acqua, prendendo l'ultimo treno utile prima che inizasse lo sciopero. Leggevo I detective selvaggi di Bolaño sopra un treno vuoto. Ma non è che leggessi e basta, perché si aprivano degli ipertesti del cazzo, nella mente.

Contrariato per il maltempo e lo sciopero, ho pagato pure il supplemento bici, pur di non smontarla col solito sistema.
Vagai a lungo per Milano, perdendo tempo.

Il giorno prima, cioè sabato 17, ero a Varese per presentare il libro, invitato dagli amici della Fiab locale. Oggi, per lo stesso motivo devo essere a Cremona. Incontro un sacco di persone interessanti: Con Mauro, Marco, Beppe Ferrari (il presidente di Ciclocittà-Fiab Varese), Alberto, Valentina, Piercarlo e Donatella si parla a lungo di pressione sulle istituzioni, iniziative,  gruppi e attivismo. 
A Varese ho incontrato anche Guido Rubino. Da molto tempo lo volevo conoscere. Guido, come forse saprete, è un esperto di bici, dalle conoscenze enciclopediche e ha pubblicato molti articoli e testi che sono diventati un punto di riferimento. Ora sta per essere pubblicato un suo libro sulle biciclette italiane dall'editore Bolis. Sul suo sito riceve valanghe di email di ciclisti rompipalle di tutta la Penisola che gli chiedono consigli (questa è una mia considerazione, lui sembra molto paziente). Ha un giornale online, Cycleinside, molto letto. E ha recensito anche il mio libro, qui. Grazie!


E intanto a forza di cazzate i prezzi salgono

Vi invito a leggere questo articolo, pubblicato oggi dall'Estense di Ferrara (città delle biciclette, esempio per l'Italia e anche l'Europa, ecc., con un sacco di bici e piste ciclabili e rastrelliere). L'articolo si trova qua, ma lo riporto sotto.
Ci sono varie imprecisioni e qualche cazzata (ogm, carta da regalo, ecc., leggete, leggete). La moda delle bici vecchie sta facendo salire i prezzi. Su ebay et similia è gara a chi la spara più grossa, ma tantissime bici restano invendute. E chi ama la bici d'acciaio fatica sempre di più in questa bolgia.

La bicicletta vintage conquista l’happy hour

Sempre più diffusa a Ferrara la moda delle create-fixed-bike

Lungo le strade e nelle piazze di Ferrara hanno iniziato a comparire sempre più spesso nuove “biciclette geneticamente modificate”, e non si tratta dei soliti frankenstain assemblati con gli scarti di quanto rimane a invecchiare davanti alla stazione. Questi nuovi modelli recuperano l’estetica vintage del ciclismo epico degli anni Ottanta, e la stravolgono per ottenere un mezzo di trasporto flessibile all’uso svagato della città. Si chiamano create bike, o fixed bike, e partecipano di una moda che si sta diffondendo a livello internazionale, derivazione più elegante delle scrapers bike diffuse nei ghetti americani (caratterizzate da cerchioni  molto appariscenti, spesso ricoperti con carta da regalo).
Le create bike riutilizzano i telai in acciaio delle vecchie biciclette da corsa, soppiantati sulle piste da quelli in carbonio, e vengono personalizzate attraverso l’uso di vernice spray. L’assemblaggio è solitamente artigianale,  opera di ragazzi ed appassionati, ma ora anche i negozi specifici hanno cominciato a proporle dalle loro vetrine, per accontentare i più pigri o i meno portati per il lavoro di officina. “La loro creazione non richiede abilità particolari” – racconta Ciro, giovane fan ferrarese – “io sono uno studente, non sono un esperto, e ho imparato a costruire queste bici cercando le istruzioni in internet. Non è difficile, non ci sono meccanismi complicati da far funzionare. Per essere filologicamente corretti, rispettosi della tradizione, non serve montare i freni: col cambio fisso basta pedalare all’indietro”.
A seconda del budget a disposizione, i pezzi da aggiungere al telaio possono essere recuperati rovistando nelle cantine di amici e parenti, oppure chiedendo ai rivenditori di usato. Per quanto riguarda la scelta del colore, ciascuno può ovviamente optare per le tonalità che preferisce, anche se l’impatto estetico del risultato finale viene ovviamente amplificato da tinte unite forti, capaci di farsi notare. In città infatti queste biciclette vengono usate come accessori da passeggio, per farsi notare in piazza all’ora dell’aperitivo e magari per raccogliere l’ammirazione del sesso opposto.
I più volenterosi però le utilizzano per il loro scopo originale, ovvero la corsa. Per i resistenti appassionati del genere il traguardo più ambito è quello dell’Eroica, gara cicloturistica con bici d’epoca che si svolge sui colli toscani, tra i vigneti del Chianti e le crete senesi.

Ulteriore motivo per dire bye bye all'automobile

Roma, 19 settembre 2011 – Con l’aumento dell’Iva dal 20% al 21% un litro di verde è arrivato a costare in media 1,64 euro, un prezzo maggiore del 12% rispetto alla media europea, secondo i dati dell’Adoc. L’aumento provocherà circa 75 euro di ricadute per le famiglie, per costi diretti e indiretti.

venerdì 16 settembre 2011

Secchio per la spazzatura

Friedrich von Archimboldi, Secchio per la spazzatura (2011)
Non va preso sul serio questo tentativo di assemblaggio, sicuramente frutto di un perlustrazione in discarica o di una lunga camminata su una tangenziale, chissà dove. Il ritorno alla plastica, poi, è semplicemente assurdo. Amen.

Saverio Bragantini

Loop

Friedrich von Archimboldi, Loop (2011)
Accorci la catena, sposti la ruota posteriore, il tendicatena non lavora come dovrebbe, riduci ancora, usi la catena a mezze maglie, imprechi, bestemmi la lunghezza delle maglie, riduci la corona, aumenti i denti del pignone, alla fine cadi in deliquio come nell'Opera dell'Ottocento quando non si sa come fare andare avanti la vicenda, sognando mozzi e movimenti centrali ellittici inarrivabili; ricominci,  togli la pedivella, togli i pedali, alla fine togli la bici, accorci, accorci ancora e alla fine ti rimane fra le mani questo Loop.
Un oggetto dall'uso imprecisato. Un fermacarte? Ma quali carte può fermare Archimboldi sulle montagne del Matese, dove pare sia stato avvistato l'ultima volta, con la solita faziosa appendice (denuncia del furto di alcuni vegetali e di qualche modesto apporto proteico)? Al massimo con l'artefatto lui ci ferma le foglie del giaciglio provvisorio. No. Loop è il distillato statico del movimento, surplace dell'intenzione, sottopentola della coscienza di uno che, solo come un cane, ha trovato un altro cane e se ne è andato in bmx per le verdi praterie dei pellerossa: un po Casertano, un po' Molise, ma soprattutto lo sconfinato territorio dell'immaginazione.

Saverio Brigantini

giovedì 15 settembre 2011

Il momento giusto per scegliere la bici

Comunicato di Legambiente:

Legambiente presenta i dati allarmanti sulle conseguenze dei tagli sul trasporto pendolare: folle aumento del prezzo del biglietto e milioni di persone in auto;
Roma più cara di Berlino e Parigi; ogni anno 1.320 euro in più per gli abbonamenti.
“Subito un Decreto per 3 centesimi di accisa a sostegno della mobilità sostenibile, da recuperare a spese di petrolieri e distributori”.

A Geo&Geo oggi si parla di biciclette



Oggi, alle 17.40 circa, nella trasmissione Geo&Geo (Rai3) si parla di bicicletta e anche di ciclofficine.

Ciclabili romane alla prova dei fatti

Fonte Corriere della Sera:


ALLA VIGILIA DELLA «SETTIMANA EUROPEA DELLA MOBILITA'»
I ciclisti stranieri denunciano Roma: «Non applica la legge sulle ciclabili».
Trecento dipendenti Fao di 5 continenti contro il Campidoglio; ignorata la «366». Il Coordinamento di Traffico si Muore: la città fa brutta figura in Europa

ROMA - I ciclisti stranieri a Roma vanno all'attacco del Campidoglio. Alla vigilia del «Forum sulla ciclabilità» (dal 16 al 22) - che si celebra da venerdì nell’ambito della European Mobility Week - 300 amanti delle due ruote ecologiche denunciano la mancata applicazione da parte del Comune di Roma della legge che impone di creare piste ciclabili ogni volta che si realizza una nuova strada o se ne risistema una già esistente.
Sono i membri di Cycom, associazione di ciclisti urbani della Fao, che ha l'obiettivo di promuovere e incentivare lo sviluppo della mobilità sostenibile nella Capitale: a partire dall'uso delle due ruote ecologiche per andare al lavoro o a fare la spesa. E proprio intorno alla Fao la ciclabile tra Circo Massimo e Appia Antica è quanto di meno regolare si possa desiderare. 

INDAGINI DELLA PROCURA - Il portavoce del gruppo, Francesco Calderini - che già in passato ha segnalato criticità e immobilismo nella crescita della rete ciclabile romana - ha presentato formale denuncia presso la Procura della Repubblica contro Roma Capitale: dunque a breve dovrebbe essere aperto un fascicolo e verranno avviate le indagini del caso.
«Da tre anni mi sono attivato in prima persona e in collaborazione con molte associazioni ciclistiche di Roma - spiega Calderini - affinché si vedesse affermato quantomeno un principio di legalità nel modo in cui il governo della città affronta il tema della ciclabilità». Affinché, continua Calderini, «le amministrazioni recepissero e, soprattutto applicassero, le norme base sancite dal codice della strada e in particolare quanto imposto dalle legge 366 in materia di sviluppo della mobilità sostenibile».

«VIOLATA LA NORMATIVA» - In particolare, secondo Cycom, il Comune non rispetterebbe l'obbligo di accompagnare la realizzazione di «ogni strada di nuova costruzione o sottoposta ad interventi straordinari di manutenzione straordinari» con «un percorso ciclabile adiacente, laddove previsto da piani pluriennali». Senza seguito, fanno sapere i ciclisti della Fao, è anche l'obbligo di legge di «destinare, in misura non inferiore al 20%, i proventi delle sanzioni amministrative alla realizzazione di interventi in favore della mobilità ciclabile».
Aggiunge Calderini: «Il bilancio di tre anni spesi tra decine di comunicazioni, esposti, segnalazioni, incontri, tavoli tecnici e sopralluoghi è stato oggettivamente desolante e demotivante. Soprattutto per la semplice constatazione che, aldilà di ogni problema tecnico od economico, esiste un problema politico: la totale mancanza di una concreta volontà politica di realizzare una mobilità sostenibile, tanto meno ciclabile, a Roma».
LA PISTA SUL MARCIAPIEDI - Tanto per fare un esempio, proprio vicino alla fao, la bella ciclabile che passa davanti alle Terme di Caracalla, si interrompe da un lato all'inizio dell'Appia Antica, dall'altro al Circo Massimo, dove prosegue con uno sviluppo «al risparmio»: la pista è tracciata con semplice vernice bianca sul marciapiedi. Per questo, prosegue Calderini, «non resta quindi altro che il dovere civico di riportare tutto ciò all'attenzione di chi vorrà affermare finalmente il primato della Legge sulla politica, identificare i responsabili e impartire le opportune condanne».

TAM TAM IN RETE - I ciclisti Cycom provengono dai cinque continenti. La notizia della denuncia contro Roma Capitale comincia già a rimbalzare sulla Rete. Di blog in blog. Appoggiano l'iniziativa di Cycom i ciclisti romani del Coordinamento Di Traffico si Muore: «Quanto denunciato da Cycom è un fatto grave perché viola una legge e perché Roma fa per l'ennesima volta una brutta figura a livello internazionale - fa sapere Paolo Bellino del Coordinamento -. Cycom ha un blog letto ovunque in Europa e Roma perde di nuovo la faccia sul tema della mobilità sostenibile». Bellino rincara la dose: «Stiamo tentando di far capire al Comune che il traffico ha raggiunto livelli parossistici e l'unico modo per evitare situazioni al limite come quelle che si verificano in metropoli tipo El Cairo e Città del Messico, le città più congestionate del pianeta, è affidarsi a bici e mezzo pubblico come si fa in tutto il nord Europa».
 
SOSTEGNO DEI PEDALATORI ROMANI - Dal Coordinamento di Traffico si Muore rilanciano: «Torniamo a chiedere che fine ha fatto la promessa di istituire una ciclabile circolare intorno al Palatino in memoria di Eva, la ragazza investita e uccisa su via dei Fori Imperiali mentre tornava a casa in bicicletta. E che fine hanno fatto anche i controlli della velocità su via dei Fori Imperiali - conclude Paolo Bellino. - Insistiamo sui Fori: sono il nostro biglietto da visita, dove passano tutti i giorni migliaia di turisti che visitano la Capitale».
Tema affrontato anche nella denuncia presentata da Cycom: «Si è certi che l'aver formalmente denunciato Roma Capitale contribuirà a costituire quantomeno una migliore coscienza - conclude Francesco Calderini - ed una base giuridica sulla quale affrontare in maniera diversa l'individuazione delle responsabilità in occasione di qualunque disgrazia che certamente vedrà ancora tragiche vittime coloro che a fatica scelgono di muoversi in bicicletta in questa città: chi muore in bicicletta a Roma non sarà più vittima di una disgrazia, ma della firma di chi ha violato la legge».

SITUAZIONI CRITICHE PER LE DUE RUOTE - E sempre dalla Rete arrivano decine di segnalazioni sul degrado delle piste ciclabili romane (realizzate e mancate). Qualche esempio? BiciRoma ha più volte sottolineato la mancanza di sicurezza di diversi tratti, primo tra tutti, sul percorso verso Mezzocammino all'altezza di Tor di Valle, teatro dell'aggressione mortale a un ciclista. Degrado diffuso sotto il viadotto della Magliana, con cumuli di rifiuti che ostruiscono la pista. Altre criticità sulla pista lungo la Togliatti, con diversi punti dissestati o coperti dalla vegetazione. Dove non è la struttura a presentare criticità, è il comportamento incivile di alcuni scooteristi e automobilisti, che parcheggiano all'imbocco della pista ciclabile o, peggio, al di sopra: accade, spesso, in via Nocera Umbra e in via Cicerone. Sulle nuove realizzazioni, le polemiche non risparmiano il percorso previsto nella zona della Cervelletta.

Simona De Santis 15 settembre 2011 09:00